Servizio civile. «Un patto educativo per rimettere i giovani al centro dell'esperienza»
Giovani del Servizio civile all'udienza dal Papa il 26 novembre 2016
Un patto educativo perché i giovani ritornino al centro dell’esperienza del Servizio civile. È l’appello che si leva dal primo «Colloquio di San Martino», il convegno promosso dall’arcidiocesi di Lucca a vent’anni dall’approvazione della legge 64/2001, istitutiva del Servizio civile nazionale volontario dopo lo stop alla leva militare. Un dibattito volutamente organizzato l’11 novembre, festa liturgica di San Martino, neo-patrono del volontariato italiano (proclamato dalla Cei e in attesa dell’ok della Santa Sede) e santo titolare della cattedrale lucchese. Soldato nella Gallia del IV secolo, Martino divide con la spada il suo mantello per vestire un mendicante seminudo. La notte seguente gli appare in sogno Cristo. L’indomani si battezzerà. Una storia che ha molte assonanze con la difesa nonviolenta della patria e l’obiezione di coscienza, radici del servizio civile.
Sul fronte politico c’è da registrare la mancanza, da ben cinque mesi, di un direttore a capo l’Ufficio per il servizio civile universale, nel Dipartimento per le Politiche giovanili che fa capo alla ministro per le Politiche giovanili Fabiana Dadone (M5s). Il 16 giugno 2021 il direttore Titti Postiglione si era dimessa per andare alla Protezione civile. E ancora non è stata rimpiazzata, con ritardi e ulteriori difficoltà per gli enti nella gestione di progetti e graduatorie.
Un nodo evidenziato in chiusura dell’incontro dall’arcivescovo di Lucca monsignor Paolo Giulietti: «Da questo primo Colloquio di San Martino emerge un forte stimolo per il mondo del servizio civile, a partire dal Tavolo ecclesiale degli enti di servizio civile, scelti ogni anno da un quinto di tutti i giovani in servizio. Io credo che gli enti del Tavolo possano impegnarsi a scrivere un “Patto educativo”, per trovare i modi di prendere sul serio questo impegno, per scommettere davvero sulla centralità dei giovani. Sono loro che l’hanno reclamato con una grande una battaglia ideale che ha portato alla prima legge del 1972. Ed è innanzitutto per loro che deve esistere, vista l’attuale difficoltà delle agenzie educative tradizionali». L'arcivescovo Giulietti pone un interrogativo che pesa: «Dov’è un mondo adulto che si sfida nel compito più difficile? È semplice addestrare un giovane: non implica reciprocità, non coinvolge, costa di meno. Molto più difficile educarlo. Ma non possiamo limitarci a esigere, da un giovane che passa per gli enti ecclesiali, che “faccia delle cose” e che non ci interessi educarlo. In nome di questo interesse alla persona, che non può non appartenerci, credo vada sollecitata una riflessione e un impegno comune».
Concorda Pierluigi Consorti, docente a Pisa di diritto del Terzo settore e membro del Centro di ricerca Maria Eletta Martini: «Il servizio civile è un bene comune di cui si avvale il Paese: giovani, enti, beneficiari, comunità. Ed è un grande strumento educativo. Oggi però viene sottolineata poco l’utilità del servizio civile. E in una società che invecchia, il Servizio civile deve affrontare la sfida di un’alleanza tra generazioni, disinnescando l’opposizione "anziani pensionati-giovani precari"».
Francesco Spagnolo, referente del Tavolo ecclesiale degli enti di servizio civile segnala lo slittamento motivazionale: «Da una ricerca Caritas anni ’90 emergeva che la prima motivazione era la scelta della nonviolenza, poi il servizio. E che il 60% veniva da esperienze ecclesiali. Già a inizio anni 2000 la nonviolenza conta solo per il 9%, resiste l’aspetto pro-sociale, guadagna posizioni l’esperienza personale e il guadagno. Oggi il servizio civile è più il punto di partenza di un’esperienza - registra Spagnolo - che non l’approdo di una scelta di fede o ideologica. Prevalgono l’acquisizione di competenze e la dimensione occupazionale. Il Tavolo ecclesiale constata la grande potenzialità del servizio civile ma anche lo slittamento valoriale. Gli enti ecclesiali conservano un forte ruolo propositivo nei confronti delle istituzioni: nel 2001 fu la Caritas a chiedere di non cancellare il servizio civile con la decadenza della leva».
Non fa sconti Claudia Barsanti, responsabile del servizio civile per le Misericordie d’Italia: «Con la riforma del 2017 che ha lanciato il Servizio civile universale per coinvolgere 100 mila giovani, cioè tutti quelli che facevano domanda, ci aspettavamo un cambio di passo che non c’è stato. I giovani avviati sono sempre la metà di quelli che vorrebbero farlo. Ma è anche vero – segnala – che registriamo un 10% di abbandoni tra i nostri giovani in servizio. Perché trovano lavoro, e va benissimo, ma anche per mancanza di motivazioni. E allora noi enti dobbiamo chiederci se ci dedichiamo abbastanza ai ragazzi. Il servizio civile non è lavoro, non è volontariato, dobbiamo capire che è un anno educativo. E questo deve essere il nostro ruolo». La verifica di questi impegni tra un anno. L’Arcidiocesi di Lucca annuncia per l’11 novembre 2022 il secondo «Colloquio di san Martino».