Centemero (Fi). Serve il «buono» Non smantelleremo la riforma Renzi
Elena Centemero
«Rimettere al centro della scuola le studentesse e gli studenti», è la priorità di Elena Centemero, responsabile istruzione di Forza Italia. Parole come «rottamare» o «smantellare» non sono le sue preferite. «Ma, con tutto il rispetto per il gran lavoro del docente, non si può ridurre tutto al tema assunzioni, siamo per la centralità del rapporto educativo studentedocente ».
Il centrodestra ha sempre parlato di parità scolastica.
Ho insegnato sia nelle scuole statali che in quelle paritarie e credo molto nella libertà di scelta educativa. Debbono essere le famiglie a scegliere la scuola che meglio risponde ai bisogni formativi dei loro figli.
Con quali strumenti incidere, in concreto?
Il più immediato è il buono scuola. Quello da concretizzare gradualmente nella prospettiva dei 5 anni, attraverso sperimentazioni, sono i costi standard. Noi abbiamo un progetto: 'Cento scuole per l’autonomia' (scuole statali o paritarie) per realizzare una vera autonomia attraverso criteri di finanziamento legati ai costi standard.
La 'buona-scuola' pensate di smantellarla?
Ci sono criticità evidenti le- gate al piano assunzionale e alla mobilità straordinaria che hanno gravemente colpito il diritto degli studenti a una formazione di qualità. Su queste interverremo.
Ecco, come si può dare concretezza a questo diritto?
È fondamentale puntare sulle cosiddette Stem ( Science, Technology, Engineering and Mathematics, in italiano scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) su cui stanno investendo i maggiori Paesi europei e gli Usa, mentre noi siamo indietro. In questa area ci sono 8 milioni di posti di lavoro, che permetteranno a tanti ragazzi e ragazze di avere un futuro e metter su famiglia.
Nella lotta alla dispersione che cosa si può fare per avvicinare formazione e lavoro?
Bisogna dare orientamento e accompagnamento ai nostri studenti. Vengo da un viaggio in cui ho visitato i maggiori centri di ricerca e università in Texas. Lì ci sono i mentor, che fanno da guida nel percorso formativo. Una figura che andrebbe introdotta anche da noi. L’altro punto è ridare dignità alla formazione e all’istruzione professionale. Facendo in modo, come già accade in Lombardia, che fra i due sistemi (uno regionale e l’altro statale) ci sia più interscambio. E poi potenziare gli Its (Istituti tecnici superiori) un sistema formativo biennale parallelo all’università, attraverso il quale in Lombardia l’85 per cento dei ragazzi ha trovato lavoro. Invece crescono gli iscritti ai licei e si riducono negli istituti professionali.
Che spiegazione si dà?
Perché si pensa che negli istituti professionali vadano i ragazzi più problematici per questo le famiglie tendono a non mandarci i figli. Ma ci sono professioni straordinarie, nuove qualifiche legate ad esempio alla pesca, all’agricoltura, al Made in Italy. C’è bisogno di un’operazione di marketing per rilanciare quell’'intelligenza nelle mani' di cui parlava don Bosco.
Idee non di destra o di sinistra, dopotutto.
La scuola è di tutti: non bisogna sempre smontare quel che si è fatto prima. La scuola riguarda il futuro dei nostri giovani e la competitività del Paese. Bisogna correggere gli errori, mantenere il buono che c’è, garantendo la continuità degli studi.