Torino. Mattarella all'Arsenale per i 40 anni del Sermig. «Ma come avete fatto?»
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Sermig. Accanto a lui, Ernesto Olivero
«La domanda è: ma come avete fatto?». Le parole di Sergio Mattarella attraversano un silenzio colmo di emozione che ha avvolto l’Arsenale della pace di Torino stamani, nel corso della celebrazione del quarantesimo anniversario della presa in affido da parte del Sermig dell’ex fabbrica d’armi statale di Borgo Dora molto attiva già nell’800 e durante i due conflitti mondiali. Il presidente vi si è recato in visita privata (e intensa) con i figli e i nipoti in un momento informale con i volontari a ripercorrere i 40 anni di storia dell'Arsenale della pace.
Era infatti il 2 agosto 1983 quando i giovani guidati da Ernesto Olivero e dalla moglie Maria Cerrato entravano in un’ala del vecchio e dismesso Arsenale torinese di Borgo Dora assegnatogli dal comune per riconvertirlo in luogo di incontro e aiuto degli ultimi. Determinanti erano stati l'interessamento da presidente del consiglio di Giulio Andreotti e, soprattutto, del presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il quale volle poi venire a Torino nell'aprile del 1984 a inaugurare la struttura in fase di riconversione grazie al lavoro di migliaia di giovani volontari, che lui volle assolutamente incontrare
Ieri, in mezzo ai tanti giovani che stanno facendo i campi di lavoro estivi all'Arsenale, c’era il suo successore al Quirinale, Sergio Mattarella, anch’egli molto legato al Sermig e ad Ernesto Olivero. Dalla prima visita nel maggio 2015, a inizio del primo mandato, ha visitato l'Arsenale quasi ogni volta che è stato a Torino.
Anche ieri mattina, come Pertini 40 anni fa, Mattarella è stato accolto dal popolo del Sermig calorosamente, fermandosi in particolare a salutare, oltre ai volontari, i bambini di Felicizia, il progetto che raggruppa i bambini di 25 nazionalità del multietnico quartiere di Borgo Dora, accanto a Porta Palazzo, dove ha sede l'Arsenale.
Un video commovente di Michelangelo Dotta ha riportato l’orologio indietro di 40 anni , al momento dell’ingresso nell’Arsenale «annerito dagli anni e avvolto in un silenzio di morte», come ricordano i testimoni. Le immagini si chiudono con le parole di Olivero pronunciate oggi in quello che è un monastero urbano, luogo di incontro di culture diverse, di solidarietà e di pace
«Ero un ragazzo e avevo un sogno – afferma il fondatore delSermig –. Ho incontrato la tragedia della fame, ho sognato di sconfiggerla e di sconfiggere la guerra. Abbiamo creduto nella profezia di Isaia che vedeva le armi diventare aratri. Ogni pietra dell’Arsenale ha il volto di un amico che ha lavorato qui per un’ora, un giorno o vi è rimasto tutta la vita. L’Arsenale non si è mai fermato da allora, abbiamo dato ogni energia contro l’orrida guerra e la fame. L’Arsenale è di tutti. Occorre dare amore per moltiplicare amore».
«Quarant’anni fa Ernesto e Maria iniziavano a realizzare il sogno – ha aggiunto il presidente della Repubblica facendo gli auguri al Sermig anche per i decenni a venire – ed è importante che questa avventura sia accaduta a Torino che mantiene l’attitudine di convogliare energie».
Il Sermig ha voluto far coincidere le celebrazioni con il conferimento alla memoria di Piersanti Mattarella – il fratello di Sergio ucciso della mafia il 6 gennaio 1980 quando guidava la Regione Sicilia – del premio “Artigiano della pace” attribuito ogni anno per «sottolineare l’esempio di testimoni e personalità e il loro impegno nella costruzione del bene comune».
La targa è stata consegnata al nipote di Piersanti, Giovanni Argiroffi, perché il sacrificio del nonno «non sia dimenticato, aiuti i giovani a vivere la politica come forma più alta di carità e in nome degli ideali». Giovanni ha letto un messaggio della madre Maria, figlia di Piersanti, nella quale la donna ha ricordato che, come ilSermig, suo padre «credeva nella solidarietà e nella giustizia sociale e come voi credeva nei giovani»
Rosanna Tabasso, prima consacrata della Fraternità delSermig, della quale oggi è la responsabile, una che nel 1983 ancora ragazzina sedeva sui cumuli di macerie in attesa di cominciare a lavorare, ha aggiunto che il premio va anche a tutta la famiglia. «Perché non siete rimasti prigionieri del male e del dolore e da lì avete costruito. Come è accaduto per l’Arsenale, dove non è avvenuta solo una riconversione materiale. Il male può diventare bene camminando insieme lentamente. La speranza, anche se spesso non ce ne accorgiamo, è l'unica cosa che conta».
Un incontro di musica e testimonianze sigillato dagli orchestrali del Laboratorio del suono del Sermig con l’esecuzione di una canzone dedicata al fratello del capo dello Stato (“Tu hai amato così”) con parole di Ernesto Olivero.
Nel proseguimento della giornata torinese Mattarella ha parlato ancora del secolo scorso al Polo del ‘900, ma con lo sguardo al futuro partendo dalla base dei valori della Costituzione dell’Ue:
«La lettura della storia – ha sottolineato Mattarella – può porci al riparo dai drammi che hanno accompagnato lo sviluppo dell'umanità. Basti pensare alle vicissitudini vissute dai popoli e di come sia stato possibile, in Europa, compiere storici passi avanti, verso pace e benessere laddove regnavano scontri, discordia e povertà. Un progresso divenuto possibile quando le ragioni del rispetto delle persone, delle comunità e dei gruppi sociali, hanno prevalso sugli scontri nazionalistici, ideologici e di classe. Quando obiettivi di crescita comune hanno sostituito obiettivi di crescita individualistici»