Tre tonnellate di cocaina purissima nascosta in un bastimento lungo 150 metri e largo 25, salpato dalla Colombia e diretto a Cadice, in Spagna, dove ad attenderlo avrebbero dovuto esserci i mediatori colombiani e gli ufficiali pagatori della mafia bulgara. Uomini che le autorità di Sofia ritengono collegati a una famiglia della ’ndrangheta calabrese trapiantata in Piemonte. Dopo otto mesi di indagine gli agenti iberici hanno messo a segno uno dei più eclatanti sequestri di sempre. L’equivalente di almeno 3milioni di dosi di cocaina non tagliata, che sul mercato al dettaglio avrebbero fruttato quasi almeno 150 milioni di euro (il doppio nel caso la droga fosse stata "allungata" con altre sostanze). Un quantitativo che, da solo, basterebbe a coprire per dieci anni la richiesta di coca in una metropoli come Milano, dove si stima un consumo di 330 chili all’anno.Il colpo di grazia all’organizzazione transnazionale lo ha dato la Guardia di finanza italiana, che nei giorni scorsi ha schierato un velivolo Atr-42 nel Sud della Spagna da dove ha pattugliato l’Oceano Atlantico alla caccia del vascello noleggiato dai narcos. È così che le Fiamme gialle, dotate di avanzati sistemi tecnologici e impareggiabile esperienza sul campo, sono arrivate in soccorso delle altre forze di polizia fornendo alle autorità spagnole e portoghesi le coordinate del mercantile. In piena notte, a 50 miglia dalla costa, lo spettacolare blitz degli agenti iberici: 31 arresti e il sequestro di 3.200 chili di cocaina. L’organizzazione di narcotrafficanti, con base a Madrid ed in contatto con un gruppo di bulgari, poteva contare sulla complicità di un agente di polizia spagnolo ben remunerato per la sua infedeltà. Ricevuto il via libera dalla Colombia, i bulgari hanno spostato la loro nave, ormeggiata lungo le coste africane, probabilmente in un porto del Senegal, nella zona caraibica per imbarcare la droga, mentre i colombiani hanno inviato i propri emissari in Spagna per coordinare le operazioni.Oltre all’arresto delle 21 persone a bordo del mercantile, altre 10 sono state arrestate sulla terraferma. L’operazione ha visto il coinvolgimento della polizia bulgara. Una presenza, quella degli agenti di Sofia, indispensabile vista la caratura dei pregiudicati coinvolti. Secondo il ministro degli Interni Tsvetan Tsvetanov «c’è un legame tra il sequestro della enorme quantità di stupefacenti e il precedente arresto – ha spiegato l’esponente del governo bulgaro – del presunto "signore della droga" Evelin Banev, conosciutio come "Brendo", sospettato di aver fatto parte per anni di una banda di italiani». Banev è stato arrestato il 16 maggio nella città del Mar Nero di Sozopol nel corso di un’operazione internazionale di polizia, nome in codice "I re della cocaina", insieme ad altri 15 bulgari, 12 italiani, uno sloveno, un rumeno e un georgiano. Dallo scorso luglio "Brendo" è stato estradato in Italia dove verrà processato per traffico internazionale di droga e riciclaggio di denaro sporco. Secondo l’Interpol il 47enne "Brendo" è il capo della nuova mafia di Sofia, in affari con un clan della ’ndrangheta trapiantato in Piemonte, ma collegata alla cosca Bellocco di Rosarno.