A dieci giorni dal terremoto, sale ancora il numero dei morti. Ieri mattina, infatti, all’Ospedale Forlanini di Roma è deceduto Tonino Colonna, 19 anni, la vittima numero 295. Intanto, per prevenire lo sciacallaggio nelle case abbandonate, è stato annunciato l’impiego di circa settecento alpini, pronti a pattugliare le strade dell’Aquila e degli altri centri coinvolti. Una task force della Procura nazionale antimafia, sarà invece messa a disposizione della Procura del capoluogo abruzzese per prevenire infiltrazioni mafiose nella fase di ricostruzione. Un pericolo rispetto al quale aveva messo in guardia, nei giorni scorsi, lo stesso procuratore antimafia Pietro Grasso. Che, ieri, ha però smorzato l’allarme. Il suo, ha detto, «non voleva essere un allarme sui rischi di infiltrazioni della criminalità organizzata nelle ricostruzione delle zone terremotate perchè non ci sono ancora le condizioni». Sempre in tema di indagini, un comitato dei familiari delle vittime della Casa dello studente ha presentato una denuncia agli investigatori per il crollo dello stabile. Il comitato ha annunciato la costituzione di parte civile nell’eventuale processo a carico degli indagati che dovessero essere individuati nell’ambito dell’inchiesta. Oltre a questa denuncia ve ne sarebbe anche un’altra presentata dalla sorella di un giovane morto nel crollo della Casa dello studente. La vittima si chiamava David Centofanti, 19 anni, di Vasto per il quale i familiari hanno rifiutato i funerali di Stato. Sempre ieri sono stati messi i sigilli a quel che resta di 13 fabbricati, i primi ad essere ufficialmente sequestrati dalla Procura. Li hanno apposti gli agenti della Squadra mobile dell’Aquila e i colleghi della sezione di polizia giudiziaria del Tribunale, così come disposto dal procuratore capo, Alfredo Rossini. Ieri mattina, mentre poco lontano dal capoluogo, a Poggio Picenze, riprendevano le lezioni delle elementari al riparo di una tenda adibita ad aula provvisoria, la squadra multiforze sguinzagliata dalla procura provvedeva ad apporre i cartelli coi timbri dell’autorità giudiziaria su mattoni e pilastri, quelli colpiti a morte dal terremoto del 6 aprile scorso. Una scena inconsueta e ancor più amara: sigilli a quelli che erano stati pezzi di vita, parti della città ferita su cui, adesso, periti e tecnici dovranno dare le uniche risposte che si pongono magistrati e parenti delle vittime: gli edifici venuti giù quella tragica notte seminando lutti e distruzione, erano fatti con materiali scadenti o senza la dovuta perizia? Una domanda secca che, però, non si traduce in una risposta altrettanto semplice: bisognerà lavorare in maniera certosina per ricostruire l’intricato puzzle, capire quanto potranno poi coincidere analisi e relazioni dello stuolo di ingegneri, architetti e do- centi universitari a cui i magistrati hanno chiesto di spazzar via dubbi e perplessità. Ne va dell’efficacia stessa di un’inchiesta che, più avanti, si scontrerà con il muro difensivo di chi sarà chiamato in causa. Già, ha lasciato intendere il capo della procura aquilana, perché questa, la madre di tutte le inchieste come lui stesso l’ha definita, non sarà contro ignoti: gli indagati, quando arriveranno, forse già nelle prossime ore, avranno volti, nomi e cognomi. Quelli, verosimilmente, di imprenditori, collaudatori, esperti che hanno effettuato il calcolo del cemento armato, direttori di cantiere. In teoria un plotone alquanto consistente che, ora sulle spine, potrebbe poi sempre dimo-strare la perfetta buona fede e la comprovata perizia di chi quegli edifici aveva poi realizzato. Il dottor Rossini, appare fiducioso, si muove con calma e, al tempo stesso, con la dovuta determinazione. In ballo c’è la fiducia della sua gente, quella che piange la scomparsa di famiglie intere e che, si è detto fino ad ora, avrebbero potuto scampare alla tragedia. E mentre il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, anche ieri ha detto che la sua non era e non è una città di cartone, si registra l’intervento dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia dell’Aquila che, in una nota, «stigmatizza e rifiuta ogni strumentalizzazione sulle capacità professionali dei propri iscritti che pur tante vite hanno contribuito a salvare». L’Ordine ribadisce poi che «l’evento è stato di caratteristiche superiori a quanto ipotizzabile in fase di progetto, conformemente alla normativa sismica di riferimento e a ogni esperienza di settore».