La strage evitata. Autista dà fuoco al bus degli studenti: «Gesto premeditato»
Simone Marcermercoledì 20 marzo 2019
(Foto: Ansa)
«Porto i ragazzi in palestra e torno». È iniziata come un giorno qualsiasi, con una colazione al bar della stazione di Crema, la mattinata di lavoro e follia di Ousseynou Sy, autista 47enne italiano di origine senegalese. «Gran lavoratore», dicono i colleghi. Doveva portare due classi dell’Istituto comprensivo Vailati, due seconde medie, 51 ragazzi di 12, 13 anni, e tre accompagnatori dalla scuola alla palestra comunale Serio, due chilometri di strada, per la lezione di ginnastica, e ritorno. La giornata si è conclusa invece con l’autista di Autoguidovie all’ospedale Niguarda con ustioni a un braccio, piantonato e fermato per sequestro di persona, strage, incendio, con l’aggravante del terrorismo. Con Ousseynou Sy sono finiti in ospedale per accertamenti anche metà dei passeggeri dell’autobus (22 studenti e un accompagnatore), la maggior parte con sintomi da intossicazione da fumo, altri perché si sono lanciati dall’autobus in corsa per sfuggire al sequestro e alle fiamme che l’uomo aveva appiccato sul mezzo, di cui è rimasta solo la carcassa annerita.
«Era tranquillissimo», ricorda il barista che lo ha servito ieri mattina. Così, tranquillamente, Ousseynou ha caricato una tanica di dieci litri di benzina sull’autobus, portando con sé anche un’arma e delle fascette da elettricista per tener fermi i passeggeri. «Oggi da qui non esce vivo nessuno», ha gridato dopo aver dirottato e blindato lo scuolabus, chiudendo le porte con i lucchetti, legando i ragazzi con le fascette (a questo scopo l’autista si sarebbe fermato tre volte) e sequestrando i telefonini. Operazione che non gli è riuscita (ne ha fatti legare solo 5) grazie all’astuzia di alcuni ragazzi che si sono tenuti il cellulare. Intorno alle 11.50, sono cominciate a piovere le chiamate di emergenza al 112. A cominciare da quella di Rahmi, il 13enne che per primo ha chiamato anche i genitori. Poi quelle degli stessi genitori e gli insegnanti che hanno sentito l’audio di fondo con le grida di terrore dei ragazzi.
Nel frattempo l’autobus, dopo aver lasciato il percorso cittadino ed essersi immesso sulla strada provinciale 415 paullese, ha proseguito il suo viaggio diretto verso Milano, forse a Linate, a zig-zag in mezzo al traffico. «Vendicherò le mie tre figlie morte (l’uomo è divorziato e ha due figli, ndr)... e tutti i bambini che vengono dall’Africa... che muoiono in mare per colpa di Di Maio e Salvini... Vi ucciderò tutti» gridava l’uomo. Intanto un’auto dei carabinieri lo ha agganciato seguendolo, e subito dopo altre due vetture della compagnia di san Donato Milanese si sono immesse sulla Paullese precedendo l’autobus, speronandolo e costringendolo a fermarsi all’altezza di Pantigliate, poco prima di San Donato.
Mentre i carabinieri che erano di fronte all’autista cercavano di calmarlo, di farlo parlare e di prendere tempo, l’altro equipaggio ha spaccato i vetri posteriori. In un filmato ripreso da un’automobilista sulla corsia opposta si vedono i ragazzini correre in massa dietro i vetri dell’autobus e precipitarsi verso la via d’uscita sul fondo; l’autista in quel momento è ripartito e ha speronato l’auto dei carabinieri, alcuni ragazzi sono letteralmente volati dai gradini del bus finendo distesi sull’asfalto. Il mezzo ha fatto una trentina di metri a singhiozzo e si è poi fermato, stavolta definitivamente.
Ma non era ancora finita: messo alle strette, prima di essere tirato giù di peso, il 47enne ha provato a dare il cosiddetto «morso del cane»: ha rovesciato la tanica sul corridoio e sui sedili e ha appiccato il fuoco con un accendino, mentre dietro è ripartito il fuggi fuggi dei ragazzi e delle ragazze rimasti prigionieri sul mezzo. «Aiuto! Scappa! Scappa!» hanno urlato finalmente liberi correndo lungo il guard rail.
«Nel momento in cui è partito l’incendio c’erano ancora dei ragazzi a bordo del mezzo, tant’è che l’ipotesi per cui si sta procedendo in questo momento è di sequestro di persona e di strage», ha spiegato Luca De Marchis, comandante provinciale dei carabinieri di Milano. L’intervento è durato una decina di minuti (a mezzogiorno era tutto finito, e l’autobus vuoto era avvolto dalle fiamme), il sequestro intero mezz’ora-quaranta minuti. I ragazzini che non sono stati trasferiti in ospedale sono stati portati nella palestra dell’Istituto Margherita Hack di San Donato Milanese, dove sono stati assistiti da psicologi e personale sanitario.
«I carabinieri sono stati eccezionali. Hanno avuto una capacità di intervento da forze speciali, con una soluzione da manuale. L’intento stragista era partito e l’uomo stava per dare fuoco come poi ha fatto al pullman. Se non stiamo a piangere 52 bambini è grazie a loro», ha commentato il procuratore di Milano Francesco Greco, che ha parlato di «gesto organizzato e premeditato». «Nessuno si sarebbe fatto male, volevo arrivare all’aeroporto di Linate e poi scappare in Senegal. Volevo solo fare un gesto dimostrativo, che tutto il mondo parlasse di me, come per dire: "Africa sollevati, basta donne e bambini morti in mare"», ha detto Ousseynou Sy agli inquirenti.