Uninettuno. "Noi senza confini", storie di rifugiati e immigrati
Redazione Romanalunedì 17 dicembre 2018
Tante storie di vita dei rifugiati e immigrati di seconda generazione. Uomini e donne, arrivati tanti anni fa o addirittura nati nel nostro Paese che in Italia hanno messo a frutto i propri talenti, diventando uomini e donne di successo. Nasce così, da un’idea del rettore Maria Amata Garito, la collana video dal titolo “Noi #Senzaconfini insieme per un mondo migliore”, realizzata dall’università telematica internazionale Uninettuno, che andrà in onda sul canale tv satellitare dell'università e presentata domani a Roma.
Hicham Ben Mbarek, Takoua Ben Mohamed,Vode Devon Ebah, Amin Nour, Kassim Yassin Saleh, Zakaria Mohamed Ali, Mohamed Keita e Fasasi. Sono diventati stilisti e imprenditori, vignettisti, musicisti, attori, registi, reporter, fotografi e scultori che raccontano le loro storie. Storie diverse, come i Paesi da cui provengono (Marocco, Tunisia, Nigeria, Somalia, Mali e Gibuti), e dalle quali emerge il loro coraggio, la loro forza e il loro impegno per inserirsi con successo nella nostra società.
Alcune esperienze di successo
La vignettista Takoua Ben Mohamed. Nata a Douz in Tunisia nel 1991, a soli 8 anni fugge dal suo Paese con la madre e i fratelli per raggiungere il padre che era già a Roma da qualche anno, perché fuggito dalla dittatura di Ben Ali. Il coraggio che le ha trasmesso la madre - che per anni ha dovuto badare da sola a una famiglia molto numerosa - Takoua lo ha riversato nella creatività e in un sarcasmo pungente: le vignette che realizza non solo sono uno strumento per far conoscere la cultura araba all'Occidente, ma rappresentano anche una denuncia aperta all'islamofobia, ai pregiudizi e ai migliaia di luoghi comuni che ancora ruotano attorno alla donna araba. A soli 14 anni, Takoua fonda il “Fumetto intercultura”. Il grande successo arriva però con la graphic novel "Sotto il Velo": una striscia a fumetti che racconta con ironia la sua quotidianità di ragazza che ha liberamente scelto di portare il velo in Italia. Nelle sue storie, Takoua affronta tematiche sociali per la promozione del dialogo interculturale e interreligioso.
Il reporter Zakaria Mohamed Ali. Giornalista e fotoreporter somalo, rifugiato in Italia dal 2008, oggi è uno studente dell'"Università per rifugiati" di Uninettuno, iscritto alla Facoltà di Scienze della Comunicazione. Nel 2007 è dovuto fuggire dal suo Paese a causa del clima di violenza e del pericolo di morte, dopo gli attentati che hanno ucciso alcuni suoi colleghi. Il suo viaggio è durato otto mesi: parte da Mogadiscio e attraversa l'Etiopia, il Sudan e la Libia. Nel 2008 arriva a Lampedusa. Nel 2011, grazie a un un corso di formazione dell'Archivio Memorie Migranti di Roma, realizza il cortometraggio "Benvenuti in Italia". «I miei documentari - afferma Zakaria - vogliono essere la voce di quelli che non possono raccontare». Realizza anche il corto "To whom it may concern", nel quale racconta la sua esperienza a Lampedusa. Zakaria fa parte dell'Archivio Memorie Migranti, associazione che raccoglie autori, ricercatori, registi, migranti e non, impegnati nella creazione di un nuovo modo di comunicare, partecipato e interattivo, che lasci traccia dei processi migratori.
L'impegno dell'ateneo per i rifugiati
Nel 2016 Uninettuno ha infatti creato l’Università per i rifugiati, un portale multilingue (inglese, francese, italiano, arabo e greco) che dà la possibilità a rifugiati, richiedenti asilo e immigrati di frequentare l’università e studiare la lingua del Paese che li ospita, senza limiti di spazio, di tempo e di luogo. Il portale consente il riconoscimento dei titoli di studio e delle competenze professionali già ottenuti nei Paesi di origine. Finora sono 12.680 irifugiati che stanno studiando il corso “Imparo la lingua italiana” tramite l’App Uninettuno, provenienti da 67 Paesi del mondo; 450 gli utenti registrati al portale; circa 100 i rifugiati in Italia e all'estero che,grazie alle borse di studio che Uninettuno ha messo a disposizione a titolo gratuito, stanno studiando con un pc, smartphone o tablet connessi a internet, anche dai centri di accoglienza o dai campi profughi fuori dall’Italia (Libano, Ruanda, Ghana, Turchia, Germania, Benin). La maggior parte di loro (quasi il 40%) ha meno di 30 anni e il 30% è già in possesso di un diploma di laurea o di master. Un modello che si sta dimostrando vincente e che verrà presentato all'Onu il prossimo 7 gennaio, dal rettore Maria Amata Garito.