Attualità

Riforme. Riforma del Senato, ok in Commissione

giovedì 10 luglio 2014
​Alla fine di una giornata convulsa - quando sembrava profilarsi un nuovo stop alle riforme - maggioranza, Forza Italia e Lega trovano la quadra e così la commissione Affari costituzionali del Senato licenzia il testodel ddl costituzionale. L'approdo in Aula viene però rinviato a lunedì prossimo, ma si entrerà nel vivo solo tra martedì e mercoledì, con la presentazione degli emendamenti per l'Assemblea e l'avvio delle votazioni. Quella, dunque, sarà il vero banco di prova per la tenuta del patto del Nazareno. Ma, almeno in commissione, lo scoglio che sembrava insormontabile è stato superato: via libera al Senato non più elettivo e intesa sulle modalità di individuazione dei futuri senatori. Resta il malumore dei frondisti, sia nel Pd che tra gli azzurri, anche se da ambo le parti i vertici dei partiti si affrettano a garantire che in Aula non ci saranno problemi.Esulta la ministra Maria Elena Boschi, che si dice "molto soddisfatta". Non è da meno il premier Matteo Renzi: "È una giornata di straordinaria importanza per il Paese", afferma in conferenza stampa dopo il Cdm. E di fronte all'accusa di voler imprimere una deriva autoritaria, Renzi taglia corto: "Mi piacerebbe tanto discutere nel merito delle questioni, perchè quanto sento dire che stiamo andando verso una deriva autoritaria mi si stampa sul volto un sorriso". Per il presidente del Consiglio "il punto vero è che noi stiamo dicendo che alcuni tabù possono essere vinti se la classe politica ha coraggio".  Infine lo stesso Renzi confessa: ""Non ho preoccupazione per il voto" in Aula. Il raggiungimento dell'accordo sul nuovo Senato, tuttavia, non è stato un cammino facile. Dopo il nuovo emendamento presentato dalla relatrice Anna Finocchiaro, previo accordo con il capogruppo azzurro Romani e sotto la supervisione del ministro Boschi, il clima a palazzo Madama si è fatto rovente: pomo della discordia, che ha visto salire sulle barricate Ncd e Lega, la definizione stringente dei criteri di scelta dei futuri senatori, che a dire dei 'piccoli' avrebbe penalizzato fortemente le forze minori a vantaggio dei grandi partiti.
 Al termine di una girandola di riunioni, contatti e incontri, si trova l'accordo, Forza Italia acconsente a modificare il testo dell'emendamento, che prevede ora confermata la composizione di Palazzo Madama con 95 senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali più 5 senatori nominati dal presidente della Repubblica. Ma i Consigli regionali però "eleggono con metodo proporzionale i senatori fra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori". In sostanza, i seggi vengono assegnati "con un criterio rigidamente proporzionale" ma tenendo conto dei voti espressi dai cittadini oltre che dalla composizione dei consigli regionali. Si rinvia inoltre a una legge ordinaria la modalità di elezione e di attribuzione dei seggi senatoriali e si introduce una norma transitoria, valida solo per la prima applicazione della legge, che introduce una lista bloccata di candidati, formata da consiglieri regionali e sindaci. E mentre le opposizioni, Sel e 5 Stelle in testa, già annunciano battaglia in Aula, i riflettori restano puntati sui 'dissidentì del Pd e di Forza Italia. Entrambe le due forze politiche si riuniranno martedì: la mattina presto dovrebbero vedersi i senatori dem, mentre nel primo pomeriggio sarà la volta degli azzurri, il secondo round dell'assemblea congiunta di deputati e senatori alla presenza di Silvio Berlusconi. Giovedì 22 frondisti azzurri hanno chiesto un rinvio dell'incardinamento del ddl in Aula. Per il capogruppo Romani - che ha presieduto una riunione del gruppo, dove Denis Verdini ha spiegato che bisogna rispettare il patto e gli accordi presi, parlando anche separatamente con alcuni malpancisti - la "fronda" interna si è ridotta e tutto il gruppo seguirà le indicazioni del partito. Ma uno dei più strenui oppositori al ddl, Augusto Minzolini - unico di FI a votare contro in commissione - garantisce che i frondisti sono compatti: "E chi lo dice che siamo diminuiti? Siamo anche più di quelli che hanno firmato la lettera". Toccherà a Berlusconi martedì - sempre che l'assemblea congiunta dei gruppi si tenga davvero - portare i malpancisti a più miti consigli.L'argomento è, almeno sulla carta, 'convincente': chi voterà contro la riforma del Senato esprimerà un voto contro di me.