E' piuttosto dubbio che, dopo le posizioni rigide (motivate più da esigenze di tattica politica che di merito costituzionale) assunte dai sostenitori dell’elezione diretta, dell’elezione indiretta o della composizione
ex officio del Senato, sia ancora utile proporre qualche ragionamento sulla sostanza dei problemi. Tuttavia, vale la pena provarci, anche in quanto un osservatore esterno è legittimato solo a questo tipo di osservazioni. Ma per comprendere la questione relativa a composizione, funzioni e funzionamento del Senato, occorre uscire dalla questione stessa e collocarla in un’ottica relativa al sistema costituzionale complessivo. In effetti, nel costituzionalismo contemporaneo, la questione della seconda Camera è una variabile dipendente della forma di Stato e della forma di governo.
Riguardo alla forma di governo, l’Italia ha oggi – assieme alla Romania – l’unico regime parlamentare al mondo in cui il governo deve godere della fiducia di entrambe le Camere e nel quale un progetto di legge ha sempre e comunque bisogno del voto delle due assemblee parlamentari per diventare legge. Un sistema di questo tipo è compatibile con il principio democratico – se inteso in senso forte, vale a dire come esigenza che agli elettori sia consentito, anche grazie al sistema elettorale, di scegliere una maggioranza, un programma e un premier – solo se le due Camere hanno una composizione identica. Il che, però, oltre a renderle un doppione l’una dell’altra, è assai problematico in un sistema di partiti deboli e con regole elettorali almeno in parte maggioritarie, che rischiano costitutivamente di produrre maggioranze diverse nelle due assemblee. Dunque, mettere il sistema di governo italiano a norma con gli altri regimi parlamentari europei significa limitare la fiducia al solo rapporto fra Governo e Camera politica e riconoscere a quest’ultima una posizione prevalente nel procedimento legislativo rispetto alla seconda Camera.
Se i problemi della forma di governo sono alla base della In sintesi: la riforma del Senato è un vicolo cieco se la si considera come tema autonomo, mentre si incanala su un alveo ragionevole se viene collocata nella prospettiva della forma di governo e della forma di Stato. La storia costituzionale degli ultimi venti anni indica con chiarezza la via della Camera delle autonomie. Ma costruire una Camera delle autonomie svuotando le autonomie (in particolare le Regioni) è un po’ come preparare una "pepata di cozze" senza cozze.