Chissà chi ha provveduto, all’ultimo momento, a infilargli la giacca e cravatta che il protocollo del Senato impone e che al suo arrivo davanti a Palazzo Madama ancora non indossava. Ma alla fine c’era anche Claudio Galimberti detto Bocia, capo degli ultras dell’Atalanta, a prendere parte a una conferenza stampa fuori dal consueto. Ultras, politici e avvocati a invocare – insieme – una revisione della normativa del Daspo che sanziona i comportamenti violenti o antisportivi con l’inibizione temporanea dalle manifestazioni sportive. Obiettivo dichiarato di tutti riportare la gente allo stadio, superando l’attuale minimo storico che vede l’Italia precipitare all’ultimo posto in Europa per percentuali di posti riempiti in serie A (54 per cento, con dati ancor più bassi nelle serie minori). Un flop sancito dall’ultimo derby della Capitale, con le curve desolatamente vuote per la protesta dei tifosi.
Ed ecco il primo miracolo, seduti fianco a fianco nella sala Caduti di Nassirya del Senato ci sono “Bocia” e il capo degli ultras del Brescia Diego Piccinelli superando una storica rivalità che innescò 100 metri di memorabile ricorsa del sanguigno Carletto Mazzone fin sotto la curva atalantina che lo dileggiava al tempo in cui sedeva sulla panchina delle rondinelle bresciane. Con loro ci sono altri due rappresentanti del tifo organizzato, Frank Pennisi, dell’Avellino che mostra maggiore dimestichezza con l’abbigliamento di ordinanza (“di professione faccio l’agente immobiliare, sono abituato”, spiega) e Giacomo Fantoni della curva della Sampdoria.
Ma il fronte è ampio, include i supporters di 25 club di calcio, comprese molte grandi, come Napoli, Milan, Lazio, Palermo e Bologna, oltre al San Donà per il rugby e alla Fortitudo Bologna per il basket. Tutti a chiedere di poter fare i tifosi, "che lo sappiamo fare bene, ma ci viene impedito, e a pagare è lo spettacolo", sostengono. Un altro piccolo miracolo, anche questo, nella disponibilità di un fronte così ampio del movimento ultras a dialogare con le istituzioni, come mai accaduto prima.
Il terzo lo regala il colpo d’occhio della sala che vede insieme, seduti, a sponsorizzare la proposta, esponenti politici che a stento si parlerebbero. C’è l’ex capogruppo di M5S Vito Crimi per l’occasione si mostra molto meno riottoso del tempo in cui accettò il dialogo con l’allora segretario del Pd Pierluigi Bersani imponendogli la “gogna” dello streaming. Ma c’è anche Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega Nord, per Sel c’è Loredana De Petris e l’ex deputato Paolo Cento, nelle vesti di tifoso e opinionista della Roma. Per Fratelli d’Italia c’è l’eurodeputato Carlo Fidanza. Più defilato c’è anche Mario Tullo, del Pd.
La proposta, in effetti, è minimale. A spiegarla gli avvocati Giovanni Adami e Lorenzo Contucci. Consiste in due modifiche che andrebbero apportate agli articoli 8 e 9 della legge Amato del 2007. Si chiede di evitare per chi incorra nel Daspo per decisione del questore, in caso di condanna, che veda sommarsi ad esso il periodo di divieto di ingresso allo stadio deciso dal magistrato. Il tutto sulla scorta di un recente pronunciamento dalla Corte di Cassazione che con una sentenza recente (la 17712 del 2013) ha imposto il principio del “ne bis in idem”. Ma si chiede anche di cambiare la norma che vieta le trasferte per tre anni dopo la conclusione del Daspo, quasi un prolumgamento del Daspo stesso, che gli avvocati definiscono “incomprensibile”.
Piccola modifiche, per riaprire un dialogo con le istituzioni e salvare il giocattolo del calcio malato in Italia, con sempre meno spettatori, meno abbonati anche alla pay tv e risultati sportivi sempre meno soddisfacenti a sancire la crisi che attraversa tutto il movimento. Nel mirino c’è la tessera del tifoso, con gli aggravi burocratici e le incongruenze che contiene. Fra queste l’esclusione dall’obbligo per i ragazzi fino a 14 anni, accordata ma che fatica a diventare operativa, e la disciplina territoriale che proprio non funziona. Il senatore Centinaio esibisce la sua tessera del tifoso di sostenitore del Parma che però – essendo residente a Pavia – non gli consente di entrare nelle curve ospiti in trasferta – lamenta il capogruppo leghista - anomalia che chi frequenta gli stadi conosce molto bene.
Uno dei tanti inghippi burocratici che la tessera del tifoso ha introdotto, anche se non si può dimenticare da quali tragici fatti di cronaca sia scaturita quella normativa restrittiva che poi non ha dato buona prova di sé. Nel mondo politico c’è però anche chi mostra forti perplessità per l’anomalo incontro del Senato. Nel mirino finisce proprio la presenza del più noto fra gli esponenti ultrà presenti, Claudio Galimberti, detto Bocia. Noto, purtroppo anche alle cronache giudiziarie.
“Il Senato - lamenta il Responsabile Sport del Pd Luca Di Bartolomei, figlio del compianto capitano della Roma Agostino Di Bartolomei - ha ospitato una conferenza stampa sul Daspo cui ha partecipato, tra gli altri, una persona che a quanto leggo dai giornali risulta sottoposta a sorveglianza speciale”. Misura cautelare ancora in vigore a seguito di una precedente condanna per atti violenti e ingiurie. Per cui Di Bartolomei esprime solidarietà e vicinanza a Giovanni De Biase, dirigente della Digos da lui minacciato, e al Pm Laura Cocucci che aveva chiesto una condanna a tre anni di sorveglianza, poi ridotti dal giudice a 18 mesi. Il dialogo fra ultras e istituzioni, come si vede, è ancora irto di ostacoli.