Caos al Senato sulle norme Salva Roma, inserite nel decreto legge varato dal governo a fine anno sugli enti locali e che a breve ospiterà anche le correzioni alla Tasi che consentiranno ai Comuni di aumentare le aliquote a fronte di sgravi alle famiglie. La commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, a sorpresa, nel pomeriggio boccia i presupposti di costituzionalità del provvedimento. Uno stop che dura meno di due ore: poco dopo infatti l'Aula del Senato rimedia e dà infatti il via libera all'esame del testo da parte delle commissioni competenti. Quello che secondo il senatore del Pd Miguel Gotor è stato solo un "incidente" causato dall'assenza imprevista di due senatori di maggioranza (uno Dem e uno di Scelta civica) per la Lega è invece una vittoria: "La bocciatura è avvenuta grazie alla nostra determinazione", dice
Patrizia Bisinella, capogruppo della Lega in Commissione Affari costituzionali, che attacca il contenuto del dl sostenendo che si tratti "di un nuovo decreto eterogeneo" e per il quale dunque "mancano i presupposti di straordinarietà e di emergenza". Parole che appaiono come una risposta, a distanza di qualche giorno, a quelle del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha autorizzato la presentazione del provvedimento che ricalca l'ex dl Salva Roma nella sua formula originaria per quanto riguarda il bilancio della Capitale, dopo aver ammonito come la reiterazione dei decreti possa avvenire solo per ragioni di "necessità e urgenza". Appunto il caso delle norme per salvare la Capitale dal fallimento. Misure che hanno comunque avuto una storia tormentata: il primo tentativo dell'Esecutivo infatti data 31 ottobre 2013, quando viene pubblicato in
Gazzetta ufficiale il dl "con misure finanziarie urgenti in favore di regioni ed enti locali e interventi localizzati nel territorio" e che contiene le norme appunto per salvare il bilancio del Campidoglio. Nel corso dell'iter in Parlamento però il provvedimento si gonfia e arriva a ospitare norme eterogenee, dal Trasporto pubblico al gioco passando per le sigarette andando a sbattere contro l'alt di Napolitano. L'Esecutivo così si trova costretto a ritirare il testo, sul quale però aveva intanto incassato la fiducia alla Camera, e prima a ripresentare le norme su Roma con il dl Milleproroghe e poi a 'spacchettare' quest'ultimo proprio nel tentativo di tenere fede alle indicazioni del Colle per quanto riguarda l'omogeneità dei provvedimenti.