Lo stress della vita quotidiana è la prima causa di disagio mentale tra gli italiani
Insonnia, ansia, depressione, apatia, attacchi di panico, disturbi dell’alimentazione e dell’umore. Sei italiani su dieci riferiscono di avere almeno un disturbo psicologico. E molti cercano di rimediare con una cura “fai da te”, senza ricorrere a uno specialista o, lo scelgono in particolare i teenager, assumendo psicofarmaci senza ricetta medica. I sei problemi più ricorrenti di cui dicono di aver sofferto i cittadini della Penisola (il 65% sono donne) sono i disturbi del sonno (32%), varie forme d’ansia (31,9%), stati di apatia (15%), attacchi di panico (12,3%), depressione (11,5%) e anoressia o bulimia (8,2%), in crescita soprattutto tra i giovanissimi. I dati sono quelli della ricerca “L’era del disagio” realizzata da Inc Non Profit, che riunisce organizzazioni del Terzo Settore, in occasione della Giornata mondiale della salute mentale che si celebra oggi.
La paura di guerre e povertàLo studio sottolinea anche come tra le cause percepite da parte di chi soffre di questa condizione c’è al primo posto, con il 31,5%, la preoccupazione per guerre, povertà, inflazione, crisi climatica, emergenze sanitarie. Gli adolescenti invece dichiarano per la maggior parte difficoltà a relazionarsi con il mondo: al 34,1% si dicono chiusi in sé stessi, al 25,1% invece lamentano rapporti problematici con gli altri. Giocano un ruolo importante anche lo spaesamento per la mancanza di valori sociali condivisi (23,4%), l’insoddisfazione per i propri percorsi professionali (22,4%) e reazione a pressioni sociali troppo forti su obiettivi scolastici o sportivi (22,3%). È lo stress della vita quotidiana, dunque, che in base a un’altra ricerca, curata da Ipsos, rappresenta per gli italiani una causa di disagio pari al 57%. E tra gli intervistati, il 44% ha riferito di sentirsi depresso al punto tale da provare tristezza, e il 31% ha dovuto assentarsi dal lavoro a causa del
burn out.
Lo stress da lavoro e il bullismoMa cosa minaccia il benessere psicologico collettivo degli italiani, in base all’indagine Inc Non Profit: un forte stress da lavoro (quando c'è, è troppo pervasivo) o da disoccupazione, se non si riesce a trovarlo (46,5%); il bullismo e la violenza, fisica e verbale (42,1%) e la dipendenza dalla tecnologie e dai social media (35,6%); il timore di abusi sessuali e violenza di genere (31,1%); la mancanza di accesso ai servizi sanitari di tipo psicologico e psichiatrico (30,6%); infine alcune gravi forme di discriminazione come razzismo, omofobia e sessismo (28%).
Più ricerca scientifica sul temaE cosa bisogna fare per migliorare conoscenza e sensibilità sui temi della salute mentale? Promuovere la ricerca scientifica (36,7%), aumentare la sensibilizzazione attraverso specifiche iniziative per combattere lo stigma sul tema (36,4%), migliorare l’accesso all’istruzione dei giovani per dare più fiducia in sé stessi (30,2%).
Le organizzazioni Non Profit che lavorano sul campo ritengono che siano necessari più fondi e un’attenzione delle istituzioni pubbliche a sostegno di interventi mirati come sportelli di assistenza psicologica (che dovrebbero essere gratis o a prezzo ridotto per gli utenti), l’attivazione di numeri verdi, incontri nelle scuole, il potenziamento dei servizi sanitari in generale.