Il pacchetto sicurezza può mettere ai margini migliaia di cittadini italiani in stato di povertà estrema, i senza dimora. E l’arrivo del freddo apre il problema della tutela della vita degli homeless stranieri irregolari, che rischiano provvedimenti penali se si presentano nei centri di accoglienza pubblici o convenzionati con i comuni. Senza contare che una denuncia penale incombe anche sugli operatori, pubblici o convenzionati, che presteranno assistenza umanitaria a stranieri non in regola. Se le cose non cambieranno, almeno per gli italiani, si preannunciano numerosi ricorsi contro il pacchetto alla Corte costituzionale e alla Corte europea dei diritti umani da parte degli avvocati di strada e dell’associazionismo.I pericoli per i clochard sono stati resi noti in una conferenza stampa organizzata dalla Fiopsd, la federazione degli organismi per i senza dimora, tra i quali diverse Caritas ed enti religiosi, e i giornali di strada. Non si sa quanti siano nel nostro paese. Ma sono in forte aumento, lo confermano tutte le stime. Due anni fa la Fondazione Bignaschi ipotizzava dai 54 ai 75 mila homeless, tra italiani e stranieri. La Banca d’Italia si è spinta recentemente a 180 mila, in linea con gli studi internazionali per i quali lo 0,3% della popolazione di un paese occidentale non ha una dimora fissa.«Probabilmente ci avviciniamo a 150 mila, – commenta Paolo Pezzana, presidente della Fiopsd – ma in questa fase gli italiani vivono in un limbo pericoloso per la loro vita, mentre gli irregolari rischiano di morire di freddo all’aperto perché temono di venire denunciati se vanno in un centro». Perché? Il «pacchetto sicurezza» approvato a luglio prevede il reato di clandestinità e il "registro nazionale delle persone che non hanno fissa dimora". Non si sa come mai i clochard, più vittime che attori di brutali aggressioni, siano diventati un problema di ordine pubblico da schedare. A gennaio arriveranno i regolamenti attuativi.«Nel frattempo è stata sospesa dappertutto la concessione della residenza anagrafica, che comunque non era facile ottenere – prosegue Pezzana – ed era stata ottenuta dal volontariato». Di che si tratta? Fino al pacchetto sicurezza una persona che dormiva in baracca o su una panchina, in diversi comuni poteva eleggere a domicilio per ottenere la residenza una mensa per i poveri, una parrocchia, un dormitorio. Ora invece gli italiani senza documenti devono dimostrare di vivere in un alloggio compatibile con gli standard igienico-sanitari. «La ricaduta pratica – conclude Pezzana – è che migliaia di cittadini indigenti non possono chiedere la residenza, quindi documenti, tessera sanitaria, pensione. Una discriminazione verso i più poveri che non costituiscono pericolo». Se il regolamento attuativo prevederà requisiti stringenti per il registro si rischia di escludere i senza dimora. Paradossalmente, però, un decreto dalle maglie più larghe potrebbe migliorare la situazione. «Perché tutti i Comuni – chiosa Pezzana – dovrebbero concedere la residenza. In caso negativo scatteranno decine di ricorsi per violazione della Costituzione». Pezzana lancia infine l’allarme per i senza dimora stranieri prima del grande freddo.«In teoria chi, tra unità di strada e centri di accoglienza, opera in convenzione con il pubblico rischia la denuncia se aiuta un irregolare e non è iscritto un albo professionale. E l’homeless illegale l’arresto e il processo. Molti staranno alla larga dai centri di accoglienza e dalle unità di strada. Mi chiedo come faranno decine di migliaia di persone in grave difficoltà che oggi hanno paura. Questo inverno temo potrebbe essere fatale a molti».