Attualità

Antimafia. Sei intimidazioni in un mese e mezzo contro la cooperativa Valle del Marro

Antonio Maria Mira venerdì 3 luglio 2020

Piantine ulivo strappate

Sei furti e danneggiamenti in poco più un mese e mezzo. Piantine di ulivo rubate o strappate, impianti idrici portati via, incendi. Azioni che sembrano proprio intimidazioni. Ad essere colpita è, infatti, la cooperativa Valle del Marro, nata nel 2004 per iniziativa della diocesi di Oppido-Palmi e Libera, col sostegno del Progetto Policoro della Cei per l'imprenditorialità giovanile al Sud. Coltiva circa cento ettari confiscati alle più potenti cosche di 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro. E proprio in questi terreni sono avvenuti i gravi fatti, con un crescendo molto preoccupante.

Il 14 maggio viene appiccato un incendio al campo coltivato a grano in località Ponte vecchio, nel comune di Gioia Tauro, il primo avuto in gestione dalla cooperativa, e giá bersaglio di altri danneggiamenti. Non é un caso isolato. Infatti a fine mese nello stesso terreno viene rubato il grande cancello che era stato appena installato. Il 13 giugno, a Castellace di Oppido Mamertina, viene colpito un nuovo impianto di ulivi, 1.605 piantine messe a dimora per l'infittimento dell'uliveto secolare di circa 13 ettari. Nella notte ne vengono portate via 35, oltre a 90 tutori in castagno, abbattendo così altrettanto fragili piantine, che rischiano di seccare. È evidente l'intenzione di danneggiare la cooperativa. Dopo pochi giorni un nuovo incendio colpisce sempre lo stesso campo di grano. Ma è davvero un crescendo. Il 29 giugno in località Sovereto, ancora nel comune di Gioia Tauro, viene rotto il lucchetto che chiude il cancello dell'impianto di clementine. Tagliano i tubi di irrigazione e rubano il sistema di filtraggio e desabbiatura dell'acqua. Un danno gravissimo, nel pieno della stagione più calda, già subito negli scorsi anni con le stesse modalità e nello stesso periodo. Non può essere una coincidenza. E la notte dell'1 luglio viene ancora colpito il nuovo impianto di ulivi a Castellace. Questa volta vengono portati via ben 130 pali di sostegno, stroncando così altrettante piantine. Un danno ancor più grave in questi giorni molto caldi.

Per la cooperativa i sei episodi vogliono dire un danno di più di 3mila euro, ma a preoccupare è soprattutto il significato di queste azioni. "È uno stillicidio ormai quasi giornaliero - afferma con amarezza Antonio Napoli, uno dei soci fondatori della cooperativa -. Sono fatti che peggiorano la già difficile situazione dopo l'impatto dell'emergenza da Covid-19. Confidiamo nell'operato delle Forze dell'ordine, che hanno già messo a segno importanti operazioni sul territorio". "Nella nostra terra si respira un'aria di maggiore libertà - aggiunge Domenico Fazzari, presidente della cooperativa - Ma ciascuno cittadino che ama veramente la sua terra, deve fare di più per cambiare una mentalità ancora soffocante". Loro sicuramente non mollano.

Ma il loro impegno, lavorativo e di testimonianza, disturba. Sono decine ormai le intimidazioni subite. Azioni fortemente simboliche, messaggi chiarissimi. Fin dalla prima, il 20 dicembre 2006. Ma la cooperativa non si è fermata. Nata tra i ragazzi della parrocchia di santa Marina a Polistena, cresciuti con don Pino Demasi, aderisce al consorzio Libera Terra Mediterraneo, coltivando nei Comuni di Oppido Mamertina, Rosarno, Rizziconi, Gioia Tauro e Taurianova 28 ettari ad arance e clementine, 12 a seminativo, peperoncino, grano e mais, 60 a uliveto, gli altissimi ulivi della Piana, quasi un bosco di querce, che mi fa venire in mente la foresta di Sherwood, Robin Hood e gli “allegri compagni”, perché anche qui si toglie a chi ha commesso ingiustizie per ridare alla comunità. Dando lavoro, con contratti a tempo indeterminato, a undici persone, compresi alcuni soggetti svantaggiati (la “Valle del Marro” è una cooperativa sociale di tipo B) e detenuti. E a venti operai stagionali, la metà immigrati, assunti grazie al sostegno della fondazione Il cuore si scioglie di Unicoop Firenze, partner commerciale, e non solo, della cooperativa. Un progetto completo che ha affiancato al lavoro regolare anche corsi di italiano, tutela dei diritti, assistenza sanitaria, in collaborazione con i sindacati Spi e Flai della Cgil e con Emergency. Neanche la pandemia li ha fermati, tutti al lavoro con le mascherine, rispettando distanze e altre precauzioni. Un impegno che evidentemente la 'ndrangheta non può tollerare.