Secondo noi. La giustizia ora entri nell'agenda di Governo
Ha ragione don Raffaele. La vicenda del boss Antonio Gallea non può e non deve mettere in discussione la possibilità di recupero e reinserimento dei detenuti, anche di quelli responsabili dei più gravi delitti. È applicare Vangelo e Costituzione, è un principio di umanità e dignità, è interesse della comunità ridare un’occasione a chi ha sbagliato, togliendo così forze alla mafia. «Facciamo dei suoi dipendenti i nostri alleati» diceva Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Ma l’operazione Xydi contro la potentissima e attualissima mafia agrigentina, ha fatto emergere delle gravissime falle nel sistema carcerario, anche per detenuti pericolosi e importanti, anche per i mafiosi al 41bis. Non è una questione di norme ma di uomini che le applicano. Di controlli non fatti o fatti male. Le complicità scoperte, e altre ancora da individuare, di alcuni uomini delle forze dell’ordine sono gravissime. Come la figura dell’avvocatessa dei mafiosi, più complice che difensore.
Falle ancor più preoccupanti in questa fase di emergenza sociale del Paese, con le mafie già all’opera, anche dal carcere, per approfittarne. Uno Stato vero, uno Stato davvero forte è quello che sa essere umano e intransigente. «La giustizia – scriveva Rosario Livatino – è necessaria, ma non sufficiente, e può e deve essere superata dalla legge della carità che è la legge dell’amore, verso il prossimo e verso Dio».
E lo faceva concretamente, con umanità e fede, pronto al perdono, ma applicando rigorosamente le norme, condannando duramente i mafiosi. Per questo lo uccisero. Una riflessione che va fatta, ancor più oggi. Il prossimo governo dovrà avere nella propria agenda le riforme della giustizia e del sistema carcerario. Ce lo chiede da tempo l’Europa. Un’urgenza confermata dai fatti. Non realizzarle sarebbe un ulteriore regalo alle mafie.