In questi giorni di ritardata 'estate di San Martino', ai piedi dell’altopiano del Cansiglio, l’inverno non fa paura. I 97 bambini della scuola d’infanzia ed i 18 dell’asilo nido di Cappella Maggiore giocano in una tavolozza di colori, quelli più tipici dell’autunno delle colline trevigiane. Ma don Giulio Fabris, presidente della scuola, trema per altri rigori: quelli l’Imu, in particolare, che potrebbero tradursi in una doccia gelata di ben 22.500 euro. L’Imu, insieme ad altri tributi, caricherebbe su ogni bambino un supplemento di 300 euro. Dovrebbero pagare le famiglie, ma la parrocchia non intende scaricare su loro questo nuovo e, per ora. eventuale, onere. E allora? «Speriamo nel governo », risponde don Giulio. E con lui anche Giancarlo Frare, della Fism trevigiana.Il rischio di chiusura? È uno spettro che non vogliono nemmeno considerare. La scuola paritaria dell’infanzia è quella della parrocchia di Santa Maria Maddalena, a Cappella Maggiore, una delle più importanti della provincia di Treviso. L’ultimo bilancio, quello del 2011, è stato chiuso con 329.784 euro di uscite, 322.397 euro di entrate, una perdita d’esercizio di 7.386 euro. Le spese annoverano 248.312 euro per il personale (di cui 181.692 di retribuzioni, il resto di contributi e Tfr), 7.820 per consulenze, collaborazioni, prestazioni didattiche (specificamente 4.755), escursioni e gite scolastiche (1.155). E inoltre 16.25 euro per l’acquisto di generi alimentari per i bambini, 2.243 euro per materiale didattico, 4.242 per materiali di consumo, di cui 1.037 di pulizia. E ancora: 12.316 euro di combustibile, 57 di medicinali. Come in ogni edificio che si rispetti, ci vogliono le manutenzioni. Ed ecco 5.002 euro di riparazioni. L’amministrazione impone spese per 13.630 euro, di cui 7.997 di prestazioni Ced, 1.059 per convegni e corsi di aggiornamento, ed altro ancora. C’è poi da pagare il telefono (662 euro), il canone Internet (104), le spese postali (195), la cancelleria (360), i libri e i giornali (134). E come dimenticare il servizio di derattizzazione? Ben 379 euro. Gli oneri finanziari e tributari ammontano a 10.576 euro. E, infine, il capitolo delle imposte, tasse e diritti camerali: 8 euro di Tosap, 141 di accantonamento Irap, 153 di imposta di bollo. Per ammortamenti la scuola impegna 4.382 euro. In totale, dunque, 329.784 euro. Tante uscite, quante entrate? Purtroppo no. I 'ricavi' – anche se è improprio chiamarli così nel caso specifico – sono pari a 322.397 euro. La cifra più consistente (173.552 euro) è quella rappresentata dalle rette. I contributi ammontano a 143.214 euro, di cui 41.803 dal Ministero della pubblica istruzione, 26.433 dalla Regione, 74.977 dal Comune di Cappella Maggiore. I proventi straordinari, offerte comprese, si limitano a 5 mila euro. La perdita, dunque, è di 7.386 euro. L’anno scorso è stata mitigata da un contributo straordinario della parrocchia di 5 mila euro. Senza questo 'aiutino' il disavanzo complessivo sarebbe stato di 12 mila euro. E se arrivasse l’Imu? La stima sugli immobili della scuola e del nido prevederebbe un aggravio di circa 22.500 euro, qualora il Governo e il Parlamento non predispongano una normativa che escluda gli edifici adibiti a scuola pubblica paritaria da tale imposta.Questa imposta, se dovesse essere applicata, comporterebbe un ulteriore appesantimento di bilancio per le scuole paritarie che, nel corso del 2012, hanno già registrato l’aumento delle retribuzioni del personale in forza dell’accordo ponte sul Contratto nazionale scaduto. Contratto, si badi, che nel 2013 dovrà essere rinegoziato con i rappresentanti sindacali e comporterà ulteriori incrementi salariali. «Per la scuola paritaria di Cappella Maggiore quindi – precisa Giancarlo Frare – si prevederebbe un risultato negativo di 34.886 (12.386 + 22.500) euro pari a 300 euro a bambino, che la parrocchia, come si diceva, non vorrebbe scaricare sui genitori, già costretti a pagare un contributo per mandare i propri figli alla scuola paritaria. E questo perché le famiglie con maggiori difficoltà non sarebbero più in grado di pagare e si finirebbe per perdere la caratteristica originaria e fondativa delle nostre scuole materne paritarie che da sempre accolgono tutti i bambini. La maggior parte, in questi anni, si sono ritrovate nella stessa situazione di quella di Cappella Maggiore. Bilanci in rosso più o meno profondo, ma nessuna voglia di mollare. A meno di tasse davvero insostenibili come l’Imu».Per quanto riguarda poi l’Irap, le nostre associazioni – come informa Michele Dimiddio dell’Agesc – stanno richiedendo da tempo alla Regione di non applicarla all’attività educativa senza scopo di lucro, ma la richiesta continua ad essere disattesa. Tale imposta assorbe circa un quarto del contributo che la Regione stessa (beneficiaria dell’Irap) eroga alla scuola. L’imposta viene applicata utilizzando come base di calcolo il costo del personale che incide per il 75% del totale dei costi per il funzionamento della scuola.