Sea Watch. Siracusa, «la diocesi pronta ad accogliere i migranti»
La situazione a bordo della nave (Twitter Sea-Watch)
La scritta rossa su uno striscione bianco appeso su un balcone in pieno centro a Siracusa, 'Fateli sbarcare', testimonia lo stato d’animo della città pronta ad accogliere i 47 migranti da 24 ore a solo un miglio dalle coste siracusane. «La Diocesi di Siracusa è disponibile ad accogliere i migranti» ha detto l’arcivescovo Salvatore Pappalardo che per tutta la giornata è rimasto al telefono con Capitaneria di porto e prefettura. «Ho appreso la notizia che il sindaco ha dato la propria disponibilità per accogliere i migranti e questo fa onore alla città di Siracusa. So che si stanno interessando altre associazioni. Speriamo che la vicenda si risolva al meglio, non possiamo pensare che queste persone non abbiano alcun diritto, tra cui il diritto alla vita, all’accoglienza. Per cui quello che é nelle nostre possibilità va fatto». Una ventina di associazioni tra cui Arci, Accoglierete, Actionaid, Legambiente, Amnesty international, Medici senza frontiere e Save the children hanno chiesto il rispetto del diritto internazionale del mare.
#Facciamoliscendere è l’hashtag creato ieri sera sui social: un evento da condividere per dare un segno dell’accoglienza all’equipaggio della nave e ai loro ospiti. Appuntamento per oggi alle 12 sulla costa della Baia 'per un saluto' dalla costa. La Sea Watch si trova ancorata alla rada di Santa Panagia, ben visibile anche dall’ingresso nord di Siracusa. Proprio di fronte ai pontili dove attraccano le grandi petroliere delle aziende della zona industriale.
«Come Caritas diocesana – spiega il direttore Marco Tarascio – siamo pronti in qualsiasi momento ad occuparci della prima accoglienza, fornire un kit con indumenti e prodotti per l’igiene personale, e dell’ospitalità in una delle nostre strutture. Naturalmente non solo per donne e bambini ma per tutti».
Siracusa è purtroppo da anni abituata agli sbarchi. Non è un caso che la parrocchia Maria Madre della Chiesa da trent’anni accoglie nella canonica, ed anche in chiesa, migliaia di migranti. La macchina dell’accoglienza funziona alla perfezione ed ha dovuto fronteggiare arrivi ben più numerosi. «Di fronte a persone che rischiano la vita, ognuno di noi, per la propria parte, si deve attivare per assicurare la migliore accoglienza e la salvaguardia della vita – ha detto ancora l’arcivescovo Pappalardo –. Non dimentichiamo le parole di Gesù: 'ero forestiero e mi avete accolto'. Per noi cristiani, l’accoglienza è un dovere, nel forestiero c’è il volto di Cristo, quindi come Chiesa non possiamo sottrarci a questo comando. La nostra diocesi è impegnata in attività di accoglienza. Non possiamo permettere che delle persone soffrano e non sia data loro la possibilità di approdare nella nostra terra. Sono persone che hanno diritto a vivere e a pensare al loro futuro in termini migliori. L’accoglienza denota anche un livello di civiltà. Per noi cristiani è significativo: Gesù dice 'Io ero forestiero e mi avete accolto'. Per noi cristiani è un dovere assicurare a queste persone l’accoglienza e non possiamo chiuderci nel nostro egoismo. Accogliere il Signore Gesù oggi significa accogliere questi migranti».