Scuola. Paritarie, un bene per tutti. La chiusura di nidi e materne colpisce i poveri
Protesta, ieri 10 giugno, del personale degli asili nido paritari, dimenticati dal governo
La chiusura delle scuole paritarie, duramente colpite dall’emergenza sanitaria, rischia di far lievitare il numero di famiglie povere che, già oggi, non si possono permettere di mandare i figli all’asilo nido, settore gestito per il 65% da privati. L’allarme lanciato ieri dall’Istat, secondo cui soltanto il 13,4% dei figli delle famiglie indigenti usufruisce del servizio, rispetto al 31,2% dei nuclei con maggiori disponibilità finanziarie, è dunque destinato ad aggravarsi, se non si troveranno quanto prima le risorse necessarie ad arrestare l’emorragia di istituti, già raccontata da Avvenire.
In gioco ci sono anche decine di migliaia di posti di lavoro, come denunciato dai manifestanti che ieri hanno protestato sotto le finestre della Camera, dove la settimana prossima comincerà l’iter di conversione del decreto Rilancio. Che alle scuole paritarie riserva risorse «largamente insufficienti», sottolineano le associazioni.
Al momento, sono previsti 80 milioni per il servizio 0-6 anni (di cui 65 milioni per andare a coprire il mancato pagamento delle rette da parte delle famiglie) e 70 milioni per le scuole dalla primaria alla secondaria di secondo grado, ma soltanto fino ai 16 anni, con esclusione quindi delle ultime due classi. In totale 150 milioni, pari a 155,74 euro per ciascuno degli 866.805 alunni delle scuole paritarie, «neanche la metà della retta di un mese», denunciano le 50 associazioni che hanno scritto una lettera aperta a deputati e senatori, per «riparare a tre gravi ingiustizie» verso gli istituti non statali, in sede di conversione del dl Rilancio.
Nel corso di un “web pressing”, lunedì mattina, i firmatari dell’appello chiederanno la detraibilità integrale delle rette, un bonus di almeno 1.500 euro a famiglia, pari al valore medio delle rette da marzo a giugno e di prevedere, in caso di necessità di locali in più per la riapertura delle scuole a settembre, di utilizzare preferibilmente quelli disponibili negli istituti paritari, a canone prefissato e senza oneri a carico delle scuole.
«I 65 milioni per le materne sono un fatto positivo, ma è necessario aumentare le risorse, altrimenti ogni settimana leggeremo di chiusure di asili nido e paritari», scrivono in una nota i deputati di Italia Viva, Gabriele Toccafondi e Michele Anzaldi. E la capogruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini, chiede «l’istituzione di un fondo straordinario di 500 milioni di euro e la possibilità, per le famiglie, di detrarre le rette pagate».
In attesa delle decisioni del governo, per le paritarie si muovono le Regioni. Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato quasi all’unanimità (una sola astensione), la mozione presentata dal consigliere regionale Luca Del Gobbo (Noi con l’Italia) e sottoscritta da tutti i capigruppo di maggioranza, che impegna la giunta ad «aumentare significativamente» le risorse per il “buono scuola”. Nell’ultimo anno scolastico lo stanziamento del Pirellone è stato di 26,3 milioni di euro per oltre 25mila beneficiari.
Espressamente rivolto ai servizi all’infanzia è lo stanziamento di 15 milioni deciso dalla giunta regionale del Piemonte, di cui 10 milioni per la fascia 0-2 anni, per le strutture sia pubbliche che private e 5 milioni per la fascia 3-6, per le scuole dell’infanzia paritarie e private. Inoltre, nei giorni scorsi il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno del consigliere Federico Perugini (Lega), che impegna la giunta a sollecitare il governo affinché preveda per le scuole paritarie «sufficienti interventi economici diretti ed indiretti di sostegno, potendo così programmare la loro attività per gli anni scolastici a venire».
Asili nido e scuole materne paritarie, oltre a enti del terzo settore ed enti ecclesiastici e religiosi, possono, infine, rispondere all’avviso pubblico “EduCare”, da 35 milioni di euro, emanato ieri dal Dipartimento per le politiche della famiglia, «per incentivare la ripresa delle attività educative, ludiche e ricreative dei bambini e dei ragazzi, fortemente penalizzate dall’emergenza sanitaria da Covid-19 durante le prime fasi», si legge in una nota.