Una «forte preoccupazione» e un pressante invito «al governo e al Parlamento » affinché si impegnino «ulteriormente per assicurare a tutte le famiglie la possibilità di una libera scelta educativa». Dopo le perplessità e il senso di delusione espresso dal mondo della scuola cattolica paritaria all’indomani della diffusione della bozza del decreto Rilancio la scorsa settimana, a far sentire la propria voce è questa volta la presidenza della Conferenza episcopale italiana con una nota ufficiale, che arriva dopo un confronto avvenuto sabato scorso tra tutte le associazioni della scuola cattolica paritaria. Una presa di posizione che nasce dalla forte preoccupazione per il futuro «delle scuole paritarie, a fronte di una situazione economica che ne sta ponendo a rischio la stessa sopravvivenza».
Per la presidenza della Cei «le forme di sostegno poste in essere dal decreto Rilancio – in relazione alla riduzione o al mancato versamento delle rette, determinato dalla sospensione dei servizi in presenza – ammontano a 65 milioni per le istituzioni scolastiche dell’infanzia e a 40 milioni per le scuole primarie e secondarie, a fronte di un miliardo e mezzo destinato alla scuola tutta». Un divario sotto gli occhi di tutti e che penalizza la scuola paritaria, che è parte integrante dell’unico sistema scolastico nazionale. Ma non appare così guardando l’intervento messo in campo dal governo per sostenere la scuola in questo passaggio storico inedito. Eppure, sottolinea ancora la nota della Conferenza episcopale, «le scuole paritarie permettono al bilancio dello Stato un risparmio annuale di circa 7mila euro ad alunno: indebolirle significherebbe dover affrontare come collettività un aggravio di diversi miliardi di euro». E a dare maggior peso alla nota, la presidenza della Cei annuncia che «stiamo verificando la possibilità di contribuire a sostenere alcune migliaia di studenti della scuola paritaria secondaria di I e II grado: un aiuto straordinario alle famiglie più in difficoltà, da imputarsi al bilancio Cei del 2020». Si tratterebbe di circa 20mila borse di studio, «che agevolino l’iscrizione al prossimo anno scolastico, a tutela – per quanto possibile – di un patrimonio educativo e culturale unico».
Critiche al governo e al decreto “Rilancio” arrivano anche dall’Agidae, l’Associazione gestori istituti dipendenti dall’Autorità ecclesiastica.
«Questo tipo di “ripartenza” ha tutto il sapore di un’inaccettabile quanto inqualificabile ipocrisia – tuona il presidente, padre Francesco Ciccimarra –. L’attuale governo sembra aver deciso di interrompere un percorso di integrazione, creando condizioni tali da favorirne il soffocamento». «L’esperienza del lockdown – ricorda padre Ciccimarra – ha creato situazioni di grande difficoltà per le famiglie, i datori di lavoro e gli stessi lavoratori. Se a tutto questo si aggiungono i tradizionali ritardi nella erogazione dei contributi ministeriali spettanti alle scuole paritarie, il quadro si fa drammatico», sottolinea il presidente nazionale Agidae.
«Preoccupato» si dice anche il segretario generale della Fism, la Federazione italiana scuole materne (Fism), Luigi Morgano, che definisce la nota della Cei «chiara, puntuale, inequivoca e solidale ». La somma proposta per aiutare questo tipo di scuole – che hanno subito un danno di bilancio «molto significativo» – è «semplicemente inidonea», aggiunge Morgano, rimarcando che, se si vuole riproporre e offrire, come hanno sempre fatto le scuole aderenti alle Fism, un servizio di qualità «occorre un sostegno idoneo».
Direttamente al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si appellano le suore Figlie di Nostra Signora di Misericordia di Savona, che gestiscono sette scuole cattoliche, di cui 5 in Liguria, una a Milano e una a Roma, ricordando che l’Italia, con la Grecia, «è l’unico Stato, in Europa, che emargina la scuola paritaria».
Proprio per far sentire il grido d’allarme di alunni e famiglie, in questi giorni sono in programma numerose iniziative. Promosso da Cism e Usmi, le organizzazioni dei Superiori e delle Superiore delle Congregazioni, per oggi e domani è previsto lo “sciopero” delle lezioni online. Al loro posto, le scuole che aderiscono all’iniziativa, pubblicheranno sui social appelli alla politica con lo slogan #Noisiamoinvisibiliperquestogoverno. Promossa da Agesc Lombardia, prosegue anche la raccolta firme (che ha superato quota 20mila adesioni) a sostegno di una petizione che chiede «la detraibilità integrale delle rette per il 2020», la costituzione di un «fondo straordinario adeguatamente finanziato per la erogazione di contributi aggiuntivi alle scuole paritarie» e «l’azzeramento delle imposte (Ires, Irap) e i tributi locali nel 2020, per tutte le realtà educative e scolastiche no–profit».