Più iscritti, ma meno istituti. Ecco la fotografia scattata alla scuola cattolica italiana, che emerge dall’XI Rapporto del Centro studi della scuola cattolica. Due dati che, comunque, confermano la situazione delicata in cui versa il sistema scolastico paritario. E che rischia di aggravarsi ulteriormente con i nuovi tagli previsti nella Finanziaria al capitolo di spesa relativo agli istituti paritari.Eppure è in crescita il numero delle famiglie che si rivolge alle scuole paritarie per l’educazione dei propri figli: +2,1% alle medie, +1,8% alle superiori e +0,2% nella formazione professionale. In controtendenza la primaria con un -0,7%. Una crescita che, però, non frena la continua moria di scuole, che da quasi vent’anni si registra. Non lo ha fermato neppure il varo del sistema scolastico paritario varato nel 2000. «Questi numeri sono la dimostrazione oggettiva che manca una vera parità scolastica nel nostro Paese» denuncia
don Francesco Macrì, presidente nazionale della
Fidae, la federazione che riunisce gli istituti cattolici dalla primaria alle superiori. «L’aumento delle iscrizioni, purtroppo – prosegue –, non permette alle scuole già in difficoltà di poter continuare la propria opera educativa e così ogni anno dobbiamo registrare la chiusura di molti istituti, perdendo un patrimonio formativo importante per tutti». Secondo il Rapporto 2009 nell’ultimo anno mancano all’appello 81 materne (-1,6%), 24 primarie (-2,3%), 8 medie (-1,4%), 12 superiori (-1,9%). Cifre che parlano da sole, ma soprattutto costanti in questo ultimo decennio. Un trend che preoccupa non poco le associazioni del settore. «Anche se non va dimenticato che il Rapporto censisce solo gli istituti che rispondono al questionario – precisa
Luigi Morgano, segretario nazionale della
Fism, la Federazione delle materne di ispirazione cristiana –, la situazione già difficile tenderà a peggiorare alla luce degli ulteriori tagli fissati in Finanziaria, che fissa a 401 milioni di euro i fondi per le paritarie, mentre lo scorso anno sono stati 520». E già lo scorso anno la scure del Tesoro aveva tagliato 135 milioni sui 535 del 2008, poi ridotti, grazie a una vasta mobilitazione e a una dura battaglia, a 15 con il recupero (attraverso un iter tortuoso) di 120 milioni. «Ora siamo al punto di partenza – commenta amaramente Morgano –. Anzi, questo è posto ancora più in basso. Per questo è necessario una volta per tutte mettere mano alle tabelle della Finanziaria riportando lo stanziamento almeno a quello precedente ai tagli». Una richiesta che vede unito l’intero schieramento della scuola paritaria.«Siamo molto arrabbiati e ci sentiamo presi in giro – dice senza giri di parole
Maria Grazia Colombo presidente nazionale dell’Associazione genitori scuole cattoliche (
Agesc) –. L’aumento delle iscrizioni dimostra che le famiglie cercano risposte alla crisi formativa e cercano scuole che possano aiutarli e sostenerli nella loro azione educativa. Però il governo non sembra rendersi conto di questo e non opera per sostenere davvero le famiglie». Parole durissime, ma che esprimono un sentimento diffuso. «Pochi giorni fa Bankitalia – aggiunge don Macrì – ha ribadito che l’istruzione è un potenziale investimento e non una spesa. Un governo illuminato, in una situazione di crisi, investirebbe nell’istruzione». «Da parte nostra continuiamo l’azione di pressione sui parlamentari nella speranza di una modifica alla Camera – spiega
Vincenzo Silvano, presidente della Federazione Opere Educative (
Foe), legata alla Cdo –. La sofferenza del settore è grandissima. Oggi vanno avanti le scuole che riescono a coniugare la passione educativa con una buona capacità manageriale». Ma se i fondi continueranno ad essere tagliati, non basterà neppure questo.