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Il caso. Ragazzo transgender umiliato dal prof. Il ministro: «No alle discriminazioni»

Luciano Moia sabato 12 novembre 2022

Una vicenda complessa, delicata e triste, da qualsiasi punto di vita, quella dello studente trangender del liceo Cavour di Roma che sarebbe stato umiliato dal professore di arte a causa dei suoi problemi di identità di genere. Un tema che nel nostro Paese scatena immediatamente reazioni faziose tra opposti oltranzismi, come se i problemi esistenziali legati all’identità - che quando si presentano causano disorientamento e sofferenza profondi - si potessero risolvere a colpi di slogan.

Non è così, naturalmente. E non sarà così neppure per Marco, 18 anni, che frequenta il liceo romano, a due passi dal Colosseo e ora deve confrontarsi con una vicenda che finirà per rendere ancora più difficili i suoi giorni già in salita.

Marco è nato geneticamente femmina ma da quando ha 15 anni si sente un ragazzo. Talvolta capita. Le statistiche dicono una volta su 10mila per i maschi e una su 20mila per le femmine. Non sempre si parla di “incongruenza di genere” (dal 2021 l’Oms ha cancellato il termine disforia), spesso ragazzi e ragazze che hanno difficoltà ad armonizzare la propria sessualità biologica con quella avvertita a livello interiore, psicologico e spirituale, possono avere disturbi latenti di cui quello identitario è solo un’espressione.

Non è probabilmente il caso di Marco che, pur con molte difficoltà, come lui stesso racconta, ha rivelato a mamma e papà quello che gli sta capitando e loro hanno compreso e accompagnato nel difficile percorso di verifica. Il ragazzo è ora seguito dai servizi pubblici che si occupano di incongruenza di genere e attende di iniziare una cura ormonale.

Non è un passaggio indolore e sarebbe sbagliato generalizzare. Ogni caso, anzi, andrebbe circostanziato e inquadrato in modo specifico, proprio perché la scienza sulla questione non ha le idee chiare. Come si scatenano i problemi legati all’identità di genere? Non lo sappiamo con certezza. Gli esperti parlano di cause genetiche intrecciate a cause psicosociali. Sappiamo però che quando queste circostanze si verificano, la persona vive un disagio profondo e merita attenzione e rispetto.

Proprio lo stesso atteggiamento scelto dal Liceo scientifico Cavour, quello frequentato da Marco, che con un regolamento specifico permette agli studenti di intraprendere la cosiddetta carriera alias ovvero di avere il “nome di elezione” - cioè quello scelto dopo aver avviato un percorso di transizione - diverso da quello registrato all’anagrafe, sia sul registro che sui documenti scolastici. In questo caso, appunto, Marco.

Una scelta ideologica? Un cedimento alla cosiddetta cultura lgbt? No, semplicemente un atto di civiltà e di umanità - che oggi in Italia viene condivisa da decine di istituti superiori e di università - nei confronti di una persona che sta vivendo una situazione esistenziale complessa e che con fatica cerca il suo posto nel mondo. Va condannato per questo?

Purtroppo nei giorni scorsi, secondo il racconto di Marco confermato da tutti i suoi compagni di classe, il professore di Arte avrebbe sbarrato in rosso il “nome di elezione” sulla verifica e, quando il ragazzo è andato a protestare, avrebbe reagito male: «Il professore mi ha urlato contro che quello che vedeva lui era una donna, ho preso il telefono per mostrargli il regolamento di scuola sulla carriera alias e lui ha detto che non gli interessava. Mi ha umiliato perché mi ha chiamato più volte con il mio nome di nascita di fronte a tutti», ha spiegato il ragazzo.

Un episodio da cui hanno preso le distanze studenti e docenti, a cominciare dal rappresentante il rappresentante d’istituto, Emanuele Santoni. «Quando ho saputo quello che era accaduto mi sono sentito sdegnato e arrabbiato», ha raccontato. Stamattina all’interno della scuola si terrà un’assemblea straordinaria - concordata con la dirigente e i professori - «per sensibilizzare sul tema e far sì che non accadano più episodi del genere. Il nostro Liceo - ha proseguito - ha approvato la carriera alias alla fine dell’anno scorso. La risposta dell’istituto è unita contro le discriminazioni».

E contro ogni tipo di discriminazione si è detto anche il ministro dell’Istruzione , Giuseppe Valditara, che ha fatto sapere che «sosterrà tutte le opportune verifiche: la scuola è il luogo per eccellenza deputato allo sviluppo e alla realizzazione della persona umana e non può ovviamente ammettere al proprio interno alcuna forma di discriminazione».

Anche se, a guardare un sondaggio del sito skuola.net che ha coinvolto 1.800 alunni, il tema dell’inclusione delle diversità appare piuttosto controverso. Il 44% degli studenti ha rivelato che nella propria scuola temi come l'orientamento sessuale e l'identità di genere sono poco considerati. Per il 34%, inoltre, questi argomenti sono tabù nel proprio istituto e solo uno studente su cinque ne parla in classe frequentemente. Uno studente su due, inoltre, conferma la presenza di persone omo/bi/transessuali nella propria scuola. Dal sondaggio risulta anche che sono gli studenti il più delle volte a richiedere di attivare la carriera alias. Il 77% delle iniziative sono frutto di richieste specifiche e il 13% ha manifestato per ottenere questo diritto.