Una scuola «che torna ad investire». La sintesi che il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, fa dopo la conversione in legge del decreto scuola varato lo scorso settembre, punta sul dato più evidente del provvedimento diventato legge dopo il voto del Senato (150 sì dalla maggioranza, 15 no dalla Lega e 61 astenuti da Sel e M5S). Infatti il governo nella legge sceglie la strada dell’investimento (450 milioni a regime), dopo molti anni di tagli, anche se mancano alcuni punti critici nel complesso della legge, come la totale assenza di ogni riferimento al sistema scolastico nazionale inclusivo delle paritarie o il passaggio sulla formazione dei docenti circa le questioni del gender.
Gli investimenti. Dal 2014 il fondo per le borse di studio è incrementato di 100 milioni di euro, mentre altri 15 vengono stanziati per gli studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi economici. Tre i milioni per gli studenti del settore artistico e musicale. Nel prossimo biennio arriveranno anche 8 milioni per le scuole che vorranno comprare libri di testo da dare in comodato d’uso. Nuovi fondi anche per l’orientamento scolastico (6,6 milioni in due anni) e ben 15 milioni nella lotta alla dispersione scolastica, con un rafforzamento della didattica.
Assunzioni. In arrivo nel prossimo triennio l’assunzione di 16mila unità nel personale tecnico-amministrativo e l’immissione in ruolo di 69mila docenti, a cui si aggiungeranno oltre 26mila docenti di sostegno. Si investirà anche sulla formazione dei docenti con un piano per il 2014 di 10 milioni di euro, e altrettanti per permettere loro di visitare musei e siti di interesse storico e culturale.
Università e ricerca. La legge prevede la possibilità di detrarre fiscalmente il 19% delle donazioni fatte agli atenei e la valorizzazione del merito nell’erogazione della quota premiale del Fondo di finanziamento degli enti di ricerca. Possibili 200 assunzioni di personale all’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Le reazioni. «Aprire subito il confronto» è la richiesta delle sigle sindacali, anche se non mancano perplessità su alcuni passaggi, «che richiedono ben 32 provvedimento attuativi» commenta la Uil-scuola. Dura la Gilda: «Parlamento sordo alle richieste di modifiche». Critica anche la Disal presidi che parla di «nobili attese "disattese"»