Possibili nuove modifiche al ddl “Buona scuola”, che, come ha confermato anche ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non è blindato. Il premier sa che, dopo il via libera della Camera, al Senato i numeri per la maggioranza sono più risicati e ha quindi mantenuto un atteggiamento di dialogo. I sindacati hanno comunque confermato lo sciopero di un’ora, in occasione degli scrutini di fine anno, con eccezione delle classi terminali del ciclo di studi (terza media e quinta superiore), annunciando fiaccolate in tutta Italia per la sera del 5 giugno. Preoccupate le associazioni dei genitori Age, Agesc, Faes e Moige. Al tavolo di consultazione aperto al Miur, hanno espresso i «forti timori» per «un sereno svolgimento delle attività di fine anno». Intanto, ieri sulla legge si è registrata l’apertura dell’ex-segretario Pd, Pierluigi Bersani: «Con qualche correzione ancora al Senato tutti saranno felicissimi di votare». Due i «problemi aperti»: i poteri del dirigente e le «discriminazioni» tra precari. «Su questo problema – ha aggiunto – si sta creando una sanguinosa discriminazione di condizioni, che sono invece paragonabili». Ancora prima che il testo arrivi a Palazzo Madama - dove i dibattito generale sarà avviato il 27 maggio, come comunicato dal presidente della Commissione Istruzione, Andrea Marcucci (Pd) - il clima politico è già molto caldo. Ieri la polemica si è concentrata sulla composizione della Commissione, dopo la bocciatura, da parte del presidente del Senato, Piero Grasso, dello spostamento della senatrice ex-M5S Maria Mussini dalla Giustizia all’Istruzione. Cambio che, secondo Grasso, avrebbe compromesso il «necessario rispetto dei rapporti di consistenza tra i gruppi di maggioranza e opposizione». In ogni caso, anche ieri il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha escluso il ricorso al voto di fiducia. «I tempi che abbiamo immaginato, se rispettati, non richiedono questo strumento», ha detto. E sui punti ancora contestati ha aggiunto: «Il lavoro fatto prima in commissione e poi in Aula ha portato a un bilanciamento delle funzioni attribuite ai presidi. Si tratta di un bilanciamento molto importante costituito dalla valutazione, che verrà fatta per la prima volta, del lavoro dei dirigenti scolastici». Il ministro ha quindi ribadito che gli insegnanti scelti dal preside per incarichi triennali sono tutte persone comunque già assunte a tempo indeterminato. «Se al Senato ci saranno altre proposte che emergeranno le valuteremo», ha concluso.