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L’inchiesta. Scuola, fondi anti-abbandono. «Napoli deve aiutare i ragazzi in fuga»

Antonio Averaimo, Napoli giovedì 15 febbraio 2024

Il fenomeno della dispersione scolastica ha assunto dimensioni preoccupanti, in particolare al Sud

È ancora presto per dire se le nuove norme introdotte dal cosiddetto “decreto Caivano” contro l’abbandono scolastico, su tutte il carcere fino a due anni per i genitori che non mandano i figli a scuola, abbiano portato i risultati sperati. Una cosa è certa: una mole di fondi come quella che il Pnrr mette a disposizione delle scuole per combattere il fenomeno non si era mai vista finora in Italia. Si tratta di 1,5 miliardi di euro, destinati alla riduzione dei divari territoriali nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado e alla lotta alla dispersione scolastica: 790 milioni sono stati sbloccati recentemente dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. L’obiettivo dichiarato del Pnrr è portare il dato sull’abbandono al 10,2% entro il 2026. Anche in questo caso, però, è ancora presto per parlare dei risultati sperati: tutto dipenderà da come questi soldi saranno spesi.

Un’altra cosa è certa: Napoli sarà la città giusta per fare il punto della situazione, quando sarà il momento di farlo. La sua provincia ha il tasso di abbandono più alto tra le province italiane, con picchi altissimi in alcune periferie. In Campania, il tasso di dispersione scolastica è del 16,4%, come comunicato dallo stesso ministro Valditara in audizione al Senato la scorsa primavera. «Le nuove norme, che trasformano la vecchia sanzione amministrativa in delitto, punibile col carcere, possono indubbiamente fare da deterrente ‒ dice il direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Campania, Ettore Acerra ‒. Adesso, siamo ancora in una fase di avvio e di coordinamento tra i soggetti istituzionali chiamati ad applicare le nuove leggi. Si accorciano i tempi che porteranno alla segnalazione da parte del preside ai genitori, all’ammonizione di questi ultimi da parte del sindaco se il figlio o la figlia non saranno tornati a scuola, e alla denuncia, sempre in capo al sindaco, se nemmeno l’ammonizione sarà bastata. I primi dati li avremo a fine mese, quando i presidi ce li avranno comunicati e potremo essere in grado di analizzarli. Un altro strumento importante è l’Anagrafe nazionale dell’istruzione, che ci consentirà di individuare anche quegli adolescenti che non sono proprio iscritti a scuola e che, per questo motivo, sfuggono al controllo e alle segnalazioni dei presidi».

Ma al direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Campania sta a cuore anche l’altro grande tema, quando si parla di lotta all’abbandono scolastico: i miliardi di euro messi in campo dal Pnrr. «In questo momento le scuole hanno a disposizione un’enorme mole di fondi. Il punto, ora, è programmare e spenderli in modo che giungano risultati».

Merita un discorso a parte Caivano. Il decreto che porta il suo nome è arrivato in seguito agli stupri ai danni di due ragazzine ad opera di un gruppo di adolescenti, avvenuti l’anno scorso, e all’impegno straordinario assunto subito dopo dal governo su questo Comune, dove camorra, politica collusa e degrado l’hanno fatta da padroni da decenni. Tra gli interventi straordinari voluti dal governo c’è stato anche l’invio di 20 nuovi insegnanti alle scuole del territorio. Nei giorni scorsi, il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, ha presieduto una riunione in Prefettura nella quale è stato fatto il punto sul contrasto alla dispersione scolastica a Caivano. Finora la commissione straordinaria, che regge il Comune in seguito allo scioglimento per infiltrazioni mafiose della scorsa estate, ha inviato 53 ammonizioni a genitori di studenti che si sono assentati ingiustificatamente oltre il limite delle due settimane. Nella riunione convocata dal prefetto di Napoli si è discusso anche dell’avvio imminente della piattaforma informatica, frutto della collaborazione tra le scuole del territorio, il Comune di Caivano e la procura per i minorenni di Napoli, che consentirà di intercettare immediatamente gli alunni che non vanno più a scuola o fanno troppe assenze.

Un altro fronte della lotta all’abbandono scolastico a Napoli è quello su cui sono impegnati, nelle periferie della città, i maestri di strada. Tra loro c’è Cesare Moreno, fondatore dell’associazione “Maestri di strada”, che lavora a stretto contatto con una ventina di scuole della periferia orientale di Napoli per sottrarre quanti più ragazzi alla dispersione. Moreno è convinto che il “decreto Caivano” non produrrà gli effetti sperati. «Lo ritengo un provvedimento inutile ‒ dice ‒. Sul piano pratico, inciderà pochissimo. Molti dei genitori dei ragazzi che abbandonano la scuola, in alcuni casi anche entrambi, sono già in galera. E poi, chi li manderà a scuola, se mandiamo i genitori in galera?». Il maestro di strada della periferia orientale di Napoli è molto più interessato all’enorme quantità di fondi che il Pnrr mette a disposizione delle scuole contro la dispersione scolastica. Ma anche in questo caso non è molto ottimista. «Per la prima volta, si investono tantissimi soldi sulla lotta alla dispersione scolastica. Ma è proprio chi dovrebbe tradurre tutto in questo in pratica, cioè le scuole, a non essere pronto a farlo. Ci sono scuole che non stanno spendendo questi soldi e altre che li stanno spendendo male. Solo alcune, casi isolati, faranno cose eccellenti. Ma non basterà».