Modello Aslam. Scuola e lavoro, ecco dove (e come) l'alternanza funziona
Un altro momento di studio ad Aslam: un artigiano insegna il mestiere ai ragazzi
Adesso si chiamano Federico, Dalvian, Giovanni, Sajid. Ma in vent’anni, all’Associazione scuola-lavoro Alto Milanese (Aslam), di nomi – e di volti – ne sono passati a migliaia. La storia dei ragazzi che fanno fatica, a stare sui banchi di scuola, si ripete. E qui, però, è quasi sempre a lieto fine.
Dimenticate l’alternanza scuola-lavoro raccontata dai giornali in queste ultime settimane: le pulizie nei bagni e la colazione servita al tavolo di chi lavora per davvero. Nelle strutture di San Macario di Samarate, Magenta, Case Nuove di Somma Lombardo, Camnago di Lentate sul Seveso, a lavorare si impara davvero. Di più, lavorare significa rimanerci, a scuola. Perché a un ragazzo “difficile” o demotivato – non importa se italiano o straniero – serve capire che può fare qualcosa. E che per farlo bene, deve imparare.
La ricetta sembra banale. Eppure con 14 corsi erogati in queste quattro sedi distinte, 516 studenti attualmente iscritti (di cui oltre 100 assunti con contratto di apprendistato di primo livello) e 160 diplomati l’anno, Aslam è tra le eccellenze italiane nel mondo della formazione professionale. Qui si formano operatori di impianti termoidraulici, meccanici saldatori, addetti alle macchine utensili a controllo numerico, ai servizi di vendita, e ancora esperti del legno e manutentori di aeromobili e logistica dei trasporti. Una specializzazione, quest’ultima, che negli ultimi anni ha creato un filo diretto col vicino aeroporto della Malpensa, che qui pesca i suoi nuovi talenti.
Già, perché il bello di Aslam – e il modello andrebbe “nazionalizzato” – è che ciò che esce da scuola serve subito alle aziende del territorio. Di più, che le aziende del territorio entrano a scuola per formare la forza lavoro di domani. Non è un caso se si arriva a picchi di occupazione di oltre il 96% per chi ha ottenuto il diploma di quarto anno di Tecnico per l’automazione industriale, o di oltre il 61% per i giovani che sono arrivati alla qualifica triennale di Operatore di impianti termoidraulici.
I ragazzi “difficili” insomma, seguiti e preparati, ce la fanno. E intanto imparano a credere in se stessi, a tentare, a sbagliare, anche, eppure a non essere “bollati”, esclusi, lasciati indietro. Si è partiti, vent’anni fa, (e si parte a ogni ciclo di studi) con le pietre scartate, «la sfida che ci poniamo per il futuro è che la formazione professionale acquisisca la dignità di una prima scelta per i giovani» ha detto ieri Carlo Carabelli, direttore generale di Aslam, davanti al sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi in occasione della presentazione del libro che racconta questa storia: si intitola “Un mestiere per vivere. Il metodo di Aslam”. E merita d’esser letto.