Sicurezza. Da settembre ci sono stati già 28 crolli nelle scuole
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L’ultima tragedia sarebbe potuta accadere, martedì, in una scuola dell’infanzia di Chiavari, in provincia di Genova: nel pavimento del corridoio si è aperta una voragine e fortuna ha voluto che, in quel momento, i 75 bambini fossero nelle aule didattiche. Questa volta tutto si è concluso con un grande spavento ma senza feriti. Ma la prossima? Nella Giornata nazionale della sicurezza delle scuole, promossa ieri da Cittadinanzattiva, è questo l’interrogativo che si fa largo tra studenti, insegnanti e famiglie, allarmate dai dati, più che preoccupanti, raccolti dall’associazione. Da settembre sono già 28 gli episodi di insicurezza che si sono verificati nelle scuole in varie zone d’Italia. Sommando ai 61 che Cittadinanzattiva aveva già censito fra settembre 2022 e agosto 2023, arriviamo ad un totale di 89. E, considerando che i mesi in cui gli alunni frequentano la scuola sono circa nove, abbiamo una media di dieci crolli ogni trenta giorni.
Ma non basta. Sempre secondo il rapporto annuale di Cittadinanzattiva, quattro scuole su dieci si trovano in zona a media ed elevata sismicità (rispettivamente si tratta di 14.467 e 2.876 edifici scolastici) ed una su 5 (ossia 8.600 sul totale dei 40.133) è collocata in zona a rischio idrogeologico e idraulico. Complessivamente, sono 4,3 milioni i bambini che vivono in territori classificati ad “alto” o “medio” tasso di sismicità. Invece, per quanto riguarda il rischio idrogeologico, il dato nazionale attesta che il 21,4% degli edifici scolastici, ossia 8.600 scuole frequentate da oltre un milione e mezzo di studenti, sono situate in aree a pericolosità idraulica.
«Le nostre scuole hanno gravi problemi di manutenzione, oltre al fatto di essere ospitate in vecchi edifici spesso risalenti, a prima del 1976 – ricorda Adriana Bizzarri, responsabile scuola di Cittadinanzattiva –. Per questo è essenziale garantire indagini ed interventi tempestivi su soffitti, solai e controsoffitti oltre che una manutenzione ordinaria degli edifici. Gli interventi del Pnrr sono importanti ma insufficienti – ricorda Bizzarri –. È necessario garantire una programmazione triennale degli interventi di ristrutturazione e messa in sicurezza. Parallelamente molto di più dovrebbe esser fatto sul fronte della cultura della prevenzione e della formazione ed informazione, della popolazione studentesca, dei docenti delle famiglie, sui rischi naturali e non del nostro territorio».
Secondo l’associazione, vanno riviste anche le modalità delle prove di emergenza, includendo, oltre alle evacuazioni per rischio sismico e incendio, anche quelle per rischio alluvione. «Ben poche sono le scuole che effettuano prove di emergenza per rischio alluvione, molto più diffuso dell’incendio», sottolinea Bizzarri. Chiedendo «una norma specifica che le renda obbligatorie». «Con amarezza constatiamo come il Ministero dell’Istruzione e del Merito abbia totalmente ignorato la Giornata della sicurezza nelle scuole – conclude Bizzarri – e continui a non convocare l’Osservatorio nazionale sulla edilizia scolastica che non si riunisce da due anni affinché eserciti le sue funzioni istituzionali di indirizzo e coordinamento nell’edilizia scolastica, sia in relazione ai fondi del Pnrr che per la programmazione triennale ordinaria degli interventi, oltre che nella diffusione della cultura della sicurezza».
In occasione della Giornata, il ministro Giuseppe Valditara, ha affidato un messaggio ai social, in cui ricorda che «grazie ai fondi Pnrr e all’aggiunta di importanti risorse ministeriali si sta ristrutturando quasi il 20% del patrimonio edilizio delle scuole italiane. Stiamo lavorando anche per favorire un’applicazione del project financing in ambito scolastico», aggiunge Valditara. Con i 3,9 miliardi del Pnrr, sono previsti 2.258 interventi di ristrutturazione degli edifici scolastici.
Sulla necessità di promuovere una «vera cultura delle sicurezza», insiste la segretaria generale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, sottolineando che il 55% delle scuole italiane è stato costruito prima del 1975.
«Insieme agli interventi strutturali, sarebbe molto importante promuovere, valorizzare e condividere tutte le attività e le iniziative delle scuole sui temi della sicurezza e della prevenzione, davvero tante, realizzate anche attraverso il coinvolgimento di enti e associazioni che svolgono attività sociali», rilancia Barbacci. «Il tema della sicurezza – aggiunge – richiede un approccio di ampio respiro, non si esaurisce certo nel “mettersi in regola”, magari con la produzione di una corposa documentazione redatta da un consulente: una vera cultura della sicurezza si afferma promuovendo un modo di essere e di operare, con continuità e costanza, di tutta la comunità educante, con un pieno coinvolgimento degli alunni sin dai primi anni della loro scolarizzazione».