La Corte di giustizia europea ha
bocciato oggi il sistema delle supplenze utilizzato nella
scuola statale italiana. "La normativa italiana sui contratti
di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola è
contraria al diritto dell Unione" si legge in una nota della
Corte di giustizia Ue di Lussemburgo pubblicata oggi. "Il
rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze
permanenti e durevoli delle scuole statali non è
giustificato," si legge nella nota. "La normativa italiana non
prevede alcuna misura che limiti la durata massima totale dei
contratti o il numero dei loro rinnovi," spiega la nota,
aggiungendo inoltre che "la normativa italiana non prevede
alcuna misura diretta a prevenire il ricorso abusivo a una
successione di contratti di lavoro a tempo determinato". La sentenza odierna della Corte
segue un ricorso presentato da Raffaella Mascolo e Carla
Napolitano e altri colleghi assunti in istituti pubblici come
docenti e collaboratori amministrativi in base a contratti di
lavoro a tempo determinato stipulati in successione. Si tratta
di casi di supplenti che hanno lavorato per almeno 45 mesi,
seppure non necessariamente in modo continuato, per un periodo
di 5 anni. I supplenti hanno contestato nelle corti italiane la
legalità di tali contratti, chiedendo "la riqualificazione dei
loro contratti in rapporto di lavoro a tempo indeterminato, la
loro immissione in ruolo, il pagamento degli stipendi
corrispondenti ai periodi di interruzione tra i contratti
nonché il risarcimento del danno subito". Secondo le stime
riportate dalla Corte in una nota stampa, il personale della
scuola pubblica assunto con contratti di supplenza sarebbe tra
un terzo e due terzi del totale per quanto riguarda le
posizioni amministrative, tecniche e ausiliarie, e sarebbe tra
il 13% e il 18% della forza lavoro per quanto riguarda i
docenti per il periodo tra il 2006 e il 2011. Nella sentenza odierna la Corte sottolinea
che la normativa europea prevede che ci siano sanzioni per
prevenire e punire abusi nei contratti di lavoro e sottolinea
che non è possibile escludere il risarcimento per le vittime
di tali abusi, come invece di fatto prevede la normativa
italiana. La Corte chiede quindi che l'Italia introduca un tale
sistema, ma in nessuna parte della sentenza, tuttavia, si dice
che l'applicazione di tale sistema di risarcimenti debba essere
applicato in modo retroattivo.
La sentenza fa esultare i sindacati. "Ora 250mila precari della scuola "possono chiedere la stabilizzazione e risarcimenti per due miliardi di euro, oltre agli scatti di anzianità maturati" scrive l'Anief, l'Associazione professionale sindacale commentando la decisione della Corte di giustizia europea. Il sindacato annuncia ricorsi per l'applicazione
del principio della parità di trattamento impugnando i decreti di
ricostruzione di carriera che riconoscono solo parzialmente il
servizio pre-ruolo. "Adesso sfidiamo il Governo a dare
immediata attuazione alla sentenza stabilizzando tutti i
precari e non solo quelli iscritti nelle graduatorie a
esaurimento. Ma non ci fermiamo qui" ha detto il segretario
generale della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo. "La
Corte Giustizia Europea - ha sottolineato - ha deciso che i precari
della scuola con più di 36 mesi di servizio hanno diritto
all'assunzione a tempo indeterminato. La sentenza è destinata
a fare da apripista e dare una speranza alle centinaia di
migliaia di precari di tutte le pubbliche amministrazioni.