Attualità

GENOVA. Scolmatore, niente fondi «Così resta il pericolo»

Dino Frambati giovedì 10 novembre 2011
Se ne parla da anni, ma lo scol­matore che potrebbe mettere in sicurezza Genova è ancora lontano dall’essere realizzato. Una storia che in parte spiega il disastro. A dirlo è l’autorevole voce di chi fu sindaco della città dal 1993 al 1997: Adriano Sansa, magistrato, ora pre­sidente del Tribunale dei Minori di Genova. «Esisteva un contenzioso – ricorda – per il quale l’allora commissario pre­fettizio fu categorico nel protrarre il blocco del cantiere, sotto indagine dei magistrati per presunte tangen­ti (fu arrestato anche l’attuale go­vernatore Burlando, ndr), e nel bloc­care l’appalto alla ditta che ci lavo­rava ». Il magistrato si dice molto tur­bato per l’accaduto e dispiaciuto di non aver potuto realizzare quanto avrebbe reso più sicuro il torrente. «I contenziosi si risolsero quando non ero più sindaco. Dopo essere stato e­letto trovai quei nodi e non potevo certo intervenire dove stava lavo­rando la magistratura», ricorda rie­vocando come, proprio poco prima dell’inizio del suo mandato, c’erano state vittime per lo straripamento del Cerusa, torrente del Ponente ge­novese. «Mi recai sul posto appena eletto – ricorda Sansa – e trovai abitanti com­prensibilmente stravolti dal dolore. Mi accolsero anche in maniera mol­to accesa. Dissi che avrei fatto tutto il possibile per evitare altre cata­strofi ». Sansa ricorda che il contesto idrogeologico era il punto debole di Genova e meritava, come merita tut­tora, la principale attenzione degli amministratori. «Sono stato il pri­mo sindaco a nominare un geologo assessore all’Urbanistica, Alessan­dro Nosengo, suscitando anche qualche protesta dei costruttori. E come amministrazione ci eravamo dedicati a fogne, rivi, affluenti di af­fluenti di torrenti, investendo all’e­poca centinaia di miliardi di lire.Cre­do sia stato l’atto più importante del mio mandato. In uno studio con l’-U-S niversità di Torino i tecnici avevano persino concluso che lo scolmatore, elemento di sicurezza notevole, a­vrebbe addirittura potuto essere su­perfluo se si fossero tenuti puliti ri­vi, fogne, torrenti». In questi giorni, sconvolto per l’accaduto, «ho te­lefonato ai miei collaboratori di al­lora. Mi hanno ricordato come gli a­vessi 'rotto le scatole' su questi in­terventi, ad ogni riunione». Quelle pulizie, per l’ex sindaco, «a qualco­sa sono servite ma la situazione che trovai all’epoca era di dissesto mol­to grave». Le alluvioni degli anni successivi lo hanno confermato. Nel 2006, Berto­laso, Burlando e l’allora sindaco Pe­ricu presentarono un piano di in­tervento per mettere in sicurezza Fe­reggiano e Sturla: 9 milioni per il pri­mo, 11 per il secondo, mentre sul greto sono stati demoliti tre fabbri­cati con venti appartamenti. «Se non fosse stato fatto, venerdì ci sarebbe stata una strage», dice ora Burlan­do. Da tempo sono allo studio interventi per il torrente. Gli ostacoli sembra­no essere nei costi, come quelli per completare il tratto coperto Foce-Brignole del Bisagno: 95 milioni di euro. Occorre «elevare sensibilmen­te la portata nel tratto finale», dice Burlando. Il piano attuale «la preve­de a 1050 metri cubi al seconfo e il piano di bacino, per sicurezza asso­luta, arriva a 1300». Soglia raggiun­gibile però solo realizzando lo scol­matore che aumenta la portata di 450 metri cubi ma comporta anche un costo aggiuntivo di 250-270 mi­lioni. E a Genova ora fa paura tutto ciò che c’è nel sottosuolo, a comin­ciare dalla metropolitana.