Attualità

LA DOMENICA. Scola: «La festa e il riposo tempo da conservare»

Lorenzo Rosoli martedì 13 marzo 2012

Il riposo festivo? Uno «spazio di comunione». Da custodire. Per imparare a vivere la nostra vita come dono agli altri. «A partire dagli ultimi». È il messaggio lanciato dal cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, nell’omelia della Messa celebrata domenica nella parrocchia Immacolata Concezione in zona Giambellino, alla periferia del capoluogo lombardo. Un intervento che offre elementi di riflessione alla comunità cristiana e a quanti guardano con interesse al prossimo Incontro mondiale delle famiglie, che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno, e al tema che lo identifica, La famiglia: il lavoro e la festa. Un tema – ha ripetuto più volte Scola in questi mesi di episcopato ambrosiano – che ha un respiro non solo ecclesiale ma sociale, toccando realtà fondamentali dell’esperienza umana. Come s’è visto una volta di più nel dibattito innescato dal decreto del governo Monti sulle liberalizzazioni che prevede l’apertura dei negozi 24 ore su 24, sette giorni su sette. Domenica inclusa. Uno scenario che non riguarda solo l’Italia e che sta mobilitando Chiese e sindacati a livello europeo.Scola domenica era nella parrocchiale dell’Immacolata Concezione a presiedere la liturgia della dedicazione della chiesa e della consacrazione dell’altare, nel 50° dell’edificazione del luogo di culto e nel 25° di fondazione della parrocchia. La Chiesa, aveva detto in omelia, «è il lasciarsi convocare tutte le domeniche da Gesù sacramentato, lasciando le nostre case e convenendo nel luogo sacro per lasciarci rigenerare, attraverso la domanda di perdono, nella verità, nella bontà e nella bellezza della nostra vita quotidiana dall’avvenimento di Cristo che risorto vive in mezzo a noi».

«Niente è profano per il cristiano – ha aggiunto Scola –. Ecco l’importanza di venire nel tempio consacrato, fatto di marmi e di mura, ma nella consapevolezza che il tempio vivo siamo noi. Pensiamo all’importanza della famiglia, dell’essere sposi, genitori, pensiamo all’attenzione alla vita, alla generazione, all’accompagnare lungo tutta la vita i figli. E pensiamo – ha proseguito – anche al senso del lavoro, alla fatica di questi tempi, all’importanza del riposo festivo. È giusto conservare questo spazio che è spazio di comunione, così come la festa è un luogo sociale. Se in una famiglia il papà fa riposo un giorno, la mamma un altro, il figlio un altro ancora non si attinge il riposo in senso forte. Dentro le condizioni della vita, come ci ricorderà il VII Incontro mondiale delle famiglie, dobbiamo portare la forma eucaristica, cioè il dono di noi stessi alle persone che ci sono vicine secondo la legge della prossimità, arrivando a condividere i bisogni più radicali di quanti sono nella prova sia materiale che spirituale, a partire dagli ultimi». Ecco il senso della festa. «I criteri del vero culto sono la conferma nella fede e nell’amore».