Attualità

La protesta. Sciopero dei taxi: «No al decreto sulle nuove licenze»

Fulvio Fulvi martedì 10 ottobre 2023

Lo sciopero dei tassisti a Torino

Disagi oggi, soprattutto nelle grandi città, per lo sciopero dei taxi proclamato dai sindacati di base e da altre sigle contro le norme contenute nel “decreto asset”. Altre ventiquatt’ore di passione e di caos nel traffico cittadino dopo quella di ieri caratterizzata dall’astensione dal lavoro dei dipendenti dei trasporti pubblici locali che ha causato disagi soprattutto ai pendolari. Da stamattina presto, nelle pensiline davanti alle principali stazioni ferroviarie e agli aeroporti, lunghe code di utenti attendevano le poche auto bianche in servizio

I MOTIVI DELLO SCIOPERO

Tra le norme del decreto più contestate dagli addetti al settore c’è quella che consente ai sindaci di aumentare del 20% il numero delle licenze per sopperire alle carenze del servizio sul territorio. Secondo i tassisti questo però non basta a risolvere i problemi: il governo, secondo le organizzazioni di categoria, deve provvedere invece attraverso decreti attuativi, a istituire il registro elettronico nazionale per censire mezzi e operatori, il foglio di servizio dei noleggiatori e la regolamentazione delle app, che finora non hanno un coordinamento. “Ma di tutto questo non è stato fatto nulla”, specifica Roberto Sulpizi, presidente della Cooperativa Taxi di Torino che raggruppa circa il 93% della flotta. Il nodo più aggrovigliato, comunque, resta quello dell’allargamento della platea degli operatori: l’incremento delle concessioni, insomma, criticato da Usb e da altri sindacati dei tassisti i quali protestano anche perché i sindaci, soprattutto quelli di Roma e Milano, vorrebbero superare la quota stabilita dal decreto con licenze stagionali e procedere alle autorizzazioni senza la “necessaria” gradualità, con “infornate” da 1.550, come vorrebbe Gualtieri nella capitale, e da 1.000 licenze come prospettato da Sala per il capoluogo lombardo. “Tante licenze tutte insieme è una follia, è da incoscienti” hanno replicato i sindacati. Inoltre, c’è la questione delle tariffe “ferme da anni, senza nemmeno seguire gli aumenti Istat”.

In ogni caso, “è uno sciopero poco comprensibile” ha dichiarato il ministro delle Imprese, Adolfo Urso.