Caos. Lo sciopero della benzina si fa, ma sindacati divisi: chi un giorno, chi due
Benzinai in sciopero
«Troppo poco e troppo tardi». I sindacati dei benzinai respingono l’ultimo tentativo di mediazione lanciato ieri dal governo a poche ore dalla serrata dei distributori, per protesta contro il decreto trasparenza. La convocazione in extremis da parte del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, non ha centrato se non marginalmente l’obiettivo di «ridurre i disagi per i cittadini» dal momento che due delle tre sigle che rappresentano i gestori, Fegica e Figisc, hanno confermato lo stop di 48 ore mentre la terza, la Faib, non l’ha revocato ma ridotto a un giorno.
Così ieri sera dalle 19 è scattato lo sciopero sulla rete stradale e dalle 22 su quella autostradale (blocco che, va ricordato, non riguarda gli impianti gestiti direttamente dalle compagnie petrolifere). Se la vertenza benzina non si compone, intanto il governo prende tempo su un’altra questione controversa, quella dei balneari. Si è deciso infatti di prorogare di 3-4 mesi la durata della delega che dovrà riformare le concessioni sulle spiagge italiane, un settore che secondo la Ue e in base a una sentenza del Consiglio di Stato deve essere messo a concorrenza.
Tornando ai carburanti, nel corso dell’incontro il ministro ha messo sul tavolo una ulteriore riduzione delle sanzioni per chi non rispetta le regole sulla comunicazione dei prezzi di carburante e promesso una rapida convocazione di un tavolo di confronto per affrontare i problemi del settore.
Ma, appunto, l’offerta è stata considerata insufficiente dai sindacati, che rimproverano al governo di avere accusato i benzinai di speculazione sui prezzi mentre all’origine dei rincari scattati in gennaio c’è l’aumento delle accise. Il punto della discordia riguardo al decreto è relativo all’obbligo di esporre accanto al prezzo praticato alla pompa anche il prezzo medio regionale, misura che punta a «favorire la massima trasparenza a beneficio di tutti gli attori», ha confermato il ministro nel corso dell’incontro e che i gestori considerano invece una inutile incombenza.
I gestori hanno ricevuto anche la «piena solidarietà» da arte di Assopetroli-Assoenergia, l’associazione che rappresenta le aziende proprietarie di oltre metà delle stazioni di servizio stradali e che ha parlato di «ingiusta campagna di criminalizzazione delle imprese, accusate contro ogni evidenza numerica, di speculare sui prezzi».
A proposito di listini, ieri sulla rete è tornato il segno più, come spiega Quotidiano Energia: «con le quotazioni internazionali ancora in rialzo su benzina e diesel, a muoversi sono Eni, IP e Tamoil con +2 centesimi sui prezzi raccomandati di entrambi i carburanti. Il prezzo medio nazionale della benzina in modalità self è ora a 1,846 euro al litro, quello del diesel fermo a 1,890. Sul servito si sale a 1,986 euro al litro per la benzina e a 2,085 per il diesel.
«Troppo poco e troppo tardi per revocare lo sciopero», hanno detto dopo l’incontro i presidenti di Fegica e Figisc/Anisa, osservando che il tentativo del ministro «peraltro apprezzato», non riesce a incidere «con la necessaria concretezza» sulle misure del decreto. Di avviso diverso la Faib, che ha detto di aver «ritenuto positive le aperture presentate e già formalizzate con un emendamento al decreto legge» e deciso di ridurre a un solo giorno la mobilitazione, ma non di annullarla. Il tavolo sul riordino del settore, ha assicurato Urso, comunque andrà avanti. Critiche dall’opposizione. Secondo il M5s, la «conferma dello sciopero dopo l'ennesima infruttuosa interlocuzione, è la comica finale di una goffa pantomima portata avanti dall’esecutivo».
Intanto il governo ha deciso di prorogare i tempi per esercitare la delega prevista dal disegno di legge concorrenza sulle concessioni balneari. Si tratta del compromesso raggiunto all'interno della maggioranza e con l'Europa sul delicato fronte dei bandi per le spiagge. Gli imprenditori saranno sentiti e a lavorare alla soluzione sarà un tavolo interministeriale che verrà convocato «in tempi brevissimi». Nel frattempo verrà posticipata da febbraio alla primavera la scadenza per il governo per mettere mano a un decreto legislativo più complessivo sulle concessioni.