La sfida. Confronto tv, chi lo ospiterà? E Schlein “punge” Meloni: «Non mi fa paura»
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Il faccia a faccia tra la premier Giorgia Meloni e la leader del Pd Elly Schlein fa gola alle tv pubbliche e private e dopo Bruno Vespa su Rai1, La7 e Sky, si fa avanti anche Mediaset con il Tg5 che «offre uno speciale in onda subito dopo il telegiornale delle 20 o in prima serata». Ma, spiega in una nota l’emittente ammiraglia del gruppo, «anche tutti gli altri approfondimenti in prime time sono disponibili a ospitare l’eventuale confronto» garantendo «uno spazio indipendente, pluralista ed equilibrato».
L’idea del “duello” televisivo, lanciata dalla segretaria dem dopo il rifiuto a partecipare alla festa di Fdi Atreju, si è fatta concreta dopo che Meloni l’ha rilanciata alla conferenza stampa del 4 gennaio, in cui di fatto si è scelta Schlein come antagonista, in qualità di responsabile del più grande partito di opposizione. Uno scontro al femminile che la segretaria del Pd dice di non temere affatto: «Ho lanciato io la sfida a Meloni sul merito - spiega la leader Pd in un’intervista a la Repubblica -. Non mi fa nessuna paura». Anche se, aggiunge, il confronto in tv «non sostituisce quello in Parlamento». Ma Schlein ha diversi temi su cui vorrebbe incalzare la presidente del Consiglio, per smentire, dice, le tante «bugie», compresa quella del complotto, il «vittimismo» e la difesa dell’indifendibile».
Quanto alla sfida che potrebbe avvenire sulla candidatura di entrambe come capolista dei rispettivi partiti alle europee, per la segretaria del Pd il tema è ancora allo studio. Da tempo al Nazareno si valutano i pro e i contro, tra cui quello di vedere eletta una squadra al maschile, per la regola dell’alternanza, se fosse Schlein a guidare i suoi. Ieri, sentito da Qn, il presidente del partito Stefano Bonaccini ha spiegato che, nel caso la leader sciogliesse la riserva in senso affermativo in una logica di spirito di servizio, potrebbe comunque mettersi in testa a una parte delle liste e non a tutte, visto che «il Pd dispone di una classe dirigente credibile nei territori». E se comunque «la valutazione spetta anzitutto a lei», per il governatore dell’Emilia, «non siamo il partito di un capo, di un uomo o una donna sola al comando». Esattamente al contrario di Fdi che, «a mio parere - secondo Bonaccini - ha invece il problema opposto, perché rappresenta la guida monocratica di un partito che non brilla per gli esponenti che può mettere in gioco e che, a volte, sono motivo di imbarazzo per la premier».