Intervista. Schlein: «Destra pasticciona senza visione, in piazza per l’alternativa»
Elly Schlein
Le emergenze che si abbattono sul pianeta, dalle guerre agli sconvolgimenti climatici, i risvolti nel nostro Paese, la manovra e le iniziative del governo come le riforme, compattano come mai prima il Pd, proiettato verso le scadenze elettorali, con l’obiettivo di “pesarsi” alle Europee. Un’occasione per la segretaria Elly Schlein di dare una direzione e un’identità al primo partito di opposizione e soprattutto di rafforzare un consenso che comunque - i dem ne sono ben consci - necessita di un quadro di alleanze per proporsi come alternativa alla destra.
Il Pd torna in piazza sabato 11, con una “sua” manifestazione. Tanti temi tutti insieme è una scelta inusuale. Cosa vi ha fatto decidere in questo senso?
Facciamo quello che non fa il governo: avere una visione del futuro del Paese. La pace e la giustizia sociale e climatica sono strettamente intrecciate, questa consapevolezza c’è nella società e anche nell’innovazione straordinaria dell’Enciclica Laudato si’ è della più recente esortazione Laudate Deum. Sarà una piazza aperta a chi vuole difendere la sanità pubblica dai tagli, lottare per il diritto allo studio e il salario minimo, contro la precarietà e tutte le discriminazioni, accompagnare il Paese nella conversione ecologica. Una piazza per chiedere la pace, un cessate il fuoco umanitario per liberare gli ostaggi, fornire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza e fermare il massacro di civili.
La guerra in Medio Oriente è ancora più divisiva di quella ucraina. Le fratture non solo in Italia sono forti. Si aspettava questo rigurgito antisemita?
L’aumento dell’antisemitismo è estremamente preoccupante e va contrastato in ogni sua odiosa forma. È come se la storia non ci avesse insegnato nulla. E bisogna contrastare culturalmente chi soffia sull’idea di uno scontro di civiltà, dietro cui spesso si cela l’islamofobia. Serve invece riprendere il filo del dialogo interreligioso, educare alle differenze sin dalle scuole e rilanciare il percorso di pace verso i due popoli e due Stati che devono esistere in pace e in sicurezza, sapendo che uno esiste già e l’altro va ancora pienamente riconosciuto.
Crede che la telefonata-scherzo alla presidente del Consiglio abbia minato la credibilità del Paese?
Non so se sia peggio la grave falla emersa nel filtro diplomatico delle comunicazioni che attengono alla sicurezza nazionale o il tentativo della maggioranza di arrampicarsi sugli specchi per minimizzare un fatto che ha messo a rischio la credibilità internazionale del Paese. Sembra che i veri comici siano al governo. Qualcuno potrebbe pensare che sia facile fare breccia nella sicurezza nazionale, per questo abbiamo chiesto a Giorgia Meloni di venire a rassicurare il Parlamento e il Paese che fatti simili non si ripetano.
Meloni aveva pochi fondi per la manovra e ha detto di aver fatto scelte mirate. Dove li avrebbe destinati lei?
Stanno smantellando la sanità pubblica. Mentre si allungano a dismisura le liste di attesa, Giorgia Meloni vuole una sanità in cui chi può permetterselo salta la fila andando al privato e invece i poveri stanno rinunciando a curarsi. Bisogna investire molto di più sulle “case della comunità”, sulla non autosufficienza, sulla salute mentale e sull’assistenza domiciliare. Così come contestiamo i tagli sui servizi alle persone con disabilità. È una manovra iniqua e senza futuro, guarda a scavalcare le europee: non c’è nulla sulle imprese, niente sul diritto allo studio e alla casa, fanno cassa sulle pensioni e aumentano tasse sui pannolini.
La premier insiste sul “piano Mattei”. Che ne pensa?
Ha detto bene Bersani: per dare lustro a una scatola vuota le hanno dato il nome di un partigiano. Non c’è un vero piano, non ci sono le risorse né i progetti, è solo altro accentramento di potere verso Palazzo Chigi, pericoloso per come interviene sulla legge sulla cooperazione internazionale. L’Italia dovrebbe impegnarsi a raggiungere l’obiettivo dello 0,7% del reddito nazionale lordo da destinare alla cooperazione, ma pare che a Meloni interessi solo fare accordi con governi poco democratici per fermare i flussi di migranti, calpestandone i diritti.
Come vede questa “svolta” del premierato? Può davvero la presidente del Consiglio sostenere che non sono state toccate le prerogative del capo dello Stato?
È una riforma pasticciata e pericolosa, presentata ora come distrazione di massa dalle promesse tradite della manovra e dalla mancanza di risposte sul terreno economico e sociale, mentre le diseguaglianze aumentano. Stravolge la Repubblica parlamentare, indebolisce il Parlamento e le prerogative del presidente della Repubblica, che è l’istituzione che ha garantito maggiore stabilità e credibilità al Paese.
Il Pd si siederà al tavolo per provare a modificare il testo o sceglierete l’”Aventino”?
Avevamo proposto la sfiducia costruttiva, un limite ai decreti d’urgenza, la riforma della legge elettorale per ridare ai cittadini potere di scelta dei rappresentanti. Ma nella loro proposta non c’è niente di tutto questo, solo la storica voglia della destra di un capo solo al comando. Noi la contrasteremo con ogni strumento a disposizione in Parlamento e anche fuori.
Avete molti argomenti su cui contrastare il governo insieme alle opposizioni. Ma al dunque, riuscirete a restare uniti per le amministrative?
Sul salario minimo abbiamo unito le forze e siamo stati più efficaci, spero lo faremo anche sulla sanità pubblica e su altre sfide comuni. Il Partito democratico lavora in tutti i territori in modo aperto e unitario verso le altre opposizioni, sentiamo la responsabilità di costruire sui temi concreti - non su formule astratte - delle coalizioni ampie attorno a candidature credibili, per battere insieme le destre e dimostrare che c’è un’alternativa alle politiche sbagliate del governo Meloni. A Foggia abbiamo vinto così.
Meloni l’ha attaccata sul maltempo, accusandola di strumentalizzare il dramma della Toscana. È stata fraintesa?
Anziché perdere tempo ad attaccare l’opposizione, dovrebbe impegnarsi a mettere nella manovra le risorse per i ristori alle comunità colpite dalle alluvioni. Imprese e famiglie romagnole stanno ancora aspettando da maggio ciò che aveva promesso nelle sue passerelle con gli stivali nel fango. Non vogliamo vedere lo stesso film per chi ha perso tutto in questi giorni in Toscana, cui siamo vicini. Nella manovra non c’è nulla sul clima, poi si offendono se dico che negano l’emergenza, tagliano sulla prevenzione e bloccano le rinnovabili. Ci smentiscano con i fatti, il loro vittimismo non aiuta il Paese ad affrontare le sfide che il futuro ci pone.