Attualità

Sanità. Paghe e carichi di lavoro: al via il confronto per fermare l'esodo di medici

Enrico Negrotti mercoledì 5 luglio 2023

Saranno aperti tavoli tecnici per affrontare i problemi più urgenti

Apertura di credito con riserva di verifica da parte dei sindacati medici verso il ministro della Salute, Orazio Schillaci, dopo le crescenti proteste del mondo sanitario pubblico, culminate nella manifestazione del 24 giugno scorso a Roma.

L’incontro di ieri al ministero della Salute in Lungotevere Ripa «è stato senz’altro positivo» osserva Guido Quidi (presidente di Cimo-Fesmed) e il segretario generale di Anaao-Assomed, Pierino Di Silverio aggiunge: «Siamo fiduciosi della volontà del ministro di fare bene, anche se il lavoro da fare è tantissimo e il tempo poco».

Paghe insoddisfacenti, carichi burocratici, condizioni di lavoro stressanti, in particolare in relazione agli orari, ma anche questioni normative, sono alcune dei principali motivi di insoddisfazione dei dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) che sta depauperandosi di personale, attratto da impieghi nel privato, nelle cooperative o addirittura all’estero. Schillaci ha promesso l’apertura di tavoli tecnici con i sindacati per affrontare i nodi più urgenti.
Ma il dialogo è appena iniziato e il confronto caldo riguarda la trattativa in corso all’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) per il rinnovo del contratto di lavoro, la cui prima bozza è stata “bocciata” dai sindacati. Ma dopo l’incontro di ieri pomeriggio, il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, si è detto fiducioso di poter firmare il nuovo contratto prima della pausa estiva, con quattro incontri serrati: il 17, 18, 25 e 26 luglio.

Nell'incontro di ieri mattina «sono stati ribaditi al ministro gli ambiti, sia legislativi che contrattuali, per i quali è necessario e urgente un immediato intervento», spiegano in una nota i rappresentanti dell’Intersindacale medica, che comprende Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil, Fvm (Federazione veteterinari e medici), Uil Fpl, Cisl medici.

I punti sono: abolizione del tetto di spesa per l’assunzione di personale; riforma del Dm 70; riforma della
legge 502 che proponga nuovi modelli organizzativi del sistema; congruo finanziamento del prossimo contratto valido per il triennio 2022-24; defiscalizzazione di parte del salario; intervento diretto che incida sulle condizioni di lavoro nel contratto in discussione in queste settimane; incentivi immediati per trattenere i colleghi nel servizio pubblico rendendo competitivo il confronto con le cooperative; finanziamento dell’indennità di specificità per il resto della dirigenza; finanziamento delle specializzazioni non mediche».
Come si vede, un ampio ventaglio di problemi che assillano il mondo dei lavoratori della sanità. Di fronte alle richieste, ha detto Di Silverio, «il ministro Schillaci si è impegnato a trovare più risorse per il prossimo contratto nazionale e si è impegnato anche a costituire tavoli tecnici per affrontare alcune tematiche che riguardano riforme legislative. A partire dall’abbattimento del tetto di spesa del personale». E a «fare il possibile – ha aggiunto Quici – affinché le ingenti risorse utilizzate dalle aziende per retribuire i medici a gettone siano spostate dalla voce “beni e servizi” a quella per il personale dipendente, in modo da incentivare retribuzioni e assunzioni».
Da parte sua Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, puntualizza: «L’unico vero impegno che oggi registriamo da parte del ministro Schillaci è quello preso di intervenire sulle Regioni per affrontare i punti del contratto ancora irrisolti tra cui l’extraorario lavorato non pagato che oggi costringe i medici del Ssn a regalare ore ai servizi, e l’equiparazione delle retribuzioni per dirigenti sanitari e delle professioni sanitarie con particolare riferimento a indennità di specificità e di esclusività. Ora attendiamo un ritorno da Regioni e Aran».
«Riteniamo il ministro Schillaci un nostro alleato» ha detto ancora Di Silverio, chiedendogli – in vista rinnovo contrattuale – di «fare pressione sul Mef e sulle Regioni: non possiamo più fare prestazioni gratuite in carenza di personale».
Nelle trattative in corso per il rinnovo del contratto del triennio 2019-21, netta è la richiesta del Sindacato medici italiani (Smi): «Non condividiamo – sottolinea la segretaria generale Pina Onotri – la scelta della parte pubblica di prevedere per il rinnovo del contratto della dirigenza sanitaria aumenti stipendiali del 4,5% a fronte di una inflazione del 12%. Gli stipendi dell’area della dirigenza sanitaria devono essere equiparati a quelli dei colleghi europei per rispondere alla grave crisi della professione».
Inoltre c’è una questione che riguarda la conciliazione vita-lavoro per le donne medico: «In questo senso – lamenta ancora Onotri – appare incompressibile che, al Tavolo ministeriale finalizzato a rafforzare l’integrazione tra ospedale e territorio, su 18 componenti non sia prevista nemmeno una donna».
In conclusione, segnala una nota dell’Intersindacale medica, «il ministro ha ben compreso l’urgenza delle nostre richieste», ma è atteso al varco: «Ci aspettiamo che alla disponibilità seguano fatti concreti sulle questioni più urgenti. Il primo banco di prova è il contratto in discussione all’Aran e successivamente la prossima legge finanziaria e tutte le altre opportunità legislative che potranno accogliere le nostre richieste».

E proprio ne pomeriggio è ripartita la trattativa per il contratto: «Abbiamo consegnato alle organizzazioni sindacali – ha detto il presidente di Aran, Antonio Naddeo – il testo completo con tutti gli elementi della bozza di contratto (Ccnl Sanità 2019-2021) e sono stati affrontati, in particolare e positivamente, i temi delle relazioni sindacali e del rapporto di lavoro, a partire dal contratto individuale».
«Abbiamo chiesto – riferisce Guido Quici – di migliorare la definizione della sede di lavoro, proponendo la formulazione “sede e unità operativa di assegnazione dell’attività lavorativa” in modo da evitare il rischio che ai medici sia chiesto di lavorare in tutti i presidi dell’azienda».

«Siamo vicini a una sintesi sul tema delle relazioni sindacali», ha aggiunto Di Silverio, mentre non si è ancora parlato dell’orario di lavoro». La partita è aperta.