Sanità. Paghe e carichi di lavoro: al via il confronto per fermare l'esodo di medici
Saranno aperti tavoli tecnici per affrontare i problemi più urgenti
Apertura di credito con riserva di verifica da parte dei sindacati medici verso il ministro della Salute, Orazio Schillaci, dopo le crescenti proteste del mondo sanitario pubblico, culminate nella manifestazione del 24 giugno scorso a Roma.
L’incontro di ieri al ministero della Salute in Lungotevere Ripa «è stato senz’altro positivo» osserva Guido Quidi (presidente di Cimo-Fesmed) e il segretario generale di Anaao-Assomed, Pierino Di Silverio aggiunge: «Siamo fiduciosi della volontà del ministro di fare bene, anche se il lavoro da fare è tantissimo e il tempo poco».
Nell'incontro di ieri mattina «sono stati ribaditi al ministro gli ambiti, sia legislativi che contrattuali, per i quali è necessario e urgente un immediato intervento», spiegano in una nota i rappresentanti dell’Intersindacale medica, che comprende Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Aaroi-Emac, Fassid, Fp Cgil, Fvm (Federazione veteterinari e medici), Uil Fpl, Cisl medici.
Da parte sua Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, puntualizza: «L’unico vero impegno che oggi registriamo da parte del ministro Schillaci è quello preso di intervenire sulle Regioni per affrontare i punti del contratto ancora irrisolti tra cui l’extraorario lavorato non pagato che oggi costringe i medici del Ssn a regalare ore ai servizi, e l’equiparazione delle retribuzioni per dirigenti sanitari e delle professioni sanitarie con particolare riferimento a indennità di specificità e di esclusività. Ora attendiamo un ritorno da Regioni e Aran».
«Riteniamo il ministro Schillaci un nostro alleato» ha detto ancora Di Silverio, chiedendogli – in vista rinnovo contrattuale – di «fare pressione sul Mef e sulle Regioni: non possiamo più fare prestazioni gratuite in carenza di personale».
Nelle trattative in corso per il rinnovo del contratto del triennio 2019-21, netta è la richiesta del Sindacato medici italiani (Smi): «Non condividiamo – sottolinea la segretaria generale Pina Onotri – la scelta della parte pubblica di prevedere per il rinnovo del contratto della dirigenza sanitaria aumenti stipendiali del 4,5% a fronte di una inflazione del 12%. Gli stipendi dell’area della dirigenza sanitaria devono essere equiparati a quelli dei colleghi europei per rispondere alla grave crisi della professione».
In conclusione, segnala una nota dell’Intersindacale medica, «il ministro ha ben compreso l’urgenza delle nostre richieste», ma è atteso al varco: «Ci aspettiamo che alla disponibilità seguano fatti concreti sulle questioni più urgenti. Il primo banco di prova è il contratto in discussione all’Aran e successivamente la prossima legge finanziaria e tutte le altre opportunità legislative che potranno accogliere le nostre richieste».
E proprio ne pomeriggio è ripartita la trattativa per il contratto: «Abbiamo consegnato alle organizzazioni sindacali – ha detto il presidente di Aran, Antonio Naddeo – il testo completo con tutti gli elementi della bozza di contratto (Ccnl Sanità 2019-2021) e sono stati affrontati, in particolare e positivamente, i temi delle relazioni sindacali e del rapporto di lavoro, a partire dal contratto individuale».
«Abbiamo chiesto – riferisce Guido Quici – di migliorare la definizione della sede di lavoro, proponendo la formulazione “sede e unità operativa di assegnazione dell’attività lavorativa” in modo da evitare il rischio che ai medici sia chiesto di lavorare in tutti i presidi dell’azienda».
«Siamo vicini a una sintesi sul tema delle relazioni sindacali», ha aggiunto Di Silverio, mentre non si è ancora parlato dell’orario di lavoro». La partita è aperta.