Lesioni personali colpose. È l’ipotesi di reato contenuta nel fascicolo aperto dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello contro la multinazionale del farmaco Boehringer. La querela è di un pensionato torinese di 70 anni, affetto dal morbo di Parkinson, diventato giocatore d’azzardo compulsivo per aver assunto un farmaco prodotto dall’azienda, il Mirapexin. Nell’arco di qualche anno l’uomo, sposato e con un figlio, ha dilapidato un patrimonio di 300 mila euro giocando alle slot-machine, ai videopoker e al bingo. L’uomo ha iniziato ad assumere del farmaco, il cui principio attivo è il pramipexolo, nel ’99. Un anno dopo, ha cominciato a cambiare interessi e carattere, passando tutto il giorno fuori casa e sviluppando un’attrazione irresistibile verso il gioco d’azzardo a cui, precisa Guariniello, «fino ad allora non aveva mai prestato interesse». Gli effetti collaterali di un farmaco hanno distrutto la sua vita. «È il caso di un processo penale abbastanza unico nel suo genere. Tuttavia – riconosce Guariniello – in letteratura scientifica, i possibili effetti di questo farmaco erano già conosciuti, come ricostruisce una nota inviatami dall’Aifa». L’Agenzia del farmaco aveva segnalato il fenomeno già nel 2000, mentre nel 2005 l’Ue aveva chiesto agli Stati di far specificare nelle confezioni del prodotto i suoi rischi. Proprio questo è il punto: l’indagine in corso dovrà verificare se i bugiardini contenevano le indicazioni corrette «per dare informazioni ai medici e ai pazienti: l’uomo in questione non sapeva nulla di ciò a cui sarebbe andato incontro», sostiene il magistrato. Un caso molto simile era già arrivato davanti al tribunale di Viareggio nel febbraio 2011: anche in quel caso, un pensionato sottoposto a una terapia anti-parkinsoniana si era trasformato in un giocatore compulsivo, dando fondo alle proprie finanze. Secondo lo psichiatra Donato Munno, che all’ospedale Molinette di Torino dirige l’ambulatorio, nato due anni fa, dedicato alle nuove dipendenze, per esempio da gioco, shopping, Facebook, l’effetto del farmaco «era già ampiamente noto. Tutti i neurologi lo sanno e devono mettere al corrente i loro pazienti dei possibili rischi». In pratica, «il farmaco fa aumentare la dopamina e così chi l’assume non riesce a controllare gli impulsi, esattamente come capita ai tossicodipendenti». Un effetto, però, su cui influiscono «fattori psicologici, ambientali e culturali». Munno ha avuto in cura due pazienti – un assicuratore di mezza età e una donna anziana – che, dopo aver assunto il farmaco, avevano sviluppato una «propensione patologica al gioco. L’uomo – racconta Munno – aveva fatto causa alla struttura sanitaria che gli aveva prescritto il farmaco». L’azienda sotto indagine, il cui quartier generale per l’Italia è a Milano, diceva ieri di non aver ancora ricevuto nessuna notifica ufficiale. Marina Guffanti, rappresentante legale della Boehringer, sostiene che «l’azienda ha avviato le procedure con l’Aifa per segnalare nel bugiardino la possibile dipendenza da gioco nel 2004. Le modifiche sono state apportate nel 2005».