Attualità

IMMIGRAZIONE. Rosarno, Cei: «Razzismo? No, è una lotta tra poveri»

martedì 12 gennaio 2010
«Io di razzismo in Italia non ne ho trovato troppo, piuttosto alcune forme di xenofobia, ma legati a momenti particolari, all'esplosione di tipici problemi sociali». Lo ha affermato mons. Bruno Schettino, presidente della Commissione Cei per le migrazioni nel corso di una conferenza stampa di presentazione della Giornata mondiale dei migranti che la Chiesa celebrerà domenica 17 gennaio. "Occorre - ha detto comunque Schettino - ricreare un  clima di maggiore e migliore accoglienza, superando le tantazioni di xenofobia che produce paura, mortificazione dell'uomo, perdita di speranza"."Gli episodi ultimi, quelli di Rosarno - ha quindi detto il rappresentante dei vescovi italiani -  hanno messo in evidenza la debolezza del sistema di accoglienza e di integrazione. È stata una lotta tra poveri e chi maggiormente è stato sconfitto è stato il più povero: l'immigrato". Quindi ha aggiunto: "Contro ogni forma di sfruttamento anche da parte della malavita organizzata occorre essere attenti e non lasciarsi coinvolgere, ma denunciare ed entrare sempre nel clima della legalità"."L'immigrazione - ha ricordato mons. Schettino citando il Papa - è un problema umano, profondamente umano". "La Chiesa, che è esperta in umanità, ha una profonda sollecitudine per questa realtà". Il presule ha quindi citato anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano per il suo richiamo a legalità e solidarietà- "Legalità e solidarietà - ha detto - possono stare insieme. Se ci sono momenti di frizione si risolvono positivamente. Il problema non è tanto l'accoglienza - facile - ma l'integrazione che non avviene nella prima generazione. Da questo travaglio drammatico - ha auspicato - deve nascere una convivenza serena".Quanto poi al tema della cittadinanza, "voglio ricordare - ha proseguito Schettino - che la tendenza è quella dell'accoglienza dello ius soli per una cittadinanza offerta con delle condizioni particolari". C'è dunque un favore per la cittadinanza data ai bambini nati sul suolo italiano. "Noi non possiamo entrare nei fattori tecnici - ha aggiunto Schettino - però è anche vero che il senso di profonda humanitas fa sì che noi desideriamo che si arrivi anche alla  formulazione di un principio di cittadinanza che sia veramente favorevole. Con delle condizioni - ha specificato -: la conoscenza della lingua italiana, della Carta costituzionale, e la presenza sul territorio nazionale" condizioni per cui, ha concluso, "diventa  anche più sicura e più certa la possibilità della cittadinanza".