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LA SCHEDA. Italicum, gli otto nodi della legge elettorale

Marco Iasevoli giovedì 30 gennaio 2014

IL PREMIOChi arriva al 37% ha maggioranzaoppure scatta il ballottaggioLa nuova intesa alza dal 35 al 37 per cento la soglia minima che una coalizione o un partito deve raggiungere per incassare il premio del 15 per cento. In ogni caso, chi vince non potrà andare oltre il 55 per cento dei seggi. Al Senato la soglia potrebbe passare al 38. L’innalzamento è dovuto ai dubbi di costituzionalità emersi anche dal Colle: la vecchia soglia del 35, unita alla soglia alta per i partiti piccoli (ora passata dal 5 al 4,5) avrebbe portato al paradosso per cui un partito grande, con il 20-25 per cento, si sarebbe trovato a "mangiarsi" da solo il premio di maggioranza. Con il bicameralismo perfetto l’Italicum non assicura governabilità. Ci potranno essere due maggioranze diverse alla Camera e al Senato. E ci potrebbero essere anche due ballottaggi "schizofrenici". Un esempio con i sondaggi attuali: Pd contro M5S per Montecitorio, Pd contro centrodestra per Palazzo Madama.I COLLEGILodo Renzi: 45 giorni per riscriverli. In tempo per votare con le Europee?Su un emendamento la renziana di ferro Maria Elena Boschi si è battuta con molta energia: il governo ha 45 giorni di tempo per ridisegnare i collegi, con ampio controllo parlamentare. Una soluzione che ha posto fine al braccio di ferro tra Camere e Viminale sul "chi" dovesse tracciare le nuove aree di voto. Ma la minoranza Pd e i piccoli partiti, sul punto, hanno un retropensiero: nella prima versione la delega durava 90 giorni. Il dimezzamento puzza di bruciato. Se il Senato approvasse l’Italicum senza modifiche entro fine febbraio, il governo consegnerebbe i collegi entro metà aprile, ancora in tempo per correre (proprio sul filo...) al voto a fine maggio insieme alle Europee, o giù di lì. Ma le vie parlamentari, si sa, non concedono certezze così granitiche. E Renzi nega con tutta la forza questo scenario.I TERRITORIALIIl Cav incassa il salva-Lega ma i "piccoli" insorgonoLa formula non è ancora chiarissima, ma la sostanza politica è chiara: la Lega ha ottenuto una clausola che salvaguarda il tradizionale asse di centrodestra. Il partito di Maroni parteciperà alla ripartizione dei seggi se supererà il 9 per cento (altri ieri dicevano il 7 o l’8) in almeno tre regioni o il 5 per cento in un tot di circoscrizioni. Una concessione che Renzi ha dovuto subire per smuovere al ribasso le soglie di sbarramento. Ma la minoranza Pd, Alfano, montiani, popolari e Sel annunciano battaglia: in pratica il Carroccio rischia di entrare in Parlamento con molti meno voti, in termini assoluti, rispetto alle formazioni più piccole che però hanno rappresentanza sull’intero territorio nazionale. Per i cuperliani si tratta di un vero e proprio autogol, perché allo stato Forza Italia blinda l’asse con la Lega e il Pd mette fuori dai giochi Vendola.

LA SOGLIAI "coalizzati" devono arrivare al 4,5%: Alfano più sicuro, Vendola noL’ampio fronte che chiedeva di abbassare la soglia di sbarramento per i partiti che corrono in coalizione ha incassato un risultato: invece del 5 per cento, devono raggiungere il 4,5. Mezzo punto in meno, che il Senato potrebbe ritoccare ancora raggiungendo la fatidica "quota 4". In concreto cosa significa? Che Alfano ha in cassaforte la possibilità di essere decisivo nella coalizione con Forza Italia, mentre Renzi, mostrando sostanziale insensibilità alla vicenda, ha chiarito una volta per tutte che il suo Pd è a vocazione maggioritaria. Tradotto: Vendola o chiunque volesse allearsi con lui (a sinistra o al centro) dovrebbe scegliere di farsi annettere, altrimenti gli porterebbe acqua al mulino senza incassare niente. Ma attenzione: la soglia del 4,5 sarebbe raggiungibile per un nuovo partito fatto da Sel più sinistra Pd.LE CANDIDATUREI leader potranno presentarsi in più collegi e poi scegliere il seggioLa clausola l’ha voluta Alfano, ma Renzi (e Berlusconi, seppure non interessato in prima persona perché incandidabile) l’ha lasciato fare perché fa molto comodo anche a lui. Le candidature multiple, in principio non previste dall’accordo, tornano seppure in modalità "soft". I leader, o altri esponenti di partito che possono trainare il partito, avranno la possibilità di candidarsi in 4-5 collegi (anche qui si attende il testo definitivo che entrerà in Aula). La norma ha anche un obiettivo più "venale": con la ripartizione nazionale dei seggi, essere presenti in più collegi consentirà alle "prime donne" della formazioni politiche medio-piccole di avere più possibilità di entrare in Parlamento. Va da sé che le candidature multiple escludono il principio per cui in un dato collegio possono esserci solo politici di quel territorio.I NOMILe liste restano bloccate (per ora). E le primarie soltanto facoltativeIl "partito delle preferenze" per il momento ha perso. Può agire ancora a voto segreto nell’Aula di Montecitorio, o provare il blitz al Senato dove i numeri sono sempre sul filo. Ma al momento pare che la minoranza Pd e gli alfaniani, nonostante le dichiarazioni roboanti («La battaglia continua...») abbiano incassato il risultato sulle soglie e abbassato la guardia sulle preferenze. D’altra parte, se Renzi cedesse, Berlusconi sarebbe pronto a far saltare il tavolo. Restano dunque i listini bloccati: per ogni collegio ogni partito metterà in campo tra i 3 e i 6 candidati, in base ai seggi disponibili in quell’area. Il Pd ha promesso che farà le primarie per sceglierli, e ieri nel ddl sul finanziamento ai partiti è stato introdotto il criterio delle "primarie facoltative" già utilizzato in Toscana: ma chi non le fa al massimo incassa qualche soldo in meno dal nuovo sistema di finanziamento del 2 per mille.I "SOLITARI"Il picco dell'8% per chi corre solo: sarà questa la nuova battaglia?Altre due soglie dell’Italicum sono meno note ma non meno importanti. I partiti che non corrono in coalizione devono arrivare almeno all’8 per cento per entrare in Parlamento (la soglia prevista dal Porcellum per il Senato). E una coalizione deve arrivare almeno al 12. Sulla ghigliottina dell’8 si prepara la battaglia al Senato: interessa alla sinistra Pd se volesse sganciarsi da Renzi, ma anche ad Alfano se volesse unificarsi con i popolari ed essere alternativo a Berlusconi. Si potrebbe scendere al 7, o al 6, per controbilanciare il "salva-Lega". La soglia del 12 per le aggregazioni non è ora oggetto di grandi discussioni perché non si intravede all’orizzonte chi potrebbe davvero mirare ad essere una "piccola coalizione". Ma se vi si mette mano, è per abbassarla almeno al 10.LE RIFORMELegge operativa, ma nel Patto anche Senato federale e titolo VSi può dire quel che si vuole, ma alla fine contano i fatti. L’Italicum non si limita a riscrivere le regole di voto della Camera, ma riscrive, con le stesse modalità, anche le regole per il Senato. Ciò vuol dire che, in caso di crisi di governo, c’è una legge elettorale operativa per andare al voto subito. E il ridisegno-lampo dei collegi lo conferma. Ieri è emerso un emendamento "salva Letta", firmato dalla minoranza Pd, che vincola l’entrata in vigore della nuova legge elettorale all’abolizione del Senato. Sino ad allora varrebbe il proporzionale varato dalla Corte costituzionale. Renzi e Berlusconi non accetteranno mai. Per loro vale la parola che si sono scambiati: il patto, dicono, prevede legge elettorale, trasformazione del Senato in Camera delle autonomie e riforma del titolo V. Non servono clausole di salvaguardia.