SCINTILLE AL CENTRO. Scelta civica divorzia dall'Udc
Scelta civica avvia la pratica di separazione dall'Udc. Lo ha deciso, dopo quattro ore di teso confronto, il comitato direttivo del partito, che ha affidato al presidente Alberto Bombassei il compito di incontrare i vertici centristi per definire gli aspetti "politici e giuridici" di una separazione, che sperano sia consensuale, dei gruppi di Camera e Senato. Nella speranza che tutto ciò possa avvenire "senza conflitti".
È questo uno dei punti di un documento votato a stragrande maggioranza dall'organismo direttivo del partito, che ha messo nero su bianco anche il mandato al partito a "mantenere la sua identità plurale originale" e a sostenere "con convinzione e lealtà il governo Letta" proseguendo però nel suo ruolo di stimolo all'esecutivo. Decisioni che sono state duramente contestate dall'ala 'popolare' del partito, che tuttavia risulta in forte minoranza in seno al comitato direttivo. "Questo orientamento preso non è condiviso da diversi colleghi di partito. C'è un netto dissenso" dice il capogruppo alla Camera, Lorenzo Dellai, che contesta anche il fatto che l'organismo possa aver preso decisioni in sede deliberante. Posizione respinta da Bombassei che ricorda come il documento finale sia stato votato "a stragrande maggioranza e da un direttivo che ha pieni poteri di decidere". Il documento, peraltro, è stato votato anche da un gruppo di cattolici come Andrea Causin, Gianluca Susta e Gregorio Gitti. "Usciamo da questa riunione con la certezza che Scelta Civica continuerà ad esistere e lo farà seguendo la politica indicata da Mario Monti" ha detto lasciando la riunione il presidente pro tempore Bombassei.