Attualità

AVETRANA. Omicidio Scazzi, la Cassazione bacchetta i giudici: buchi nella ricostruzione

martedì 11 ottobre 2011

Con una sentenza di quaranta pagine, depositata oggi, la Cassazione, a stretto giro di posta, fa sapere ai giudici di merito che si occupano del delitto di Avetrana che devono decidere, una volta per tutte, se accusare Sabrina Misseri di aver ucciso la cuginetta Sarah Scazzi - il 26 agosto 2010 - con la complicità del padre Michele, o con quelladella madre Cosima Serrano.

E soprattutto li avvertono che tenere in piedi due ordinanze di custodia cautelare (quelle del riesame del 20 giugno e del 24 agosto), con due versioni alternative dell'esecuzione dello stesso delitto, crea un problema di "tenuta logica", e contrasta con uno dei principi cardini del nostro ordinamento processuale. Quello che vieta - 'ne bis in idem' - che ci siano due processi per lo stesso reato. "Si tratta di una regola - spiega la Cassazione - che permea l'intero ordinamento giuridico e fonda il preciso divieto di reiterazione dei procedimenti e delle decisioni sull'identica 'regiudicandà, in sintonia con le esigenze di razionalità e di funzionalità connaturate al sistema".  Ma c'è dell'altro: per la Cassazione, e qui dovranno nuovamente far chiarezza i giudici di merito, gli indizi a carico di Cosima e Sabrina - che lo scorso 26 settembre hanno ottenuto dai supremi giudici l'annullamento con rinvio delle due ordinanze - sono "insussistenti" per quanto riguarda l'accusa diomicidio e quella di sequestro di persona. Nel senso che, mentre è stato accuratamente ricostruito che cosa madre e figlia fecero nelle ore precedenti il delitto, manca invece "ogni riferimento a quanto accaduto tra le 14 e le 14,42 del 26 agosto, lasso di tempo fondamentale, perchè in esso si colloca la consumazione dell'omicidio".

Necessario, inoltre, anche stabilire dove è avvenuto: perché - rileva la Cassazione accogliendo le obiezioni sollevate dalle difese - nelle diverse ordinanze emesse a carico di Sabrina, il soffocamento di Sarah avviene ora in casa Misseri, ora nel garage, ora nella macchina di Cosima. In pratica ci sono "discrasie" - sia per il 'ruolò di Sabrina che per quella di Cosima - in ordine "al luogo di consumazione del delitto, alla sua dinamica, nonché alla diversa riconducibilità soggettiva dello stesso". E per Cosima, inoltre, "l'asserito contributo all'uccisione della nipote non è stato in alcun modo specificato, con intuitive carenze motivazionali in ordine al tipo di apporto, materiale o morale, fornito, e alla eventuale astratta configurabilità, in alternativa, di forme di favoreggiamento".La Cassazione, poi, dà ragione alla difesa anche per quanto riguarda "l'omessa valutazione critica", sempre da parte dei giudici di merito, delle "diverse dichiarazioni rese da Michele Misseri" nell'ambito degli interrogatori e delle lettere che ha scritto. E una ulteriore bacchettata ai giudici di merito, arriva per non aver preso in considerazione le perizie della difesa sui tabulati telefonici. Per quel che concerne, inoltre, l'accusa di sequestro di persona, è necessaria "una più organica ricostruzione dell'accaduto" per poter correttamente dare una "qualificazione giuridica al fatto". In sostanza quel che rimane in piedi, delle ordinanze di merito, sono gli indizi che sostengono l'accusa di soppressione di cadavere e che, al momento, sembrano le uniche a sorreggere la custodia in carcere di Sabrina e Cosima.

Oggi, intanto, è stata rinviata al prossimo 14 ottobre l'udienza preliminare del processo innanzi al gup di Taranto Pompeo Carriere, in attesa della Cassazione che il 12 deve decidere se il processo deve traslocare a Potenza a causa della troppa pressione ambientale.