Ore 12. Nell’androne del grande palazzo una quarantina di persone. Aspettano nervosamente. Tutte lì dentro. Sembra un gregge. Non mancano neanche i pastori (si fa per dire...). Quattro ragazzi li tengono, infatti, sotto controllo. Altri osservano, con molta attenzione, la strada. Chi passa, chi guarda con troppa insistenza. Che viene bloccato. «Chi sei? Chi era con te?». «E se il nervosismo del "gregge" aumenta, compaiono i bastoni, le mazze, per tenerlo tranquillo», ci spiega chi ci accompagna. Già, proprio come il pastore con le pecore recalcitranti. Ma poi, improvvisamente, tutto si mette in movimento. Le persone cominciano a muoversi, i quattro li mettono in fila. Chi controlla aumenta l’attenzione. Sfrecciano auto piene di altre persone. Ed è un andirivieni di motorini. «È arrivata la "roba", si apre il mercato». Siamo in una piazza di spaccio, non a Scampia ma è come a Scampia. Siamo in uno dei paesoni a Nord di Napoli, da Frattamaggiore a Crispano, da Afragola a Caivano, da Arzano a Marano, dove le piazze si sono spostate per la pressione delle Forze dell’ordine. "Terra dei fuochi", devastata dai roghi tossici di rifiuti, e ora anche "terra di droga" devastata da coca e eroina.In due mesi un vero e proprio boom, da quando dopo l’omicidio per errore di Lino Romano e l’uccisione di un camorrista nel cortile di una scuola, il contrasto ai clan è diventato durissimo. Ma gli affari sono troppo ricchi e la fila dei tossicodipendenti non accenna a diminuire. Così i gruppi di Scampia hanno scelto di spostarsi in zone più tranquille. Non che qui non ci fosse mai stato spaccio, ma in maniera molto meno eclatante, sfacciato e organizzato. Era spaccio domestico. Ora, invece, avviene tutto in piena luce, ma in modo "militare". É bastato un accordo coi "locali" e ora qui è come tra le "vele", col vantaggio che le Forze dell’ordine sono poche, con pochi mezzi e l’attenzione dei media praticamente nulla. «Se ci scappasse il morto sarebbe quasi meglio, perché aumenterebbe l’attenzione e arriverebbero rinforzi», dice con una forte dose di cinismo un investigatore. Intanto qui vanno in scena il dramma e l’affare.Altre auto (tutte con quattro persone a bordo) arrivano a gran velocità. C’è fretta di comprare, molti vengono da lontano. Hanno aspettato a lungo e ora, dopo il "tam tam" di rito, arrivano per l’agognata dose. Mentre sul marciapiede gli abitanti, preoccupati, fanno finta di non vedere. Devono non vedere… Passa un’auto dei carabinieri ma resta lontano, non imbocca la strada-piazza. E il mercato va avanti. Da quell’androne escono rapidamente, tutti i fila. Quasi zombie. Vanno verso la campagna. É l’area del buco. Lì qualcuno fornisce "acqua" e "spada". Osserviamo da lontano un ragazzo che si inietta la dose nel collo. Così, senza pudore, mentre le auto passano indifferenti. Davvero non c’è nessuna differenza con Scampia e le sue piazze.Ci spostiamo in un’altra zona. Qui, lungo la strada, c’è una sentinella ogni 50 metri. Altre alle finestre. E perfino sui tetti. Per avere una buona visuale, e vedere con anticipo l’arrivo della polizia, hanno perfino potato drasticamente alcuni alberi. Chi ci accompagna ci fa vedere, con molta prudenza, il sistema di telecamere senza fili. Tecnica modernissima, sistema wi-fi, a prova di poliziotti. Ma le sentinelle restano indispensabili. Oltre ai posti fissi, altre sfrecciano sui motorini. Ragazzini. Ovviamente senza casco. Passano e ripassano. Ci osservano con molta attenzione.Meglio spostarci. Ma la scena non cambia. Altra piazza, altre sentinelle, altre "greggi" di tossici. Perfino davanti alle chiese, alle scuole, ai negozi. Nessuno dice niente, nessuno protesta. In fondo a molti va bene. «C’è la crisi, non si trova lavoro e allora si accetta di essere coinvolti. Per tenere la roba, per fare la sentinella. Di tutte le età, giovani, donne, anche anziani. Anche qualche extracomunitario», ci spiegano. Li riconosciamo bene, così come riconosciamo bene loro, i "datori di lavoro", bruschi, spicci, violenti, rombano su auto e moto. In due mesi hanno praticamente colonizzato questa area, extraperiferia di Napoli, cerniera col casertano. Aree degradate da dove gli abitanti cercano di fuggire appena trovano di meglio. Così si liberano case che i clan fanno occupare immediatamente da famiglie alla ricerca di una sistemazione e proprio per questo disponibili a collaborare nello spaccio. E così per chi resta la situazione si aggrava sempre più. Si fa fatica anche a rientrare a casa. «Ci impediscono di passare», si lamentano. Bisogna aspettare la fine del mercato, quasi implorare. Chi prova a reagire viene minacciato. Violenze e furti (in quest’area non si erano mai visti...) per farsi capire bene. Mancano solo i "cancelli" e gli altri sbarramenti per rallentare gli interventi delle Forze dell’ordine. Per ora non ce n’è bisogno. Ma arriveranno. Intanto c’è chi ha già aperto finestrelle e feritoie per passare la droga. Come a Scampia. Ma non siamo a Scampia.