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WELFARE. Sberna (Scelta civica): «Una "no tax area" calcolata sui costi per educare»

Luca Liverani martedì 9 luglio 2013
«L’Italia è un Paese che odia i figli. È evidente. Altrimenti non si spiega il motivo per cui punisce sistematicamente chi li mette al mondo». Mario Sberna, oggi in Parlamento come deputato di Scelta Civica, sa di cosa parla, visto che è stato presidente dell’Associazione famiglie numerose. E da legislatore ha deciso di caricarsi di oneri ma non di onori, visto che degli 11.600 euro dell’indennità parlamentare ne trattiene solo 2.500, per mantenere moglie e cinque figli. Il resto in beneficenza, come si legge nel suo sito. Per questo ha ancora il dente avvelenato contro il sistema fiscale e tariffario.Nelle ultime detrazioni ci sono sgravi per ristrutturazioni, elettrodomestici, condizionatori. E per la famiglia?Da 30 anni i governi non sostengono chi genera futuro. Il risultato di politiche familiari da fanalino di coda è che siamo agli ultimi posti al mondo per le nascite. Bene gli interventi a sostegno delle imprese, ma così non si incide minimamente sul problema numero uno del Paese: la denatalità. Una condizione - ne sono certo - che ha pesanti ripercussioni economiche: solo chi ha figli si impegna davvero per il futuro.Quale sarebbe un segnale concreto di attenzione?Introdurre nel sistema fiscale il fattore famiglia: una "no tax area familiare" calcolata sui costi di mantenimento e accrescimento dei singoli componenti del nuclei. Cioè: più persone ci sono, maggiore sarà il reddito non tassabile. Lo chiede da tempo il Forum delle associazioni familiari.Il Parlamento discute la delega fiscale: è l’occasione buona o no?A scorrere i titoli degli articoli pare proprio di no. Un esempio? All’articolo 1 c’è la riforma del catasto. Bene, nella rivalutazione delle abitazioni non c’è modo di far capire che 100 metri quadri abitati da 1 o da 5 persone sono cose ben diverse.La tassa sui rifiuti: lì il numero conta...Esatto. E gli stessi "scienziati" - lo scriva fra virgolette - che per la Tares hanno aumentato da 0,40 a 0,70 il coefficiente del terzo figlio, per l’Isee invece (l’indicatore di situazione sociale equivalente, ndr) il terzo figlio l’hanno portato solo da 0,37 a 0,39. Hai più figli - dicono - quindi produci più rifiuti. Perché vale solo quando si paga? Così le tariffe: guardano il contatore e non chi c’è dietro.Anche l’aumento dell’Iva sarebbe un prelievo iniquo.Come Scelta civica siamo assolutamente contrari. L’Imu non va abolita, perché è una tassa difficile da evadere, ma alleggerita con esenzioni importanti per i figli, come ha iniziato a fare Monti. Ma l’aumento dell’Iva, un prodotto di Tremonti, no: punirebbe chi deve comprare di più perché ha più figli. Perfino la riforma pensionistica colpisce le mamme: Fornero ha tolto dal calcolo dell’anzianità i mesi di aspettativa facoltativa delle neomamme. Una vergogna. Io proporrò il contrario: scivoli alle lavoratrici per ogni figlio.