Attualità

LA POLEMICA. Sbarchi senza sosta. E la Sicilia "si ribella"

Alessandra Turrisi mercoledì 23 febbraio 2011
Il mare in condizioni proibitive non ferma gli africani pronti a tutto pur di approdare in Europa. Ancora ieri a Lampedusa è stato un susseguirsi di sbarchi, allarmi e avvistamenti di barconi alla deriva. In tarda serata sono arrivati sull’isola 197 tunisini: tutti uomini e in buone condizioni di salute. Un altro barcone, con 37 immigrati a bordo, è stato invece soccorso a poche miglia dalla costa ed è arrivato sull’isola nella notte. Nel pomeriggio una motovedetta della Guardia costiera era partita dall’isola per soccorrere uno dei due barconi intercettati in mattinata nel Canale di Sicilia: l’imbarcazione, con alcune decine di migranti a bordo, si trovava alla deriva a circa 60 miglia a Sud dell’isola, in acque di competenza maltese. Un secondo barcone avvistato, invece, si trovava ancora in acque tunisine e continuava a navigare regolarmente.Ma è stato il dibattito politico, dai toni spesso duri, a tenere banco per tutta la giornata di ieri, mentre si è appreso che la missione congiunta a Lampedusa tra Frontex, l’Agenzia europea delle frontiere, e Italia, si concluderà il 31 marzo, con la possibilità di prolungarla oltre il termine previsto, se necessario. C’è un fronte ampio in Sicilia che si oppone al trasferimento al residence Nato di Mineo di migliaia di migranti. Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, affida le sue perplessità al suo blog: «Gli immigrati? Sistemiamoli in Lombardia e Veneto» afferma provocatoriamente. Per Lombardo i richiedenti asilo politico vanno ospitati «in un territorio e in un ambiente nel quale ci sono opportunità di lavoro». E subito arriva la risposta del governatore leghista Luca Zaia: «A Lombardo dico che in Veneto non ci sono posti di lavoro per eventuali profughi dalla Libia o da altri Paesi del nord Africa, da noi non ci sono le condizioni per integrare chi scappa dal sud Mediterraneo». Più diplomatico l’approccio del governatore della Lombardia, Roberto Formigoni: «Prepariamoci insieme ad affrontare questa emergenza – ha detto –. Non dividiamoci in polemiche». Ma gli interrogativi di Lombardo sono andati oltre: «Come si può pensare di portare 5 o 6mila persone a Mineo, in un posto dove vivevano 1.400 americani? Grandi condizioni di disagio, ammassamento di persone, ricerca di una integrazione che il territorio non offre». Il presidente ha poi avuto un lungo colloquio telefonico con Maroni: «Mi ha parzialmente rassicurato – ha detto Lombardo – e mi ha confermato che al villaggio di Mineo non saranno destinati gli immigrati giunti nelle ultime settimane sulle sponde siciliane. Si prevede, invece, di ospitare i richiedenti asilo, per il tempo necessario alla valutazione dell’istruttoria. Nel residence non ci saranno militari, ma volontari della Caritas e della Croce Rossa». Poi la richiesta a Berlusconi di convocare subito «un Consiglio dei ministri al più presto possibile, al quale il presidente della Regione Sicilia partecipi per sapere il da farsi».Maroni, intanto, lunedì sarà a Catania per illustrare il piano di conversione del residence. Ma sul territorio c’è grande fermento. Due esponenti del terzo polo, Giuseppe Arena dell’Mpa e Puccio La Rosa di Fli, si sono incatenati per protesta davanti al Residence degli aranci mentre le forze di maggioranza all’Assemblea regionale siciliana (Pd, Udc, Api, Mpa, Fli) avvertono: «La nostra isola non può essere trasformata in un mega-centro d’accoglienza».