Attualità

Migranti e approdi fantasma. Sbarchi e ingressi, il conto che convince solo il Viminale

Nello Scavo domenica 9 giugno 2019

Forse dovendosi difendere dall’implacabile realtà, Matteo Salvini attraverso il Viminale fa sapere che non vi è «nessun allarmismo sui cosiddetti sbarchi fantasma, ovvero gli arrivi via mare attraverso piccole barche più difficili da individuare». Nelle stesse ore la polizia era impegnata con due barche arrivate alla chetichella in Calabria e Puglia: 73 persone.

Quello che la nota del ministero non dice è che la totalità degli arrivi – un migliaio solo questa settimana – è paragonabile ai livelli precedenti alla crisi libica del 2011. Per non dire degli ingressi via terra attraverso la rotta balcanica: triplicati solo a Trieste. Le mezze verità non sono certo un invenzione della comunicazione salviniana.

I fatti, però, sono lì. Come ad esempio la favola delle Ong «taxi del mare». Per buona parte di maggio «a fare 'salvataggi' al largo della Libia – osserva su Twitter Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi – era rimasta solo la sua 'Guardia costiera'». Quindi, se le navi umanitarie fossero davvero un fattore d’attrazione, i migranti non dovrebbero partire in loro assenza. Invece: 379 migranti partiti con Ong al largo; 1.631 partiti senza nessuno a salvarli. «A maggio, i nostri aerei hanno volato 14 giorni – spiegano da Sea Watch – e hanno individuato oltre 30 casi con più di 2.050 persone in mare: 643 persone sono arrivate in Europa, le altre sono state catturate in mare e riportate coattivamente in Libia». Soprattutto, «è impossibile sapere quanti sono i morti e i dispersi».

Le bugie hanno le gambe corte, ma alimentano le tensioni e portano un sacco di voti. Così meglio tacere che nei primi quattro mesi del 2019, rispetto allo stesso periodo del 2018, sono quasi triplicati i migranti giunti attraverso la rotta balcanica ed entrati nel circuito dell’accoglienza della sola Trieste: da gennaio ad aprile le accoglienze sono state 664, contro le 248 del 2018. Un dato che peraltro non tiene in considerazione quanti sono invece sono sfuggiti ai controlli e proseguono la traversata. Di questo nelle note del Viminale non c’è traccia. Piuttosto vengono segnalati i rintracci a terra in prossimità di uno sbarco: 5.371 nel 2017, 3.668 nel 2018, 737 nel 2019. Numeri che, secondo le stesse fonti, mostrano «la evidente riduzione del fenomeno grazie alla politica dei 'porti chiusi'».

E ci sarebbe da sorridere, se non ci fossero di mezzo vite umane, visto che nessuna barca, conformemente alle leggi internazionali, è stata respinta e che nessuna ordinanza di porti chiusi è stata mai emessa dal Viminale, che non a caso non l’ha mai mostrata in pubblico. Di sicuro «dal primo gennaio al 31 maggio 2019, le richieste di asilo sono state 15.014 contro le 28.901 di un anno fa (calo del 48,05%)», rende noto il Viminale ricordando però che le istanze pendenti al 31 maggio 2019 sono 64.216. Le nuove norme, per implicita ammissione del ministero dell’Interno, aumenteranno l’irregolarità. Dal primo gennaio al 31 maggio «i provvedimenti di diniego rappresentano il 75%». Confermando di fatto le previsioni dell’Istituto di studi politici internazionali di Milano, secondo cui entro l’inizio del 2020 ci saranno 130mila irregolari in più. Anche a causa del flop dei rimpatri: 18 al giorno, come nei due governi precedenti. Ma di questo il Viminale non parla.