Lavoro. Satnam, morto di caporalato. L'avevano lasciato davanti a casa senza un braccio
Braccianti al lavoro. Sopra, la foto di Satnam Singh
Si chiamava Satnam Singh. Aveva 31 anni, un bel pezzo di vita davanti. Per dare dignità a quella vita, dall'India, aveva scelto di venire a vivere e lavorare in Italia tre anni fa con suo moglie. E come tanti altri suoi connazionali si era stabilito nell'Agro Pontino, nella provincia di Latina, dove vivono migliaia di altri braccianti indiani di origine sikh che lavorano per lo più con contratti irregolari e in condizioni di gravissimo sfruttamento, assicurando frutta e verdura ai mercati di mezza Italia. Vittime indifese del caporalato. Avvenire lo denuncia da anni, lo ha fatto con una lunga serie di inchieste (qui l'ultima) in cui abbiamo documentato le loro condizioni: 14 ore e più di lavoro al giorno (più spesso di notte), paghe di 3 euro all'ora, meno di un terzo di quanto prevede il contratto collettivo.
Satnam è arrivato all'ospedale San Camillo di Roma lunedì, trasportato d'urgenza da un elicottero. Mentre lavorava nei campi è stato agganciato da un macchinario avvolgiplastica a rullo trainato da un trattore, che gli ha tranciato il braccio e schiacciato le gambe. O almeno, questo hanno raccontato gli altri braccianti che erano con lui visto che i suoi datori di lavoro, alla vista della scena, se la sono data a gambe: l'hanno semplicemente caricato sul pullmino (con lui la moglie, anche lei dipendente della stesa azienda, che a bordo implorava di chiamare l'ambulanza) e riportato a casa. Lì l'hanno lasciato, col suo braccio staccato appoggiato in una cassetta per gli ortaggi, moribondo. A quel punto l'allarme dei vicini e la chiamata al 118. Un abisso di disumanità, oltre che un ritardo nei soccorsi che probabilmente gli è stato fatale: il giovane è morto stamane per via delle ferite riportate e delle emorragie. A denunciare l'episodio è stata la Flai Cgil Latina-Frosinone e ora la procura del capoluogo pontino ha aperto un'inchiesta per lesioni personali colpose, omissione di soccorso e disposizioni in materia di lavoro irregolare, in cui figura già il titolare dell'azienda per cui Satnam lavorava. Suo padre - le parole hanno sollevato un ulteriore ondata di sdegno - davanti alle telecamere ha spiegato come si sia trattato «solo di una leggerezza, come succede per qualsiasi altra morte sul lavoro. Gli avevamo detto di non avvicinarsi a quel macchinario». Resta da verificare se la volontà di non allertare i soccorsi sia legata all'irregolarità contrattuale o alla mancanza di permesso di soggiorno del lavoratore.
La storia ha destato fin da subito lo sdegno del mondo politico e ha riacceso l'attenzione sul fenomeno del caporalato e dello sfruttamento dei braccianti al limite della schiavitù. Alla Camera le opposizioni da Avs al Pd, da M5s, Iv e Azione hanno chiesto subito lunedì, prima della morte del bracciante, un'informativa della ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone sulla lotta al caporalato definendo «atroce» quanto accaduto. Calderone che ha definito subito la vicenda come «un atto gravissimo e di vera barbarie che deve essere perseguito in tutte le sedi». Oltre «ad esprimere il mio cordoglio e quello del governo - ha assicurato - manifesto anche il nostro impegno a fornire ogni più ampia assistenza alle autorità, così come stiamo facendo dalle prime ore per accertare i fatti e fare in modo che chi li ha commessi venga punito. Episodi del genere devono indurre le istituzioni ad essere ancora più incisive nel contrasto al lavoro sommerso e nella promozione di una moderna cultura del lavoro, nell'ottica di garantire condizioni dignitose».
Anche la senatrice del Pd Susanna Camusso con un'interrogazione urgente rivolta ai ministri Calderone e dell'agricoltura Francesco Lollobrigida, sottoscritta anche da altri 13 colleghi del Pd, ha chiesto di conoscere la strategia del governo in materia. «Questo episodio rappresenta una violazione dei diritti umani fondamentali, della dignità umana e delle norme inerenti la sicurezza dei lavoratori» ha commentato il sindaco di Latina Matilde Celentano, mentre il presidente della Regione Lazio (che si costituirà parte civile al processo contro i responsabili e pagherà i funerali), Francesco Rocca, lo ha definito «sconcertante, crudele e vile», ribadendo che la «sicurezza sul lavoro e la lotta al caporalato sono la nostra priorità».
Coldiretti chiede «pene severe e rigorosi controlli che colpiscano il lavoro nero e lo sfruttamento, portando alla luce quelle sacche di sommerso che peraltro fanno concorrenza sleale alle imprese regolari». Cgil e Uil di «intervenire subito sul tema della sicurezza, emergenza tra le emergenze» e la Cisl chiede sia «garantita la dignità e la sicurezza del lavoro in tutti i settori produttivi». L'opposizione, con Pd e M5S, parlano di «patto bestiale» e «punto di non ritorno».