Elisabetta è cambiata. Ne sono convinte le persone vicine alla ragazza che faceva parte delle “bestie di Satana” e che è stata condannata per il concorso nell’omicidio di Mariangela Pezzotta.L’Elisabetta Ballarin di oggi viene descritta come una ragazza che, dal carcere, sta cercando di ricostruirsi una vita: prima il diploma, poi la laurea a pieni voti all’Accademia Santa Giulia di Brescia. E, nei giorni scorsi, anche una borsa di studio da seimila euro grazie a un progetto per avvicinare gli studenti universitari ai musei.Così, ora si sta pensando di chiedere al Presidente della Repubblica la grazia per la 27enne lombarda: «Valutiamo questa ipotesi – conferma l’avvocato Francesca Cramis –. D’altra parte, se la previsione di grazia esiste e non viene data a lei, mi chiedo a chi potrebbe mai essere concessa». Per il legale, che da nove anni assiste la ragazza («per me è come una figlia: lo scriva»), la vicenda di Elisabetta, che più volte ha chiesto scusa alla famiglia Pezzotta, «è la dimostrazione di come il carcere possa essere rieducativo: qui si è fermata a riflettere, riuscendo a liberarsi dalla dipendenza dal gruppo». Le “bestie di Satana”, appunto. Una galleria degli orrori, con le uccisioni prima di Fabio Tollis e Chiara Marino, di 16 e 19 anni, e poi di Mariangela, nel 2004. Ammazzata a Golasecca, nel Varesotto, in uno chalet di proprietà della famiglia Ballarin: quel giorno c’era anche Elisabetta, che agli investigatori racconterà il maldestro tentativo di occultare il corpo della 25enne, ammazzata da Andrea Volpe, un tossicodipendente della setta. «Un’altra Elisabetta», ripete l’avvocato Cramis: «Per me è come se fosse nata nel 2004». Liberata dal passato – a quanto afferma il legale – ma non libera dal carcere, visto che finirà di scontare la sua pena tra nove anni; anche se, già oggi, può uscire per andare all’università. L’avvocato non è l’unica persona che non ha timore nel definire Elisabetta «una brava ragazza».«Ho già scritto una dichiarazione dettagliata per la richiesta di grazia alla Presidenza della Repubblica – afferma madre Mirella Roda, canossiana che presta servizio nel carcere di Verziano –. Tra le detenute che ho seguito, è quella che ha avuto il percorso più positivo: non solo formale, ma anche, di "conversione". Un percorso di cui non conosciamo ancora la reale misura, ma che comunque non è stato improvvisato». La religiosa non risparmia gli elogi alla 27enne: «È educata, molto ricettiva rispetto all’arte e alla bellezza, ha una base culturale molto aperta. Anche nel carcere, tutte le vogliono bene». Difficile credere che si stia parlando davvero di quella giovane che, non tanti anni fa, frequentava un gruppo satanista. Ma anche per madre Mirella, l’Elisabetta del 2004 è davvero «poco conciliabile» con quella di oggi: «Si è riavvicinata alla famiglia di Mariangela – racconta la religiosa – e piange molto per la morte della sua amica. Non rimuove nulla, si è sempre presa le sue responsabilità».Che venga chiesta (e concessa) la grazia oppure no, la prossima sfida sarà quella della vita fuori dal carcere: «È stata dentro per quel passato che conosciamo – spiega madre Mirella – ed è possibile che non tutti, fuori, siano disposti ad accoglierla. Io credo comunque che abbia le qualità per lavorare nel campo educativo». E proprio l’educazione all’arte è stato l’argomento della tesi di laurea di Elisabetta, in cammino verso una vita normale.