Il voto. Todde vince in Sardegna. Ha battuto Truzzu con la spinta delle città
Gli sfidanti alle elezioni regionali in Sardegna, Alessandra Todde e Paolo Truzzu
Un rischio che pareva calcolato si è trasformato in un incubo e alla fine Giorgia Meloni ha pagato lo scotto per aver imposto un suo candidato in Sardegna a scapito di Matteo Salvini. Alessandra Todde, aspirante governatrice sostenuta dal campo largo, ha strappato un successo insperato, battendo l’uomo voluto della premier, Paolo Truzzu, dopo una sfida al cardiopalma. Una vittoria di misura (45,3% a 45%), agevolata dal voto disgiunto, e arrivata al termine di un testa a testa serrato, reso ancor più eccitante dall’assenza di exit poll e condito da ritardi nello spoglio e relative polemiche. Nel complesso il centrodestra prende più voti, ma il Pd praticamente eguaglia Fdi e doppia (o quasi) il M5s, mentre la Lega va incontro a un crollo vertiginoso (sotto il 4%).
Nel pomeriggio, però, Truzzu inizia a risalire fino a sorpassare Todde staccandola anche di diversi punti: 47% contro 43%. Poi la distanza comincia ad assottigliarsi e parte l’attacco dello staff della grillina per la mancanza dei dati dei grandi centri, in cui, in effetti, sembra imbattibile: «Una strategia di comunicazione ben precisa», secondo gli uomini della candidata pentastellata, che spiegherebbe il ritardo nel caricamento dei numeri di, Cagliari, Sassari e Quartu Sant'Elena sul portale della Regione. Mentre dai siti dei singoli comuni, sostengono, emerge già la vittoria del campo largo.
A quel punto il grosso è fatto e non resta che ragionare degli effetti collaterali. Il primo è il buon risultato dei dem (13,8%), poco sotto Fdi (14%) e quasi il doppio del M5s (7,8%), nonostante Todde fosse una loro candidata. Poi c’è la Lega, che crolla al 3,8%, molto distante anche da Forza Italia (6,5%). Uno smacco per Salvini che con un risultato del genere avrà meno gioco per rivendicare la mancata candidatura di Christian Solinas. Complessivamente la coalizione di governo prende più voti, ma è una magra consolazione, resa ancor più amara dal voto disgiunto.
Il terzo incomodo, Renato Soru (sostenuto anche da Azione e Iv), non va oltre l’8,6% e non riesce a sfruttare le possibilità offerte dal voto disgiunto, mentre Lucia Chessa, candidata di Sardigna R-esiste, arriva a malapena all’1%.
Utima nota sull’astensione che conferma la tendenza nazionale con un calo complessivo dell’1,5% rispetto alle precedenti consultazioni regionali e a urne chiuse l’affluenza è del 52,4% contro il 53,09% del 2019.