Attualità

Ogliastra, «rubate le provette della lunga vita»

Viviana Daloiso martedì 13 settembre 2016
Un furto di dimensioni epocali, gravissimo – se sarà confermato – sia per le sue conseguenze nel campo dei dati sensibili, in particolare sanitari, sia per le modalità con cui è avvenuto. E ora anche una mezza rivolta popolare, con la popolazione dell’Ogliastra pronta a dar battaglia per vedere tutelata la propria privacy, oltre che la storia di un territorio.  Ci vorranno settimane per capire cosa è successo davvero nel Parco Genos di Perdasdefogu, in provincia di Nuoro. Dove sarebbe sparito nel nulla il dna di quasi 14mila ogliastrini, suddiviso in oltre duecentomila campioni donati volontariamente nel corso degli anni e raccolti minuziosamente con l’obiettivo di studiare una delle popolazioni tra le più longeve del mondo. La vicenda inizia il 10 agosto, quando sul tavolo dei carabinieri di Jerzu finisce la denuncia della sottrazione di «alcuni» campioni di dna. A lanciare l’allarme l’unica dipendente scampata alla crisi e ai tagli degli ultimi anni, che al suo arrivo nota almeno tre cassetti dei banchi frigo vuoti. Iniziano le indagini e si appurano una serie di fatti sconcertanti, resi noti soltanto ieri dal capitano Giuseppe Merola: nel Parco non ci sono telecamere, né un sistema di accesso collegato a misure di sicurezza e su porte e finestre non risultano segni di effrazione.  Risultato: impossibile stabilire sia quando sia avvenuto il furto, sia come. Un puzzle su cui ora è chiamata a far luce la Procura di Lanusei, che ha aperto un’inchiesta: «Gli investigatori stanno acquisendo documenti e testimonianze per cercare di ricostruire i contorni della vicenda – ha spiegato il procuratore Biagio Mazzeo –. Dobbiamo capire cosa è accaduto e se il patrimonio custodito che doveva essere conservato nei frigo è andato perso oppure no». Come se il furto, insomma, non fosse nemmeno l’unica possibilità. Sulla biobanca sarda – dal 2003 fiore all’occhiello del progetto internazionale “Genoma umano” grazie alla collaborazione della Regione con l’Istituto di genetica molecolare del Cnr – ha avuto diritti di sfruttamento per anni la società di ricerca SharDna, nata da un progetto ambizioso dello stesso ex governatore Renato Soru, ceduta nel 2009 al San Raffaele di Milano, col crack di quest’ultimo fallita e proprio prima dell’estate “svenduta” a una società inglese per poco più di 250mila euro.  Un pasticcio lungo anni e in cui, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere anche passato inosservato il trasferimento di materiale biologico altrove. Ma dove? E con quali autorizzazioni? Intanto nei paesi che nel corso degli anni hanno aderito in massa al progetto c’è incredulità, se non rabbia. A Urzulei è già iniziata una raccolta di firme per chiedere la restituzione (o la distruzione) dei campioni genetici di molti dei 1.200 abitanti. Altrove, da Talana e Perdasdefogu, si pensa di percorrere la strada individuale della revoca del consenso ai propri dati sensibili. A una terza via pensa invece Piergiorgio Lorrai, il dentista di Tortolì proprietario di diverse quote del Parco Genos (e, di fatto, del laboratorio derubato), che da tempo culla il sogno di una onlus in cui imprenditori locali e uomini di buona volontà si uniscano per riappropriarsi della ricerca nell’Ogliastra e creare nuovi posti di lavoro per i giovani del posto, magari rimettendo in moto l’economia più che mai depressa dell’area.  La scomparsa del dna dal Parco genetico ogliastrino apre poi una ferita profonda anche sul delicatissimo tema  della raccolta di dati biologici, stavolta su scala nazionale. Non a caso l’allarme per la vicenda è arrivato fin negli uffici romani del Comitato nazionale per la Biosicurezza (che ha accolto proprio lo scorso 27 giugno il neopresidente Andrea Lenzi), dove si sta organizzando già per i prossimi giorni un tavolo di confronto con il Garante per la privacy e i massimi esperti nel settore.