Finora era un'ipotesi, ora c'è la certezza. Uno degli incendi più devastanti di giovedì scorso, in Sardegna, quello di Berchideddu, in Gallura, è stato appiccato con un innesco diretto sulla stradina di ingresso ad un agriturismo. Lo si apprende da fonti investigative del Corpo forestale regionale. Già nelle prossime ore ci potrebbe essere una svolta: sarebbero stati infatti raccolti "elementi indiziari determinanti a carico di alcuni soggetti" sui quali si sono concentrate le indagini. Il rapporto alla Procura di Tempio Pausania con queste prime risultanze è atteso in giornata. Secondo quanto si è appreso, gli incendiari avrebbero agito in località Villa Contu, nelle campagne di Berchiddeddu, a ridosso di un'azienda di agriturismo. La tecnica usata sarebbe stata quella dell'innesco diretto: un semplice accendino per bruciare anche un solo ciuffo di sterpaglia e provocare l'inferno. Quello di giovedì in Gallura, infatti, è stato il primo di una catena di incendi che in due giorni hanno seminato morti e distruzione in gran parte della Sardegna. Decine i paesi della provincia di Olbia-Tempio attraversati dal fuoco, turisti e residenti costretti a lasciare case, alberghi, stazzi e aziende agricole divorate dalle fiamme.Dietro tutto questo - ormai è certo - c'è la mano dell'uomo. Forse già in giornata si conosceranno i presunti responsabili. Gli investigatori della Forestale stanno completando gli accertamenti. Da una prima ricostruzione sembra escluso che gli incendiari - almeno in Gallura - abbiano agito disseminado la zona di inneschi a tempo: dai sopralluoghi nessun elemento sarebbe stato raccolto a supporto di questa tesi. Sembra ormai acquisita, invece, l'ipotesi dell'accensione diretta.
La situazione sull'isola. La Regione Sardegna intanto chiede lo stato di calamità naturale e 80 milioni di euro come risarcimento, ma ne stanzia subito tre per l’emergenza incendi. Il premier Silvio Berlusconi non andrà sull’isola, come aveva annunciato ieri mattina, mentre arriverà il maestrale: potrebbe essere una buona notizia, perchè se davvero lo scirocco, come dice la Protezione civile, smetterà di soffiare dopo 24 ore di inferno, la temperatura si abbasserà e anche i roghi potrebbero arrestarsi. Ma potrebbe essere anche una pessima notizia: perchè se il maestrale fosse troppo impetuoso finirebbe con l’alimentare il fuoco. La giornata di ieri, del resto, è stata veramente da inferno per la Sardegna e dai primi sopralluoghi, come detto, apparirebbe l’origine dolosa degli incendi. Tanto basta a scatenare il presidente della commissione ambiente del Consiglio regionale della Sardegna Mariano Contu, per il quale «c’è solo un modo per fermarli: l’ergastolo». Insomma, anche a non contabilizzare la velenosa polemica con Bertolaso, che ha accusato la Regione di ritardi, per il governatore Ugo Cappellacci quella di ieri è stata una giornata da dimenticare. E non sarà l’ultima: Bertolaso ha avvertito a mezzo stampa che «quest’anno la stagione degli incendi è cominciata con un mese di ritardo. E, purtroppo, terminerà anche in ritardo: di solito con ferragosto finiscono ma per quest’anno non se ne parlerà prima di settembre». Chissà cos’ha pensato, leggendolo, Cappellacci, che in 36 ore ha visto andare in fumo 15.000 ettari di territorio, malgrado l’impegno di dieci canadair, compresi quelli inviati dalla Commissione europea.
Oggi i funerali del pastore morto carbonizzato. Una ferita «dolorosa e profonda» che «segna profondamente anche quella dignità e orgoglio che sono nel dna dei sardi» ha commentato il presidente della Regione. Sarà oggi a Pozzomaggiore per i funerali di Mario Piu, il pastore di 58 anni, morto carbonizzato giovedì mentre cercava di salvare se stesso e il proprio gregge, e a Mores, sempre nel Sassarese, per il rito funebre di Antioco Serra, l’allevatore di 56 anni, cardiopatico, stroncato da un infarto mentre scappava dalle fiamme dopo aver cercato di limitare i danni alla sua vigna. Cappellacci chiede ai sardi di essere le «prime sentinelle civiche» segnalando subito ogni focolaio e sottolinea che «serve una presa di coscienza collettiva», ma ovunque l’isola è da Day after. Colline nere. Silos bruciati. Il ricordo di fiamme alte dieci metri. Che in Planargia e Loguodoro continuavano a levarsi ancora nella serata di ieri. Il sindaco di Pozzomaggiore, Tonino Pischedda, spiega che il 75% del territorio comunale è stato interessato dalle fiamme. «Abbiamo vissuto soggiunge - scene apocalittiche, assistendo impotenti alla morte di tanti capi di bestiame che non sono riusciti a salvarsi dalle fiamme. I danni? dire ingenti è poco. L’intera economia del paese rischia di andare a rotoli. Confidiamo nei primi interventi immediati annunciati dalla Regione». Confida anche Gavino Sale, leader storico del movimento indipendentista dell’Irs: «Da due giorni combatto contro il fuoco, ma ho perso tutto» dichiara da Banari, un piccolo comune del Sassarese, circa 700 abitanti, accerchiato dal fuoco. Secondo i bollettini ufficiali, tuttavia, ieri sera la situazione nelle campagne del Sassarese era in miglioramento.
I roghi spenti. La maggior parte dei roghi sarebbero stati spenti da Protezione civile, Corpo forestale regionale e Vigili del fuoco (1.500 uomini), supportati da centinaia di volontari. Migliore anche la situazione di Berchideddu, in Gallura, dov’è stata riaperta la strada 597 Sassari-Olbia, mentre i roghi, che hanno lambito la città di Olvia, sono ancora attivi nell’Oristanese - con Usellus e Villa Verde parzialmente evacuati - e nel Cagliaritano, nella zona di Dolianova.