Attualità

L'ISOLA BRUCIA. Sardegna, gli incendi sono dolosi

Paolo Viana sabato 25 luglio 2009
Finora era un'ipotesi, ora c'è la certezza. Uno degli incendi più devastanti di giovedì scorso, in Sardegna, quello di Berchideddu, in Gallura, è stato appiccato con un innesco diretto sulla stradina di ingresso ad un agriturismo. Lo si apprende da fonti investigative del Corpo forestale regionale. Già nelle prossime ore ci potrebbe essere una svolta: sarebbero stati infatti raccolti "elementi indiziari determinanti a carico di alcuni soggetti" sui quali si sono concentrate le indagini. Il rapporto alla Procura di Tempio Pausania con queste prime risultanze è atteso in giornata. Secondo quanto si è appreso, gli incendiari avrebbero agito in località Villa Contu, nelle campagne di Berchiddeddu, a ridosso di un'azienda di agriturismo. La tecnica usata sarebbe stata quella dell'innesco diretto: un semplice accendino per bruciare anche un solo ciuffo di sterpaglia e provocare l'inferno. Quello di giovedì in Gallura, infatti, è stato il primo di una catena di incendi che in due giorni hanno seminato morti e distruzione in gran parte della Sardegna. Decine i paesi della provincia di Olbia-Tempio attraversati dal fuoco, turisti e residenti costretti a lasciare case, alberghi, stazzi e aziende agricole divorate dalle fiamme.Dietro tutto questo - ormai è certo - c'è la mano dell'uomo. Forse già in giornata si conosceranno i presunti responsabili. Gli investigatori della Forestale stanno completando gli accertamenti. Da una prima ricostruzione sembra escluso che gli incendiari - almeno in Gallura - abbiano agito disseminado la zona di inneschi a tempo: dai sopralluoghi nessun elemento sarebbe stato raccolto a supporto di questa tesi. Sembra ormai acquisita, invece, l'ipotesi dell'accensione diretta. La situazione sull'isola. La Regione Sardegna intanto chiede lo stato di calamità naturale e 80 milioni di euro come risarcimento, ma ne stanzia subi­to tre per l’emergenza incendi. Il premier Sil­vio Berlusconi non andrà sull’isola, come a­veva annunciato ieri mattina, mentre arri­verà il maestrale: potrebbe essere una buo­na notizia, perchè se davvero lo scirocco, co­me dice la Protezione civile, smetterà di sof­fiare dopo 24 ore di inferno, la temperatura si abbasserà e anche i roghi potrebbero arre­starsi. Ma potrebbe essere anche una pessi­ma notizia: perchè se il maestrale fosse trop­po impetuoso finirebbe con l’alimentare il fuoco. La giornata di ieri, del resto, è stata ve­ramente da inferno per la Sardegna e dai pri­mi sopralluoghi, come detto, apparirebbe l’origine dolo­sa degli incendi. Tanto basta a scatenare il presidente della commissione ambiente del Consiglio regionale della Sardegna Mariano Contu, per il quale «c’è solo un modo per fer­marli: l’ergastolo». Insomma, anche a non contabilizzare la ve­lenosa polemica con Bertolaso, che ha accu­sato la Regione di ritardi, per il governatore Ugo Cappellacci quella di ieri è stata una gior­nata da dimenticare. E non sarà l’ultima: Ber­tolaso ha avvertito a mezzo stampa che «que­st’anno la stagione degli incendi è comincia­ta con un mese di ritardo. E, purtroppo, ter­minerà anche in ritardo: di solito con ferra­gosto finiscono ma per quest’anno non se ne parlerà prima di settembre». Chissà cos’ha pensato, leggendolo, Cappellacci, che in 36 o­re ha visto andare in fumo 15.000 ettari di ter­ritorio, malgrado l’impegno di dieci canadair, compresi quelli inviati dalla Commissione europea. Oggi i funerali del pastore morto carbonizzato. Una ferita «dolorosa e profonda» che «segna profondamente anche quella di­gnità e orgoglio che sono nel dna dei sardi» ha commentato il presidente della Regione. Sarà oggi a Pozzomaggiore per i funerali di Mario Piu, il pastore di 58 anni, morto car­bonizzato giovedì mentre cercava di salvare se stesso e il proprio gregge, e a Mores, sem­pre nel Sassarese, per il rito funebre di An­tioco Serra, l’allevatore di 56 anni, cardiopa­tico, stroncato da un infarto mentre scappa­va dalle fiamme dopo aver cercato di limita­re i danni alla sua vigna. Cappellacci chiede ai sardi di essere le «pri­me sentinelle civiche» segnalando subito o­gni focolaio e sottolinea che «serve una pre­sa di coscienza collettiva», ma ovunque l’iso­la è da Day after. Colline nere. Silos bruciati. Il ricordo di fiamme alte dieci metri. Che in Planargia e Loguodoro continuavano a le­varsi ancora nella serata di ieri. Il sindaco di Pozzomaggiore, Tonino Pischedda, spiega che il 75% del territorio comunale è stato in­teressato dalle fiamme. «Abbiamo vissuto ­soggiunge - scene apocalittiche, assistendo impotenti alla morte di tanti capi di bestia­me che non sono riusciti a salvarsi dalle fiam­me. I danni? dire ingenti è poco. L’intera e­conomia del paese rischia di andare a rotoli. Confidiamo nei primi interventi immediati annunciati dalla Regione». Confida anche Ga­vino Sale, leader storico del movimento in­dipendentista dell’Irs: «Da due giorni com­batto contro il fuoco, ma ho perso tutto» di­chiara da Banari, un piccolo comune del Sas­sarese, circa 700 abitanti, accerchiato dal fuo­co. Secondo i bollettini ufficiali, tuttavia, ieri se­ra la situazione nelle campagne del Sassare­se era in miglioramento. I roghi spenti. La maggior parte dei roghi sarebbero stati spenti da Protezione ci­vile, Corpo forestale regionale e Vigili del fuo­co (1.500 uomini), supportati da centinaia di volontari. Migliore anche la situazione di Ber­chideddu, in Gallura, dov’è stata riaperta la strada 597 Sassari-Olbia, mentre i roghi, che hanno lambito la città di Olvia, sono ancora attivi nell’Oristanese - con Usellus e Villa Ver­de parzialmente evacuati - e nel Cagliarita­no, nella zona di Dolianova.