BRACCIO DI FERRO. Santanchè, slitta il voto Ma il Pdl non cede
Il segretario Angelino Alfano, riferisce lei prima del voto, l’ha chiamata in mattinata per confermarle che rimane l’unico nome per quella carica. Cosa che Alfano mette nero su bianco anche via Twitter: «Nessun passo indietro: anzi, si va avanti» E anche i due capigruppo a Camera e Senato - Renato Brunetta e Renato Schifani - non hanno tentennamenti: «Daniela è e rimane l’unico nostro candidato alla carica di vicepresidente della Camera», conferma l’ex ministro della Funzione Pubblica. «I veti sono inaccettabili e vanno respinti senza se e senza ma», incalza l’ex presidente di Palazzo Madama. Che parla di violazione dell’«etica parlamentare» nel caso non ci fosse la staffetta tra due esponenti dello stesso partito.
«La stragrande maggioranza del Parlamento », con i capigruppo del Pd, del Pdl, di Scelta Civica e del Gruppo Misto, «si è espressa a favore di questa prassi e abbiamo chiesto che la presidente della Camera utilizzi quanto è in suo potere per facilitare una soluzione», spiega Brunetta. Nella conferenza dei capigruppo convocata a Montecitorio per cercare l’accordo che potesse completare l’organico dell’ufficio di presidenza, ci sono state, però, divergenze, per cui c’è stato il rinvio del voto, sancito poi dall’aula. Risultato che è stato tuttavia recepito dal Pdl come una scelta necessaria: «È la prassi» ha spiegato il capogruppo. Ma anche da Scelta Civica si chiedeva una «pausa di riflessione» per cercare una soluzione che accontenti tutti. Sono parecchi gli esponenti dal partito a confermare che non ci saranno tentennamenti, da Michaela Biancofiore a Stefania Prestigiacomo, fino ad Osvaldo Napoli, Mariastella Gelmini e Annalisa Calabria, per la quale il problema sono le divisioni nel Pd.
Così mette il dito nel travaglio della maggioranza, del quale è pronto ad approfittare il movimento 5 Stelle, che ha un suo vicepresidente ma ieri ha giocato a «sparigliare», come dice il gruppo in una nota. «È bastato fare un nome, candidare alla vice presidenza della Camera un deputato del M5S, per mandare all’aria i giochi di Palazzo. E mentre la Camera si divide su Santanchè sì-Santanchè no, fuori c’è un paese che sta morendo». Per tutto il giorno il movimento ha sondato gli altri partiti di opposizione, al fine di bloccare la nomina. Ma non solo. L’operazione del M5S ha puntato, infatti, anche a spaccare la maggioranza: innanzitutto costringendo il Pd ha votare apertamente per la Santanchè o a rompere il patto di governo con il Pdl. I Cinque Stelle, poi, non hanno nascosto anche l’obiettivo di sfruttare «alcune indecisioni» nella Lega, dove la candidatura della fedelissima di Berlusconi ha creato qualche malumore. Il Pd, invece, punta dritto sulla personalità della candidata. «Santanchè non mi sembra che si distingua come costruttrice di ponti», rileva ironico Ivan Scalfarotto. Anche i grillini esultano: «Per il momento abbiamo almeno salvato la Camera dalla Santanchè».