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Il video. Sversavano rifiuti tossici nel sito già sequestrato e inquinato

Pino Ciociola mercoledì 20 giugno 2018

Nemmeno il sequestro li aveva fermati, hanno continuato fino a due mesi fa a sversare illegalmente rifiuti tossici. La magistratura aveva scoperto questa discarica abusiva a due passi da Sant’Agata de’ Goti, nel beneventano (in zona con vincoli paesaggistici e ambientali, fra due laghi artificiali), già nell’aprile 2016, era appunto stata sequestrata ed erano stati sequestrati autotreni ed escavatori, poi un anno fa anche arrestati due addetti. Dopo l’indagine degli uffici giudiziari di Benevento, coordinata dal Procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dal sostituto Donatella Palumbo. Con la discarica abusiva localizzata dal “Reparto operativo aeronavale” della Guardia di Finanza di Napoli, soprattutto con l’aiuto dei droni prima e poi del centro Benecon.


Lì avevano sotterrato tonnellate e tonnellate di rifiuti provenienti dalla demolizione edile, scarti dell'industria agroalimentare, fanghi industriali, pezzi di veicoli fuori uso, metalli ferrosi e non, rifiuti urbani, fresatura di manto stradale, parti di onduline e frammenti di materiali costituiti presumibilmente da cemento amianto e materiali isolanti (guaine), rifiuti bituminosi e amianto.

I risultati poi delle analisi? «I terreni mostrano il superamento dei valori di concentrazione soglia di contaminazione per siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale» per «metalli pesanti, Ipa, Pcb e idrocarburi pesanti». E quanto rinvenuto è «certamente da attribuire alla presenza dei rifiuti interrati che nel tempo hanno contaminato gli strati di suolo sottostante». Una situazione che «ha determinato il completo degrado dello stato dei luoghi, in quanto le opere di sversamento, interessando anche l’alveo naturale, hanno determinato un’evidente modifica orografica dei luoghi, con alterazione dell’ecosistema originario della flora e della fauna».

Insomma, per dirla con le parole di Aldo Policastro, capo della Procura di Benevento, «l’attività di sversamento è durata tanti anni», provocando «uno scempio ambientale di notevoli proporzioni». E «intaccando in maniera tremenda la salute dei cittadini», spiega il tenente colonnello Stefano Bastoni, che comanda il “Reparto operativo aeronavale” della Finanza di Napoli.